Il concerto è finito e io sono ancora in imbarazzo per quello che ho fatto nel pomeriggio: come diavolo mi è venuto in mente di mettermi a suonare davanti a tutti?
E non ho neanche la scusa che ero ubriaca! Dio, devo essere proprio esaurita se mi metto a suonare così, davanti a tutti.
Entriamo nel camerino e aspettiamo che uno dei camerieri ci porti da bere. Mi siedo nell'angolo del divano, lontano dagli altri e mi fisso le mani. Dovrei togliere lo smalto, si sta rovinando. Che colore potrei mettermi? Malva, lilla o indaco?
Sto pensando a tutto tranne alla cosa più ovvia: Ryan che mi fa i complimenti per come ho suonato.
«Perché non ci hai detto che sai suonare e cantare?» domanda Liam.
Ecco, temevo questo momento. Scrollo le spalle, «Non me l'avete chiesto.» rispondo come se fosse ovvio e, in effetti, per me lo è.
«Hai fatto una scuola? Hai seguito un corso?» Liam continua con le sue domande.
Alzo le spalle, «Bhe... per il piano sì.» rispondo, «Da quando avevo... tredici anni, più o meno.» aggiungo, «Bhe, poi a scuola ho seguito il corso di teatro, abbiamo fatto anche un musical...» sorrido.
«Cheerleader e teatro?» dice Ryan, «E poi cos'altro?»
«Il comitato studentesco.» rispondo e mi staccherei la lingua con un morso.
«Tre corsi extra?» dice Jake, «Cavolo, e avevi pure il tempo di studiare!»
«Mi servivano crediti per andare alla Columbia.» dico, «E quelli erano quelli che mi piacevano di più.»
Ryan mi fissa e poi sospira mentre il suo sguardo vaga per la stanza. Per qualche attimo rimaniamo in silenzio.
«Siamo stati grandi, eh?» esclama Chris che è su di giri perché una ragazza gli ha lanciato un pupazzo con un bigliettino. Giuro, lo bacerei perché ha distolto l'attenzione da me.
Sì, lo sono stati. Grandi, intendo.
«Già...» dice Ryan, «E tutte quelle ragazze che gridavano il mio nome... wow!»
Sì, e lui è il solito grande stronzo! «Quanto sei presuntuoso.» borbotto e lui mi guarda.
«Sei gelosa?» chiede, «Guarda che se vuoi posso far urlare anche te.» dice con la voce bassa e roca.
«Anche io posso farti urlare.» dico, «Mi basta darti un calcio sui gioielli di famiglia.» esclamo e lui, per fortuna, non ribatte. Però mi fissa, in silenzio e la cosa mi fa incazzare ancora di più perché temo che questo silenzio possa nascondere altro, tipo qualche battuta cretina o scherzo idiota. Anche se fino ad ora non mi ha fatto scherzi idioti non posso pensare che non me ne faccia.
«Dio, Linds, ogni tanto puoi anche evitare di rispondere in modo acido.» sbotta dopo un po' Ryan.
«Non sarei acida se le tue battute non fossero squallide, idiote e piene di doppi sensi maschilisti.» dico e finalmente entra il cameriere con le bevande, prendo il mio bicchiere di Long Island quando il mio cellulare squilla. È Melanie, che mi scrive su Watsapp.
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Straight Through My Heart |Storia Presente anche su EFP. | In revisone
ChickLit[In a world like this serie Parte I] "Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci. E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi. E in più... il...