P. La Bella indugiava su Ponte Fermo. Non aveva avuto intenzione di fermarsi lì che per pochi minuti, giusto per raccogliere un po' le idee.
Qualcosa non stava funzionando per il verso giusto. L'idea della partenza, di un nuovo inizio, l'Università prestigiosa ed esclusiva e mille nuove occasioni per mostrare il suo valore... tutte cose che avrebbero dovuto farla sentire eccitata, piena di energia e voglia di mettersi alla prova, i sentimenti che sempre l'avevano sostenuta in ognuna delle difficili battaglie che aveva fronteggiato nella vita. Avrebbero dovuto essere sufficientemente stimolanti da cancellare quell'ultima umiliazione al S. Nicoletta. A chi importava mai di quello stupido Liceo, delle compagne oche che non avrebbe mai più rivisto, lei sarebbe andata per la sua strada, e una strada che prometteva bene.
Eppure c'era quella vocina infantile dentro di lei che mormorava cose sciocche. Ogni tanto, unita al sollievo e alla giusta soddisfazione per l'ottima prova d'esame sostenuta, sentiva un'inquietudine strana, quasi una parte di lei fosse triste perché qualcosa era finito.
Sì, erano già finiti i giorni spensierati, allegri, delle amicizie facili, quell'adolescenza un po' problematica a volte, ma sempre e comunque meravigliosa... Ma che fesserie erano queste? Aveva solo letto queste cose, ne aveva solo sentito parlare. L'adolescenza? L'aveva attesa inutilmente.
Il livello del torrente era piuttosto basso, ma il periodo della secca era ancora lontano.
Forse aveva sbagliato?
Questo dubbio si presentò improvviso nella sua mente, come un vivido lampo che la lasciò accecata per qualche secondo. C'era stato un tempo in cui lei era solita fare autocritica, esaminare i propri punti deboli, ammettere gli errori e cercare di migliorarsi. Ma poi pian piano aveva smesso. Perché avrebbe dovuto, ormai, mettere in dubbio se stessa, quando tutto filava liscio, quando tante persone intorno a lei l'ammiravano e accettavano di buon grado la sua guida? Quello era un atteggiamento che apparteneva all'altra La Bella, quella deforme, per cui le compagne di scuola non avevano nemmeno bisogno di inventare un nomignolo che suonasse più irridente e offensivo del suo stesso cognome! Quella sì che aveva dovuto analizzare e modificare continuamente il suo comportamento, nel patetico e inutile tentativo di farsi degli amici...
La superficie dell'acqua era troppo lontana perché lei potesse studiare il proprio viso. Ma non aveva importanza. Chissà se sarebbe mai venuto il giorno in cui si sarebbe davvero riconosciuta nello specchio, se sarebbe svanita quell'impressione che quel volto ora quasi perfetto fosse una maschera.
Se adesso lì, attraversando la strada, fosse stata investita da un camion e fosse morta, quanti se ne sarebbero dispiaciuti?
Che razza di ragionamento, si rimproverò. Era pieno di persone orribili che pure venivano amate e riverite, senza far nulla per meritarlo, e di gente di buon cuore che moriva in solitudine. Non significava proprio niente. Detestava doverlo ammettere, lei che aveva sempre creduto nel duro lavoro, ma in certe cose era indispensabile un pizzico di fortuna. Nascere in una famiglia affettuosa, per esempio.
Suonava mezzogiorno; La Bella alzò lo sguardo sul campanile di S. Chiara. Nella vivida luce meridiana, quel contorno familiare si stagliava nitido contro il cielo di un azzurro luminosissimo da sembrare bianco, che soltanto nel pomeriggio si sarebbe tramutato in quel colore celeste intenso, estivo. Chissà cosa aveva avuto in mente chi aveva progettato quell'assurdo campanile a strisce, così ridicolo, pensò per un attimo. Però le piaceva.
Aprì la borsetta. Aveva un pacchetto di fazzolettini di carta, sicuro, ma nessuna penna. Poteva servire una matita per il trucco? La punta era un po' grossa... ma sì, se la sarebbe fatta andare bene.
Dispiegò il fazzoletto e, a fatica, scrisse un paio di righe con l'ombretto azzurro. Poi accartocciò il tutto e lo affidò alle acque del torrente. Non rimase a guardare se affondava o restava a galla, portato verso il mare.
Aveva firmato solo col suo nome di battesimo, quello con cui nessuno la chiamava mai.
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Adagio ma non tanto [completa]
General FictionLucia Coletti, diciotto anni, è una studentessa modello, una talentuosa musicista dilettante, una responsabile donna di casa che accudisce suo padre e lo aiuta anche in negozio. Così, con un'estenuante ricerca di perfezione, la ragazza ha rimesso or...