Ansia.
Ansia, ansia, ansia ansia e ancora ansia.
E anche terrore.Oltre la grande porta di legno — finto legno, perché dentro è piena di acciaio — ci sono le duecentocinquanta ragazze.
Loro saranno pure pronte, ma non io.
Come farò a tenerle a bada? A farmi ascoltare? Ad evitare che si fiondino su Ryan e gli palpino il culo?Ho bisogno di un calmante.
O di una botta in testa.
O di tutte e due.
«Pronta?» mi chiede Carl.
«Mhm...» biascico, «No.» rispondo e lui ride. Sto ricominciando ad odiare tutti.
«Dai,» ride «andrà tutto bene.» esclama, «Basta che ti rilassi!»
Eh, fosse facile! «Certo.» borbotto, «Adesso mi rilasso.» mento, Carl mi fissa, sorride e ride, come se non mi credesse. Bhe, ha ragione.
«Bugiarda.» ride, «Fai un bel respiro profondo e vedrai che andrà tutto bene.»
Io sbuffo, sospiro e mi accascio sulla sedia più vicina mentre Svetlana torna dal bar con un caffè.
«È decaffeinato.» mi dice.«Mi fa schifo.» commento ma lo bevo lo stesso.
Allora, ricapitoliamo: cinquanta persone avranno la cena e si siederanno nei tavoli davanti al palco, cinque tavoli da otto persone e uno da dieci. Loro potranno farsi delle foto singolarmente con i ragazzi.
Altre settanta persone avranno solo da bere e qualche stuzzichino — anche se qualche non è il termine corretto: ogni tavolo ha abbastanza stuzzichini da sfamare quindici persone — e sono divisi allo stesso modo; le restanti centotrenta resteranno in piedi, dietro i tavoli, lontane qualche metro dal palco, o si sistemeranno sui divanetti — se trovano posto, ovvio —, e avranno solo da bere, oltre le patatine e i salatini che riceverebbero se fosse una serata qualsiasi.
Questi gruppi, se ci riusciranno, faranno le foto nell'ora dopo il concerto. Tutte quante riceveranno la foto autografata e il portachiavi in esclusiva; tutte avranno lo spumante a mezzanotte e una fetta o di pandoro o panettone. Tutte saranno felici e contente.
E io avrò una crisi isterica.Faccio un respiro profondo e mi impongo di rilassarmi ma invece mi volto e cammino verso il retro.
«Dove vai?»
«Ehm... a vedere come se la cavano gli altri.» mento.
«No, tu vai da Ryan.» ride lui.
Sbuffo e lo ignoro, entro nel salottino e mi lascio cadere sul divano. «Come va?» chiede Ryan, «Ormai è tutto pronto.» dice, «Tu sei pronta?»
Io lo fisso, «Vuoi un pugno?» ribatto, «Non vedi che sono nervosa?» sbotto.
Ryan ride, «Tu, nervosa?» chiede, «Dovremmo essere noi quelli nervosi, non tu.»
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Straight Through My Heart |Storia Presente anche su EFP. | In revisone
ChickLit[In a world like this serie Parte I] "Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci. E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi. E in più... il...