Tre | Rock The Night | Parte 1/2

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 Sono ormai due settimane che sono qui e il mio livello di sopportazione nei confronti di Ryan è sceso sotto lo zero

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Sono ormai due settimane che sono qui e il mio livello di sopportazione nei confronti di Ryan è sceso sotto lo zero.

In questo momento sono seduta sul divano del salotto, un libro di Kathy Reichs in mano e mi rilasso mentre Marisol, la domestica, spolvera i soprammobili di mamma. Il campanello suona e Marisol va a vedere chi è. «È Melanie.» dice guardando il video citofono.

Oh, no. Che palle. Sono ormai quasi due settimane che viene qui quasi tutti i giorni e io mi sono rotta le scatole. «Dille che non ci sono.» esclamo e con il mio libro torno in camera mia.

Nel corridoio del primo piano mi fermo alla grande finestra e osservo Melanie che parla animatamente al citofono, poi sbuffa, sale su quello stupido evidenziatore e se ne va. Meno male.

Ryan aveva ragione: è una vera piaga, quando ci si mette. Da quel mercoledì è venuta qui almeno dieci volte, strillando e squittendo, chiedendomi dove fosse Ryan o se potessi farle vedere la casa di lui.

Ovviamente le ho detto di no, perché, anche se al momento ci vive Ryan, quella casa è dei miei e non credo che sarebbero contenti di sapere che porto gente in casa per un giro turistico.

E poi perché non mi va che Melanie curiosi in giro, anche se ogni tanto ho la tentazione di mostrarle la camera di Ryan, giusto per farlo arrabbiare un po'.

Me ne torno in camera mia e, mentre sistemo le tendine della finestra, lo sguardo mi cade sulla piscina e sul materassino rosa che galleggia, così, dieci minuti dopo, me ne sto spaparanzata sul materassino, gli occhiali da sole a ripararmi gli occhi e un piede dentro l'acqua.

Questo sì che è rilassante...

Dopo un po' Marisol mi porta un thermos con del succo d'arancia, un bicchiere con una cannuccia e dei grissini con i semi di sesamo. La ringrazio, mi spingo verso il bordo e mi riempo il bicchiere, che svuoto mentre mangio mezzo grissino. Poi me ne ritorno in mezzo alla piscina e chiudo gli occhi, sentendo il sole che mi scalda la pelle e l'odore del cloro. Sono così rilassata che potrei addormentarmi.

Non so quanto tempo passi ma, quando sento il cancello sul retro che si apre, una macchina che entra e il cancello che si chiude, non apro gli occhi. Che si fottano, io mi sto rilassando. Probabilmente è solo mamma. Solo che non mi saluta... strano, ma forse non mi ha visto. Bha, Marisol le dirà che sono qui.

Mentre mi muovo lentamente sul materassino per girarmi in posizione prona, quello si ribalta e io finisco in acqua.

I piedi toccano il fondo, così mi basta una piccola spinta per riemergere completamente.

Fisso il materassino che galleggia a un metro da me e poi i miei occhi si posano su Ryan, sulla maglietta bianca, i muscoli che si intravedono sotto la stoffa bagnata, il suo sorriso...

«Brutto imbecille!» sbraito, «Ma sei cretino?» abbaio, «E se non avessi saputo nuotare?» continuo, mentre lui mi osserva senza smettere di sorridere, «Sei un idiota!»

Straight Through My Heart |Storia Presente anche su EFP.  | In revisoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora