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Mentre smontava il flauto e lo asciugava dalla condensa, Lucia pensò che doveva proprio dargli un'oliata. Rimanere inattivo per mesi e poi essere improvvisamente suonato di nuovo quasi tutti i giorni non gli faceva certo bene, povero strumento.

«Ti ringrazio, Lucia. È davvero difficile studiare un duetto sempre da soli» diceva Milly, anche lei riponendo il proprio contralto barocco nella valigetta.

«Sono io che ringrazio te. Mi fa bene suonare, non so come ho fatto a stare senza per così tanto tempo. A volte penso che sia solo la musica ad avere un qualche senso.»

Milly studiava l'amica di sottecchi.

«La maestra mi domanda sempre quando tornerai all'Accademia. Il fatto che il suo collega sia partito non significa che il corso di flauto dolce sia stato cancellato.»

L'Accademia Musicale era la scuola in cui Lucia aveva studiato musica, in maniera a dire il vero un po' discontinua. Ricordava bene il discorso che un giorno il maestro le aveva fatto, sulla possibilità di considerare una vera carriera come musicista. Ma per Lucia la musica era sempre stata solo un passatempo, prezioso sì, ma da tenere assolutamente lontana dalla prosaica vita quotidiana.

Un'isola incontaminata, lontana da tutto, un paradiso, un altro mondo. Farne il proprio lavoro avrebbe voluto dire inquinarla con le preoccupazioni, con l'ambizione, con le gelosie e invidie tra colleghi...No, grazie.

Il maestro era sembrato deluso. E quando, dopo poco tempo, egli le aveva annunciato che si sarebbe trasferito, Lucia -che già stava attraversando il più brutto periodo della sua vita- aveva abbandonato l'Accademia del tutto. Non era stata una decisione conscia, semplicemente era successo: aveva saltato una lezione, poi due...

Si strinse nelle spalle.

«Ci penserò per l'anno prossimo.»

«Veramente? Sarebbe bello andarci insieme!» fece Milly, illuminandosi.

Piegava il leggio e lo metteva nella sacca.

«Ehm... non che mi consideri pari al tuo livello!» aggiunse, più umile.

«Figurati! Ormai ho perso quasi tutto.»

«Da quello che ho sentito adesso non direi. Sai Lucia, se non ridi...»

Lucia attese il seguito della frase, mentre riordinava gli spartiti. Ma Milly taceva, voleva proprio che l'amica la guardasse.

Si era avvicinata al leggio di legno nell'angolo della stanza. Lucia si irrigidì, il fiato sospeso.

«Se non ridi» riprese Milly, «ti confesso il mio sogno segreto. Suonare questa!»

E indicava la partitura aperta, sfiorandola con l'indice teso.

«La 1034! Mi sono innamorata di questo pezzo da quando mi hai prestato il disco. Ah, lo so, hai ragione. Non fare quella faccia, lo so. Ridi pure. È troppo difficile per me. Però, pian pianino...»

Lucia si sforzò di sorridere.

«È difficile, sì» rispose, con una voce terribilmente fragile. «Specialmente i movimenti veloci. Ma direi che con la triosonata che abbiamo suonato da Alida hai già fatto una bella preparazione.»

«Me la presteresti? Faccio le fotocopie e te la rendo.»

Lucia guardò l'amica e poi gli spartiti sul leggio grande. Poteva dire a Milly che quei fogli erano lì sopra da quattro anni e nessuno li aveva più toccati? L'avrebbe presa per matta... O forse no. Purtroppo no. Milly avrebbe capito, invece. Avrebbe capito e ci sarebbe rimasta male, si sarebbe sentita in colpa per la propria indelicatezza, avrebbe pensato di essere stata il solito rinoceronte nella cristalleria.

E perché una persona che non aveva fatto nulla di male doveva soffrire per le sue manie sciocche?

«Certo» rispose, con un sorriso teso. «Ma tienila con cura.»

«Ci mancherebbe! Guarda, la metto qui nella plastica.»

Nella cartellina. Nulla di male sarebbe accaduto al fascicolo, Lucia poteva starne certa. Milly poteva sembrare un po' grezza, a volte, ma aveva cura degli oggetti in prestito molto più che dei propri. Non c'era motivo per cui Lucia, nel vedere le sue musiche scomparire nella sacca dell'altra, dovesse sentire quel groppo in gola, come se avesse appena dato via il proprio figlio.

Per nascondere l'assurdo turbamento, la ragazza fece mostra di soffiarsi il naso, scusa che le permetteva anche di prendere profondi respiri. Lentamente ritrovò la calma.

Ma, benché facesse mostra di essere pronta con la borsa e la giacca in mano, per Milly non era ancora il momento di andarsene. Si vedeva benissimo che qualcosa la turbava.

«Dai, sputa il rospo!» la esortò Lucia, quasi ridendo.

Non era una cosa buffa quella che Milly voleva dire.

«Io e Alida stavamo pensando che forse, per aiutarti... Insomma, tu sai dov'è andata, e se magari...»

A Lucia servì qualche momento per capire dove il discorso stava per andare a parare, ma le ci volle solo una frazione di secondo per decidere cosa rispondere.

«Assolutamente no!»

Milly era preparata a trovare opposizione.

«Perché no? Ragiona! Susanna è la causa di tutto, sei finita nei guai per colpa sua, è suo dovere cercare di aiutarti! Sono sicura che se sapesse cosa ti sta succedendo, sarebbe la prima a voler intervenire!»

«Le ho fatto una promessa.»

Ecco, pensò amaramente Milly, questo era il bello di Lucia. Si poteva sempre contare sul fatto che fosse ligia a regole e impegni quando non serviva a niente...e decidesse di violarli solo nel modo e nel momento più stupidi possibili.

«Promessa?» sbottò. «Quella ragazzina ti ha preso in giro, ha preso in giro tutte noi! Ha fatto credere a ciascuna di essere amica delle altre mentre in realtà nessuno la conosceva, si è imbucata in mezzo a noi con l'inganno!»

«Voleva solo essere parte di un gruppo... Non era riuscita a fare amicizia con nessuno, era confusa, ha deciso di tentare il tutto per tutto!»

«E ha scelto noi!»

«Non so il perché. Forse perché siamo musiciste, o forse ci ammirava, non lo so!»

«Resta il fatto che ci ha mentito. Anzi, a voler essere particolarmente sospettosi, sembra quasi che tutto il suo comportamento avesse come fine ultimo l'arrivare a te!»

Lucia sospirò forte. Stavolta la sua amica stava proprio esagerando!

«Andiamo, vorresti dire che tutta questa storia è stata montata ad arte per mettermi nei pasticci?! Che Susanna è in realtà un'agente della nostra nemica, mandata a incastrarmi con una favola inventata di genitori troppo severi e cugine inesistenti? Ci credi davvero?»

Milly si rimise a sedere, abbacchiata.

«No. Ma pensaci, se ci ha mentito una volta può non essere stata sincera anche su un mucchio di altre cose.»

«Può darsi» tagliò corto, Lucia, davvero stanca di quella discussione. «A ogni modo, Susanna si sta godendo la prima vacanza in libertà dopo chissà quanto tempo. Ne ha diritto, ha bisogno di riflettere e pensare a quello che vuol fare veramente. Non la disturberò.»

Anche Milly sospirò, alzandosi e prendendo la sua roba.

«Come vuoi, Lucia. Non so niente della vita familiare di quella ragazzina, ma se anche i Santorelli hanno commesso degli errori educativi, non sono dei mostri. E domani passeranno la Pasqua senza la loro figlia, senza neanche sapere come sta.»


Adagio ma non tanto [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora