«Avanti, Cecilia, parla pure! Racconta di come avete sempre insegnato a tutte le allieve a non mettervi i bastoni fra le ruote! Ma anche senza colpa, senza aver mai detto o fatto nulla che potesse recare fastidi alla tua cara amica, ci si poteva trovare d'un tratto inguaiati, tormentati, perseguitati! Bastava che qualcuna non vi piacesse, ed eccola bersaglio di maldicenze, scherzi crudeli, malignità, biglietti anonimi... Quante ragazze avete ridotto alla disperazione, quante avete costrette a ritirarsi? Vogliamo ricordare, tanto per fare un esempio recente e noto a tutti, il caso di Maria Stella Narsi, la cui tragedia familiare è stata da voi usata per intimidirla, ricattarla, indurla a vergognarsi?»
Milly, tornata al presente dai suoi spiacevoli ricordi, provò una fitta di rimorso a queste parole. Era pur vero che lei stessa, se avesse saputo del fratello di Maria Stella prima di conoscerla, probabilmente si sarebbe tenuta alla larga dalla nuova compagna. Le tecniche intimidatorie di P. La Bella & C. dopotutto funzionavano solo perché la gente, al S. Nicoletta, aveva davvero dei pregiudizi. Lei non era stata presente, ma poteva facilmente immaginare che, se anche le molestie contro Michela erano iniziate da parte di poche sobillatrici maligne, molte altre ragazze le avevano portate avanti, semplicemente perché sembrava divertente. Erano quasi maggiorenni e si comportavano come all'asilo.
«Nessuno poteva dirsi al sicuro da voi! E, guarda, mi limito a parlare di questi fatti accertati e conosciuti, non farò illazioni sulla misteriosa scomparsa di registri di classe e compiti, né sui sabotaggi al tentativo della V° E dell'anno scorso di metter su uno spettacolo nel teatrino al posto del saggio di danza della Graziani... Ora il teatrino è inagibile e nessuno può più farci niente. Ma lasciamo stare, queste potrebbero essere state coincidenze, non ci sono prove del contrario, e tirare in ballo queste cose adesso sarebbe fare della maldicenza, scendere al vostro livello. Non mi ci metto neanche, non sono qualificata e perderei di sicuro la gara!»
Nessuno capì cosa stesse rispondendo Cecilia, sembravano urla inarticolate. La preside ridusse tutti al silenzio battendo sul tavolo.
«Basta» ordinò seccamente. «Signorina Tiraboschi, da ora aspetti fuori, lei e tutte le sue compagne. E chiudete la porta.»
La Reviso trattenne il fiato, scambiando con la collega di italiano uno sguardo atterrito. Perché Cecilia non aveva affatto l'aria di una che avrebbe obbedito: il volto paonazzo, gli occhi lucidi di pianto, fissava la preside con un'espressione folle. Boccheggiò, come per dire qualcosa. Tirò su col naso, strinse i denti con un grugnito. Si voltò e uscì. Non sbatté nemmeno la porta. Non si udirono rumori dall'esterno.
La preside tornò a considerare Lucia, invitandola a concludere, con un cenno della testa. Salvo che quella non la stava guardando. La testa china, sembrava svuotata. Quando riprese, il suo tono di voce era più smorto che mai.
«Marinella Celli è accusata di aver premeditato un'aggressione che non poteva avere altra conseguenza che quella di farla espellere, come appunto sta accadendo. Sarete d'accordo che non ha senso. La lite è stata o casuale o provocata casomai dalla sua avversaria. Milly si è creduta in pericolo e si è difesa, come avrebbe fatto chiunque di noi. I fatti parlano chiaro, molto più di quanto possa fare io. Perciò smetto qui. Vi ringrazio per l'attenzione.»
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Adagio ma non tanto [completa]
General FictionLucia Coletti, diciotto anni, è una studentessa modello, una talentuosa musicista dilettante, una responsabile donna di casa che accudisce suo padre e lo aiuta anche in negozio. Così, con un'estenuante ricerca di perfezione, la ragazza ha rimesso or...