Le sei ragazze che l'avevano circondata in giardino –con Cecilia in prima fila, lo sguardo bieco e i pugni stretti- non avevano l'aria di voler chiacchierare.
«Mi stavi aspettando, vedo» aveva detto, ostentando disinvoltura. «C'è una riunione straordinaria? Non dovremmo chiamare anche Gabriella?»
La Bella le era venuta incontro sorridente.
«Ah, Milly, è da qualche giorno che tento di incontrarti faccia a faccia. Non mi va di lasciare il S. Nicoletta senza aver chiarito con te.»
«Sarebbe antipatico, infatti» aveva risposto lei, con un sospiro. Non era che proprio non si fosse aspettata qualche scherzo d'addio dalla sua avversaria.
«Da quanto tempo ci conosciamo?» stava chiedendo quella, lo sguardo sognante perso nel vuoto, una mano che si sollevava a scompigliare i riccioli corvini, distrattamente.
«Tre lunghi anni.»
«Già. Sono sembrati molti di più. Non dimenticherò mai la prima volta che mi sei venuta tra i piedi. Quando la mia amica Cecilia ti ha indicato tra la folla davanti all'ingresso, dicendomi: "Quella lì va in giro a dire che l'anno prossimo si candiderà contro di te, per sfidarti!" E io ho pensato: ma chi diavolo è questa? Chi l'ha mai sentita nominare? Ti ho sottovalutata, lo ammetto. Hai tirato fuori gli artigli e ti sei battuta bene.»
La Bella aveva sorriso ancora nel pronunciare queste parole, con una punta di ammirazione per il coraggio mostrato dall'altra.
«E dire che non eri davvero nessuno, non avevi esperienza, eri solo... un'amica della Coletti.»
E stavolta era riaffiorato il disprezzo nella sua voce flautata. Forse era stato questo a far scattare la prima molla nell'animo già esasperato di Milly: l'udire qualcosa di simile al disgusto associato al nome della sua migliore amica.
«È stata lei a metterti contro di me?» continuava La Bella, e il tono era solo per metà quello di una domanda.
Milly tornò a considerare il cerchio di facce ostili intorno a lei.
«No, sono state tutte quelle poveracce che avevi vessato.»
«Ottima risposta in campagna elettorale. Peccato non ci sia il tuo pubblico, qui.»
«No, in effetti c'è solo il tuo.»
«Perché no? Sono mie amiche, ci fa piacere stare insieme. Questo angolo del giardino non è di tua proprietà, qualunque allieva può venire a passeggiarci se ne ha voglia.»
«E può anche nascondersi tra le siepi e saltar fuori quando passo io... Visto anche che sono sola.»
A La Bella brillavano gli occhi. Non cercava più di nascondere l'euforia. Ma quanto doveva essere fuori di testa per aver concepito quell'idea? E perché? Milly ancora non ci credeva. Come di lì a qualche ora Lucia avrebbe sottolineato nella sua accorata supplica agli insegnanti, la cosa non aveva senso.
«Nessuno ti impediva di portarti anche tu qualche amica. Così, per precauzione.»
Per la prima volta in quell'insensata conversazione, Milly aveva a questo punto alzato la voce.
«Io sono una persona leale, e non mi aspettavo agguati e tradimenti!»
L'altra mostrò una grande sorpresa.
«Tradimenti? Di cosa parli? Si viene traditi da qualcuno in cui si è riposta fiducia. Coi nemici... è semplicemente guerra.»
Milly la fissò, il viso indurito in una smorfia di ostinazione.
«Quindi ora mi ucciderai» disse, con voce cupa.
La Bella esitò, visibilmente confusa. Il suo sorriso si incrinò. L'uscita incongrua di Milly doveva aver disturbato sia il corso dei suoi pensieri sia il previsto andamento della conversazione, mandandola su un binario inaspettato. Forse se La Bella avesse allora ignorato l'interruzione le cose avrebbero preso una piega diversa. Ma ella decise invece di rispondere.
«Quante sciocchezze! Hai visto troppi film di gangsters. Non siamo ancora a questo livello di guerra, per fortuna.»
«Invece sì.»
Milly aveva mosso un passo in avanti, Laura Graziani e un'altra tizia scattarono come per bloccarla, ma, vedendola di nuovo ferma e ancora a distanza dalla loro amica, non la toccarono.
«Invece sì, perché uccidermi è l'unico modo di fermarmi. Non mi convincerai a ritirarmi, non mi fai paura. Se pensi che lascerò che qualcuna di queste qui segua le tue orme, ti sbagli. Lo sai cos'è il S. Nicoletta? È una scuola, qui si viene per studiare la matematica e l'italiano, ma anche per imparare a vivere, a far parte di una comunità, a interagire con gli altri, ad assumersi degli impegni e a onorarli. Subire soprusi e ricatti invece non fa parte del percorso educativo previsto! Qualunque cosa tu possa farmi adesso, mi farà solo capire che non ho lavorato abbastanza, e mi confermerà nell'intenzione di battermi ancora più energicamente!»
La Bella non parve turbata.
«Le mie amiche non sono delle sciocche. Quando non ci sarò più, saranno loro a occuparsi di te. Lo faranno bene, non temere.»
«E io mi batterò anche con loro! Che differenza fa? E tra un anno, quando anch'io me ne andrò, avrò lasciato qualcosa in eredità alle mie amiche, che proseguiranno...»
Allora La Bella aveva riso. Una risata spontanea, allegra, rovesciando la testa all'indietro.
«No, Milly, tu continui a non capire questo! Tu non hai nessuno dietro, solo Alida e Lucia. Anzi, tra poco ti resterà solo Lucia. Tutti quelli che sembrano sostenerti, insegnanti compresi, lo fanno a distanza, attenti ad accorgersi di come cambia il vento. Tu sarai pure indomabile e pronta a rialzarti, te lo concedo, ma tutti gli altri si disperderanno alla prima difficoltà. I seguaci opportunisti si scoraggiano facilmente, anche quando hai carisma, anche quando pensi di averli in pugno. Credimi. Io lo so.»
Il silenzio era innaturale. Ma quanto durava quel maledetto intervallo, si era chiesta Milly, sorprendendosi nel rendersi conto che per tutto quel tempo aveva inconsciamente sperato di essere salvata dalla campanella... Ma non sarebbe accaduto. Intanto la campanella in quell'angolo del giardino non si sentiva, come lei stessa aveva imparato a sue spese il primo anno di scuola, e poi... la sua avversaria, impazzita com'era, si sarebbe presa tutto il tempo che le serviva, fosse stato anche il resto della mattinata, e al diavolo le lezioni.
«E rimetterli insieme» aveva ancora detto quella. «È un'impresa titanica, realmente al di sopra delle tue capacità, Celli. Ammiro il tuo coraggio e la tua schiettezza, sul serio. Ma tutto quello che credi di aver costruito è un'illusione.»
Era stato questo? O qualche istinto più oscuro, di cui nemmeno aveva mai saputo di essere preda? Boh. Non aveva un chiaro ricordo di come si erano svolti i fatti da quel momento in poi. Rivedeva un turbine di facce odiose, sentiva voci schiamazzanti e urla... e poi eccola in piedi da sola nel cerchio delle compagne impressionate, La Bella era per terra come svenuta e a lei faceva male la mano.
E, dopo quell'attimo di incredula stasi, era scoppiato l'inferno vero e proprio. Alcune si affollavano intorno alla vittima, altre se la davano a gambe e Cecilia si avventava su Milly con la furia di una tigre, urlandole improperi e minacciandola di tremende punizioni. Molte paia di mani l'avevano afferrata per trascinarla via.
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Adagio ma non tanto [completa]
General FictionLucia Coletti, diciotto anni, è una studentessa modello, una talentuosa musicista dilettante, una responsabile donna di casa che accudisce suo padre e lo aiuta anche in negozio. Così, con un'estenuante ricerca di perfezione, la ragazza ha rimesso or...