Non riesco a toglierti dalla mia testa, che anche se mi sforzo,
se chiudo gli occhi, vedo te."
oggi è il 17 novembre. un triste e cupo martedì. sono passate quasi due settimane da quella meravigliosa giornata passata con Jamie, eppure in questi 13 giorni non ho fatto altro che pensare a lui. ha intasato i miei pensieri, lo ritrovo sempre in mezzo, un po' come quando sei in fissa con la nuova canzone che è in cima alla classifica. ecco, lui è in cima alla classifica. in questi giorni mi ha accompagnata quasi sempre lui a scuola, nonostante casa mia non sia di strada. passiamo l'intervallo insieme, qualche volta ci fermiamo a parlare anche fuori scuola, ma niente di più. non siamo più usciti, non ci siamo baciati, non mi ha neanche più sfiorato la mano. lo sento lontano, ma allo stesso tempo è come se tutto fosse rimasto uguale. sabato 22 è il suo compleanno. quell'idiota fa 17 anni, e io non so se mi vuole quel giorno oppure no.
prima di uscire di casa mi guardo allo specchio, e porto i capelli sulle spalle, tiro sul il cappuccio del mio parka, ovviamente sono orrenda, come sempre. prendo cellulare e cuffiette, e mi incammino per il classico marciapiede, di quella che ormai da due mesi è diventata casa mia. infilo le cuffiette e faccio partire la musica, coez precisamente. non mi è mai piaciuto granchè, ma in queste ore che passo fuori, una volta alla settimana, mi isolo, e faccio finta di essere per le strade affollate di roma, fra clacson che suonano e vecchiette che urlano. cammino per quasi 20 minuti, a passo sostenuto, schivando le poche persone che camminano sui marciapiedi, principalmente gruppi di ragazzi che escono. arrivo al parchetto, sfilo il mio telefono dalla tasca della giacca e velocemente cerco gioele su skype. videochiamata in corso..
<heyy, mi siete mancati tantissimo!>
<ciao oliiiii, se non ci vediamo entro il prossimo mese io e gio veniamo lì e ti ammazziamooo> mi dice la mia migliore amica, ridendo e facendo facce buffe.
<vi amo tanto anche io>
<allora, cosa ci racconti belle?> mi chiede gioele. mi chiama belle da quando io possa ricordarlo, perché secondo lui assomiglio alla principessa della bella e la bestia.
<parlaci del ragazzo> mi dice subito Ludovica
<beh, non so più cosa fare, la situazione è uguale a quella della scorsa settimana, non so proprio se dovrei partecipare al suo compleanno oppure no>
<no, se ti vuole te lo dice lui> mi consiglia gio
<sicuro?>
<certo che si!>
<dai, vi porto a fare un giro per la città>
mi incammino per le strade, e li porto con me a vedere le vie, e poi il centro storico.
ora sono accovacciata per terra, a contatto con la sabbia fredda, a vedere le onde del mare. ho chiuso la videochiamata neanche 10 minuti fa, eppure già mi mancano. mancano esattamente 30 giorni a quando li rivedrò. cazzo, un mese.
non so dire esattamente quanto tempo ho passato seduta per terra, a vedere la spiaggia, ma sembra essere passata un'eternità quando qualcuno mi scuote.
<ciao olivia, tutto okay?>
<hey sam, tutto okay, tu?>
<non mi lamento.. ero con un paio di amici, ti va di venire a bere qualcosa con noi?>
mi giro verso i due ragazzi che prima non avevo neanche visto, li guardo per un attimo, poi annuisco. sam mi porge una mano e mi aiuta ad alzarmi.
<piacere, tristan> mi dice uno dei due ragazzi
ha i capelli neri, la pelle un po' scura, e una leggera barbetta. sarà alto una decina di centimetri più di me, e in mezzo a sam e l'altro ragazzo si nota molto il fatto che è più basso.
<roland> mi dice l'altro
lui è biondo, un biondo cenere, non come quello dei due fratelli. una mascella imponente, e il fatto che sia alto almeno un metro e novanta lo fa sembrare alquanto minaccioso.
<olivia> dico, rivolgendo un sorriso ad entrambi.
entriamo nel piccolo bar della spiaggia, e ordiniamo quattro thè, visto il freddo che fa. ci sediamo al tavolo, dove regna un silenzio sovrano.
il telefono di tristan squilla, ci fa un cenno di scusa e si allontana dal tavolo.
<allora, cosa mi dici di te?> mi chiedo roland
<beh, mi sono trasferita qui dall'italia circa tre mesi fa, e ancora non mi sono ambientata bene. frequento la santa barbara high school, e sono solo al secondo anno..>
<wow, 15 anni. sembri più grande>
<tu invece?>
<io ho compiuto i 20 anni a settembre, e non so ancora se iscrivermi all'università oppure no. suono nei counterfeit, non so se i due fratellini te ne hanno parlato>
<in realtà no.. di cosa si tratta?> dico, rivolgendo uno sguardo accusatorio a Sam
<beh, è la nostra band. di jamie, sam, tristan, Jimmy e mia. io faccio il bassista> dice, fiero
<scusatemi, era jamie> dice tristan tornando al tavolo.
<allora olivia, in fondo era proprio di jamie che ti volevamo parlare> dice sam
<di jamie? perché?>
<beh, in questo periodo tu e lui avete legato molto, e come ben sai fra poco è il suo compleanno>
<si, infatti>
<volevamo sapere se per caso ti andava di partecipare all'organizzazione della festa>
<ma certo che si, mi farebbe molto piacere.. cosa avevate in mente?>
<in realtà eravamo molto combattuti fra una mega festa super gigante oppure una cosa piccola con poca gente>
<potremmo andare al luna park, ho sentito che ci sono dei mega sconti in quei giorni> propongo
<il luna park che si trova quasi a tre ore di macchina da qui?> chiede roland
abbasso lo sguardo, forse non è proprio l'idea migliore.
<si potrebbe fare> mi dice tristan
<jamie adora le montagne russe> continua
<si, e poi si può invitare tutta la gente del mondo, ma allo stesso tempo è facile evitarla.>
<perfetto, allora io posso controllare i costi e le altre cose pratiche> dico
<okay.. e poi potremmo affittare uno di quei pullman per feste, così siamo coperti per il viaggio, e se non troviamo un albergo possiamo dormire lì> propone sam
<deciso allora?> lancio uno sguardo d'intesa ai tre ragazzi davanti a me
<deciso!>
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eheh, sarà il compleanno più bello di sempre😏-em
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A little change. || Jamie Campbell Bower
FanfictionOlivia è una ragazza normalissima, vive a Roma, monta a cavallo e non vede l'ora di iniziare il suo secondo anno di superiori. purtroppo però la sua vita viene completamente stravolta quando sua madre riceve un lavoro in California, e così lei, sua...