Capitolo 24

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Jolyon's Pov
Il giorno dopo

Entro negli spogliatoi, dopo l'allenamento, seguito dagli altri dodici miei compagni di squadra, tra cui i miei migliori amici Abel, Luke Brown, Arkell Davis e Sid Lopez.

«Sai una cosa? Per il compleanno ti regaliamo un orologio!» mi dice Luke.

«Non cominciare anche tu. Già ci ha pensato per bene il coach» rispondo.
Oggi sono arrivato in palestra per l'allenamento con un quarto d'ora di ritardo, e il coach non ha perso tempo per ricordarmi che, se non vinciamo la partita contro la Solar High School, non ci qualificheremo per il torneo.

«Ha fatto bene» dice Abel. «Se non ti dicesse di continuo tutte quelle cose, arriveresti agli allenamenti con un'ora di ritardo!».

«Adesso non esageriamo... al massimo tre quarti d'ora» rispondo, facendo ridere tutti.

Mi cambio e metto i vestiti sporchi nel borsone.
Arrivato a casa di mia madre mi farò una bella doccia. Una delle poche cose che mi sono concesse fare tra quelle quattro mura.

«Ehi, Jolyon» mi chiama Abel, in disparte.

«Si?» gli chiedo, andando accanto a lui.

«Vuoi mangiare da me questa sera?» mi chiede. «Avrei una cosa da dirti...».

«Con piacere. Sempre se non disturbo» rispondo, sorridendogli.
Non penso che sia una scusa, ha davvero qualcosa da dirmi. Ma ricordo bene qual è l'intenzione di fondo.

«Vieni a casa mia da quando avevi tre anni, pensi davvero di disturbare?» mi fa una domanda retorica. «In ogni caso ti devo realmente parlare di una cosa...».

«Sì, va bene» aggiusto il borsone sulla mia spalla. «Quando finisco la doccia ti chiamo».

«Ricordati di togliere il silenzioso nel telefono!» mi urla dietro Abel.

Esco fuori, salutando tutti.
Poi entro in macchina e comincio a guidare.

Non so proprio che cosa mi voglia dire Abel.
Forse ha finalmente deciso di dirlo ai suoi genitori. Non sarebbe una brutta cosa.

Parcheggio nel mio solito posto e scendo dalla macchina.
Sto per attraversare la strada, quando vedo una taxi fermarsi proprio davanti a casa.
Dal taxi scende qualcuno con una valigia, paga il tassista e sta per salire gli scalini davanti casa, quando decido di fermarlo.

«Ehi!» urlo, attraversando la strada.

Mi ritrovo davanti ad un'anziana con gli occhi verdi e i capelli bianchi, ma molto curati, con una piega mossa.
Anche se ha una certa età ha un fisico magro. Indossa un vestito color prugna, con un cinturino marroncino alla vita. Ha poi sopra una pelliccia nera per stare al caldo.
Porta un trolley nero che ha l'aria di essere molto costoso.

Mi chiedo davvero che cosa ci faccia una donna così davanti casa di mia madre.

Mi fissa stranita, poi esclama «Putain Caden! Sono passati molti anni, eppure sei identico a com'eri prima!» [cazzo].
Mi ha chiamato Caden?

«Mi scusi, lei chi è?» le chiedo cortesemente.

«Oh ta gueule, Caden, sai benissimo chi sono!» [sta zitto] alza leggermente la voce.
Grazie alle origini di mia madre capisco il francese e sono sicuro che mi abbia appena ordinato di stare zitto.

«Io non sono Caden» rispondo. «Sono suo figlio Jolyon. Lei, invece chi è?».

«Oh Jolyon!» mi abbraccia la donna, lasciando la valigia. «Sono tua nonna Morgaine!».

I Was WrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora