Capitolo 5

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Mi siedo al tavolo, ispirando ed espirando lentamente.

Jolyon si siede accanto a me.
«Va bene se usiamo soltanto il tuo libro?» mi chiede poi.

«Sì» rispondo, aprendolo all'inizio del capitolo.
Poi apro il cassetto della mia scrivania ed esco fuori un quaderno a spirale, così possiamo cominciare a scrivere lì le cose più importanti.
«Po-possiamo iniziare dal Boston Tea Party...?» dico, anche se alla fine diventa una domanda.

«Sì, va bene» risponde semplicemente lui.

Io allora scrivo '16 dicembre 17...', ma non ricordo più la data, così vado a cercarla nel libro.

«1773» dice Jolyon prima che io potessi leggerlo nel libro.

«Sì, giusto» gli dico.
Così finisco di scrivere '16 dicembre 1773 ---> Boston Tea Party'.

«Che bella scrittura, frocetto».

Mi giro subito verso Jolyon.
Per un po' eravamo andati d'accordo e adesso se ne esce di nuovo chiamandomi frocetto?!
Ma che cosa ha? Il ciclo? Un grave disagio mentale? COSA?

Mi fa segno di continuare a scrivere.

Butto la matita sul tavolo «No.» rispondo, guardandolo male.

«No?» fa lui, mandandomi uno dei suoi soliti sguardi che mi regala quando mi prende in giro. «Non ti avevo già detto che cosa sarebbe successo se mi avessi di nuovo risposto male?» i suoi occhi sono ormai due fessure.

«Adesso sono io che ti rispondo male? Adesso sono io?!» dico, alzandomi di scatto. «Sei tu che mi tratti sempre male, da sette anni! Sette. Fottutissimi. Anni. E io non ti avevo mai fatto niente! Ma come ti permetti a trattarmi così? Come ti permetti di dire che io sono inferiore? Non ti devi più azzardare a chiamarmi in quei modi. Hai capito?».

Gli occhi mi si velano di lacrime, non ci capisco più nulla.
Le parole escono a fiumi dalla mia bocca, senza che io possa fermarle.

Finalmente mi sto sfogando dopo tantissimi anni passati a sopportare tutto.

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