Capitolo 39.

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Il biondo mi guarda con un'aria sconvolta, come se fosse perfettamente normale presentarsi così in casa mia.

<scusa Olive, ci litighi dopo con lui, ora dammi un abbraccio> william mi si getta praticamente addosso e mi stringe in un abbraccio che sembra più un tentativo di rompermi le costole

Saluto i miei cugini che mi riempiono di domande, jamie rimane nell'angolino per circa l'ora e mezza seguente, in silenzio. Ogni tanto incrociamo gli sguardi, ma nient'altro.

Abbiamo mangiato il gelato, ma non la pizza, la mangerò sola in camera.

Sono le 19.30, il mio telefono squilla.

<scusate, devo rispondere>

Esco dalla stanza nel giardino grandissimo, mi siedo sull'altalena.

<hey ludo, tutto bene?>

<sisi, tutto apposto, non puoi immaginare. Sono tornata a casa e ci ho trovato Jamie>

<oddio, quel ragazzo è veramente un amore. Comunque ti volevo solo avvertire che domani non vengo in ospedale, i genitori di gio mi hanno detto che verranno dei parenti e che quindi staranno loro tutto il giorno lì, puoi prenderti il giorno libero>

<uhm okay, grazie mille per avermelo detto>

<ti voglio bene>

<anche io, ci sentiamo dopo>

Faccio un respiro profondo. Mi rendo conto solo ora che non avevo osservato la casa. Casa mia. L'altalena di quando ero bambina, gialla e verde in mezzo all'ulivo e all'albero di susine. Casa.

Rientro dentro la cucina, jamie e richard stanno conversando tranquillamente in un fluido inglese, simon li guarda interessato, william invece è su instagram, nonostante sia mezzo inglese non è proprio una spada nella sua lingua madre.

Mi siedo vicino a lui e guardo la home del suo insta mettendo like ai post che mi piacciono, lui non mette mai like a un cazzo, mi da urto.

Guardo l'orologio, sono quasi le 8 e voglio mangiare la mia pizza, anche se probabilmente sarà fredda, uno schifo.

<nonna, io salgo di sopra a casa, ho della pizza ma tranquilla, la scaldo su. Ci vediamo domani, okay?>

<va bene tesoro, buonanotte> mi da un bacio sulla guancia e un lungo abbraccio

<ragazzi, voi state qui o andate da zio?>

<nono, andiamo in albergo da zio a dargli una mano>

Annuisco

Mio zio ha un albergo, gestisce principalmente il ristorante, ma anche l'albergo è in famiglia.

Mio nonno abita in uno degli appartamenti e anche mio zio con la sua compagna, perciò quando c'è qualche parente che non sa dove andare gli si trova una camera lì.

<jamie, andiamo> gli tocco involontariamente una spalla e quando sente il contatto sobbalza e mi guarda come un cagnolino speranzoso.

Saliamo le scale e andiamo al piano di sopra. La casa è divisa in due, al piano di sotto ci abita mia nonna, mentre al piano di sopra ci abitavamo noi. Abbiamo anche un'entrata indipendente e tutto, ma mi ricordo che specialmente quando ero più piccola stavamo sempre giù da nonna.

Apro la porta in cima alle scale e mi ritrovo a casa mia, un mucchio di ricordi. Jamie non emette un fiato, perciò vado in cucina e scaldo la pizza nel microonde. Mando un messaggio a mamma mentre si scalda la pizza.

Delle mani mi stringono da dietro, il calore del suo respiro alla base del mio collo.

<perché sei arrabbiata con me?>

<non saresti dovuto venire qui>

<ero preoccupato per te, non mi scrivevi niente, non ti sei fatta sentire>

Silenzio. So che ha ragione lui.

Mi volta verso di lui, le sue mani si uniscono dietro la mia schiena.

Lo bacio, dio quanto mi era mancato.


A little change. || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora