«Ehm... stai bene?» chiedo vedendo Jake sbiancare per poi precipitarsi verso il bagno degli uomini. «Ehm... no.» mi rispondo da sola e guardo gli altri, «Qualcuno va a controllare?» chiedo.
«Perché non ci vai tu?» chiede Ryan.Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, «Perché è il bagno degli uomini.» rispondo.
«Vado io.» dice Aaron alzandosi dalla sedia.
Oggi è il giorno dell'intervista e domani i ragazzi inizieranno a registrare e sono nel panico più assoluto, anche se cercano di non dimostrarlo. Bhe, a parte Jake. Oggi è martedì, sabato mattina ci hanno informato che avevano posticipato l'appuntamento di qualche giorno. Per la terza volta. Per tre volte hanno cambiato giorno e orario.
«È tutto okay.» esclama Aaron uscendo dal bagno, «Adesso arriva.»
«Dategli una mentina.» dico e mi allontano di un paio di passi, «Fra un quarto d'ora s'inizia.» aggiungo.
Inizierà la fase del trucco e parrucco, ma questo non glielo dico.
Io e Ryan abbiamo fatto pace. Quando mi ha chiesto scusa due sere fa non ho saputo — o voluto — dirgli di no, non potevo resistere davanti a quell'espressione da cucciolo. E poi a me bastava che chiedesse scusa e lo ha fatto.
Quello che non mi aspettavo è quello che Ryan mi ha chiesto ieri mattina. Non mi aspettavo che mi chiedesse di accompagnarlo alla prigione. Però ho detto di sì perché ho capito che avrà bisogno di una figura amica accanto in quel momento.
E sono felice che me l'abbia chiesto.
«Quando hai iniziato a suonare la batteria?» domanda Clark, il tizio che fa l'intervista.
Jake lo osserva per qualche secondo, come se non si rendesse conto che la domanda è rivolta proprio a lui. «Ecco, io...» si schiarisce la voce e ha la faccia di uno che preferirebbe farsi estrarre un dente senza anestesia e con delle tenaglie arrugginite piuttosto che starsene lì, su quel comodo divanetto rosso. «Io... bhe, mio zio suonava la batteria e io lo guardavo sempre e quando avevo quattro anni mi mise le bacchette in mano.» dice, «E poi i miei mi hanno mandato a una scuola di musica e... e... e basta.» aggiunge fissando Clark come se fosse un alieno, che però si limita a sorridere.«Allora dobbiamo ringraziare tuo zio.» dice Clark e Jake annuisce ancora, sembrando un... cretino.
Alla stessa domanda rispondono anche gli altri, dicendo più o meno le stesse cose, hanno iniziato a suonare e cantare per caso, chi alle medie, chi al liceo.
Poi arriva la domanda e, anche se Ryan sa che gliela avrebbero fatta, anche se ha già concordato cosa dire, lo vedo sussultare.
«Non l'hanno presa bene.» dice, «I miei non erano molto d'accordo che cantassi e suonassi, mio padre a sempre voluto che diventassi un giocatore di football ma mi sono fatto male quindi...» scrolla le spalle e sorride.
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Straight Through My Heart |Storia Presente anche su EFP. | In revisone
ChickLit[In a world like this serie Parte I] "Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci. E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi. E in più... il...