Jolyon's Pov
sabatoMi sveglio.
Dopo un paio di secondi sento un peso vicino a me e vedo Len, con la testa poggiata sul mio petto e la mano sulla mia pancia.
Ha un viso così angelico.Passano circa dieci secondi e riesco a ricordare tutto ciò che è successo ieri e O MIO DIO STAVO PER FARE UN POMPINO A LEN!
Sento Len muoversi, così chiudo subito gli occhi.
Sento la sua testa alzarsi dal mio petto, per poi riapoggiarsici. Muove la mano su e giù sulla mia pancia, menomale che non soffro il solletico.Tutto d'un tratto la porta della stanza si apre «Len, è pront- ODDIO! Scusatemi!».
Apro gli occhi e vedo Len in preda al panico.
A quanto pare è entrata sua madre e ci ha trovati sul letto con soltanto i boxer addosso.
Non so se ridere o piangere.Len si alza subito dal letto e apre la porta, dietro la quale c'è sua madre.
«No mamma, non è come credi!» le urla Len.
«Amore, noi non abbiamo nessun problema se stai con un ragazzo...» comincia a dire sua madre, ma lui la blocca «Io non sto con Jolyon!».
«Allora è stata soltanto una notte?» chiede sua madre.
Len urla disperato.
Nel mentre io ho già infilato i pantaloni e corro fuori dalla stanza.
«Jolyon, dille anche tu che non siamo fidanzati!» mi implora Len.
«Noi non siamo fidanzati, signora Green... cioè Joyce» le dico, sorridendole.
«Ah, non siete fidanzati?» chiede di nuovo sua madre, visibilmente delusa.
«No mamma! Non siamo fidanzati!» le urla Len.
Joyce si avvicina a me. «Sicuro che non lo dice perché si vergogna di essere stato scoperto a letto con un ragazzo?» mi chiede.
A stento trattengo una risata.
Len invece scoppia «Mamma! Jolyon è etero, sono io ad essere gay!».«SEI GAY?» urliamo io e sua madre contemporaneamente.
Non so chi di noi due sia più felice della notizia.«MIKE! HA FATTO COMING OUT!» urla sua madre.
Suo padre, che non avevo ancora visto, sale le scale di corsa e lo abbraccia «Finalmente ti sei deciso! Possiamo regalarti la macchina!».
«Ma che cos?» chiede Len, con una faccia stranita.
Io non posso fare a meno di ridere. Adoro questa famiglia.
Il padre di Len, Mike, mi squadra dall'alto in basso. «Che cos'hai fatto alla pancia?» mi chiede poi.
Il livido! Lo guardo bene ed effettivamente è impossibile non notarlo. È grande quando un pugno ed è rosso, ormai tendente al viola.
«Oh, niente signor Green, stia tranquillo!».«Ne sei proprio sicuro, tesoro? Vuoi che ti ci metta qualcosa?» chiede poi Joyce, con la fronte aggrottata per la preoccupazione.
«No, stia tranquilla. Sto bene» le rispondo.
Per un attimo mi sono sentito come si ci dovrebbe sentire con dei veri genitori.
Dei genitori che si preoccupano per te, che ti chiedono se stai male, se hai bisogno di cure.
Dei genitori che ti vietano di tornare troppo tardi la sera perché altrimenti stanno in pensiero, e sono addirittura capaci di non chiudere occhio finché non torni a casa.
Dei genitori che non litigano, che hanno entrambi la propria libertà.Le lacrime minacciano di uscire, ma le ricaccio giù. Non posso piangere.
«Io per sicurezza ti vado a prendere un po' di ghiaccio» dice Joyce, scendendo le scale.
«Tu ci avevi messo il ghiaccio?» mi chiede Mike.
«No, non ho... avuto tempo» rispondo.
Non posso mica dirgli che il fidanzato di mia madre mi odia e non mi permette neanche di entrare in cucina.«Dai, scendiamo» dice poi Mike. «Voi prima vestitevi».
Così io e Len ci vestiamo, io con i vestiti di ieri e lui con una felpa bianca ed un paio di jeans, poi scendiamo in cucina.
Lì la madre di Len mi da una borsa con del ghiaccio, che io vado a mettere sul livido.
Le lacrime minacciano di scendere per la seconda volta, ma non glielo permetto.Poi Joyce mette in tavola dei waffle per tutti, e cominciamo a mangiarli.
«Allora, Jolyon... non sappiamo il tuo cognome» dice Mike.
«Mi chiamo Jolyon Smith» rispondo.
«Papà...» gli sussurra Len, ma lui fa finta di niente.
Penso che creda che io e Len in realtà siamo fidanzati.«Non mi sembra un cognome nuovo... tuo padre che lavoro fa?» mi chiede.
«Papà, ci sono un sacco di persone che si chiamano Smith di cognome! Non essere invadente!» gli dice Len, regalandogli un'occhiata omicida.
«No, non c'è problema!» dico rivolto a Len. «Mio padre faceva l'architetto» rispondo.
«Ed ora?» questa volta mi chiede Joyce.
«È morto.» rispondo. «Quando avevo 9 anni.».
I visi di tutti e tre si fanno tristi. Effettivamente neanche Len sa che mio padre è morto.«Oh tesoro, mi dispiace. Non lo sapevo, io...» comincia a dire Joyce, ma io la fermo «Stia tranquilla, so che non l'ha fatto apposta. Non poteva saperlo...».
«E tua madre invece?» chiede il marito, per cambiare discorso.
«Lavora come cameriera in un piccolo bar e convive con un uomo. Si è ripresa particolarmente bene...» spiego.
«Andate d'accordo con il fidanzato?» chiede Joyce.
«Non troppo, a dire la verità» rispondo. «Almeno in questi 8 anni non ci siamo ancora uccisi, è una buona cosa» sorrido, per togliere un po' di tensione nella conversazione.
La madre di Len si alza. «Vi andrebbe se facessimo una bella grigliata per pranzo? Naturalmente tu, Jolyon, sei invitato».
«Grazie signora Green» le sorrido.
«Devi chiamarci Joyce e Mike, non siamo mica degli estranei!» mi dice il padre di Len.
«Va bene, Mike. E grazie» sorrido.
Amo questa famiglia.
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I Was Wrong
Teen Fiction{Capitoli pubblicati: 33} Questa è la storia di due diciassettenni, Len Green e Jolyon Smith. Entrambi con problemi. Il primo legati al secondo, il secondo legati a delle cose successe senza che potesse fare niente. Ma che cosa accadrebbe se, tutto...