«Coletti, venga un momento qui.»
Lucia, che aveva già pronta la borsa e stava per uscire dall'aula insieme alle altre, si fermò e tornò indietro, avvicinandosi alla cattedra. Una delle compagne indugiò appena fuori della porta, incerta se fosse opportuno aspettarla o meno, ma poi prese una decisione e se ne andò.
«Che cosa è successo? Si sente bene?» domandava la professoressa, sottovoce.
Giuliana Galdani non era una donna tenera, né una che inspirava nelle allieve il desiderio di confidarsi, ma talvolta aveva mostrato di essere capace di comprensione e di un certo tatto in situazioni delicate. Lucia era una delle sue preferite: studiosa, educata, intelligente. Le era simpatica, anche se l'insegnante non amava mostrare le proprie preferenze. Era anche a conoscenza della situazione familiare della ragazza e del fatto che c'erano periodi dell'anno che le riportavano alla memoria momenti dolorosi. Non aveva però mai visto accadere una cosa simile. Lucia Coletti che faceva quasi scena muta a un'interrogazione programmata era qualcosa che semplicemente non poteva succedere.
La ragazza sembrò lì per lì intenzionata a fare scena muta anche a questo colloquio. Si riscosse a fatica, levando sulla professoressa uno sguardo stanco e provato.
«Non lo so... credevo di aver studiato, ma evidentemente non ho lavorato bene» rispose, senza troppo sentimento.
La Galdani strinse appena le labbra in una smorfia incredula. La fissò intensamente attraverso le spesse lenti da miope.
«O forse ha lavorato troppo» suggerì. «La vedo proprio stremata. In primavera ci si stanca più facilmente... o magari sta covando un'influenza.»
«Ecco, è possibile» ammise Lucia, felice del pretesto che le veniva offerto.
«Tuttavia non si disperi. Tra un paio di settimane ci sarà la verifica scritta e sono sicura che potrà recuperare questo incidente con facilità.»
«Sì» sospirò Lucia, ormai impaziente di andarsene. «Mi rimetterò in pari.»
«Ma se c'è un qualunque tipo di problema non abbia timore di parlarne» aggiunse ancora la Galdani, con quello che cercava di essere un sorriso amichevole.
***
«Ma dove si è cacciata?» chiedeva Alida.
«Si è fermata a parlare con la prof» rispose Milly. «Un attimo e arriva. Spero.»
«Be', allora... intanto che non c'è, voglio mettervi a parte del mio progetto segreto.»
Quando Alida aveva quel sorriso spaventoso, c'era da scommettere che aveva in serbo qualcosa di grosso. Le altre le si fecero più vicine. Ma Alida non aveva intenzione di bisbigliare.
«Stavolta le faremo una vera festa di compleanno!» annunciò, orgogliosa e trionfante. «In casa mia, nel salone grande!»
«In casa tua?» ripetè Milly, incredula. «Cioè, sei riuscita ad avere il permesso di Verbena?»
«Esatto! Ormai sono maggiorenne, qualcosa in più l'ho ottenuto. E col mio carisma, la mia capacità di farmi benvolere e convincere la gente...»
«Figuriamoci» la prese in giro Milly, «scommetto che ha ceduto solo perché in realtà ha chiamato i tuoi genitori e loro hanno dato il via libera!»
«Sì, può darsi, ma questo non annulla le mie capacità» tagliò corto l'amica, acida.
«Ho sentito parlare del tuo salone grande...» sospirò Maria Stella, trasognata.
Ne aveva motivo: si favoleggiava spesso, e quasi sempre a sproposito, della villa della ricca Alida e delle meraviglie che di sicuro erano celate lì dentro. Tutte fantasie, perché la disciplina che Verbena Mangini, custode della ragazza in assenza dei genitori, imponeva alla sua protetta era ferrea. In quei saloni erano ammessi pochi amici selezionati, in orari precisi e decorosi, nessuna festa.
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Adagio ma non tanto [completa]
General FictionLucia Coletti, diciotto anni, è una studentessa modello, una talentuosa musicista dilettante, una responsabile donna di casa che accudisce suo padre e lo aiuta anche in negozio. Così, con un'estenuante ricerca di perfezione, la ragazza ha rimesso or...