Nell'intervallo, Lucia, chiacchierava allegramente con le compagne nel corridoio, commentando un film della sera prima. Maria Minoli stava facendo un'imitazione particolarmente somigliante dell'espressione ebete del protagonista, suscitando matte risate.
La mano che le si posò sulla spalla fece sobbalzare Lucia.
«La preside vuole vederti» le annunciò Milly.
«Che spavento! Adesso?»
«No, alla fine dell'ultima ora.»
«Va bene. Ma perché?»
«Non lo so, mi ha solo detto che deve parlarti.»
Lucia non immaginava proprio che cosa la preside potesse volere da lei. Era rappresentante della sua classe e spesso veniva chiamata in presidenza per qualche comunicazione, ma la sua presenza e quella della sua collega Milly erano sempre state equivalenti. Incuriosita più che preoccupata, non riuscì a finire i suoi biscotti e li regalò alla Minoli.
Alla fine della quinta ora, poco prima dell'una, si recò in presidenza. La porta era spalancata, ma preferì bussare. La preside stava esaminando dei documenti, alzò lo sguardo e la vide.
«Ah, bene: Lucia Coletti, venga pure avanti.»
Lucia obbedì.
«Stavo proprio guardando la sua scheda. Alunna modello, ottimo rendimento, non ci ha mai dato problemi, anche se ha avuto un piccolo incidente qualche anno fa... rappresentante della IV° C, benone...»
Lucia cominciava a innervosirsi: che quella tergiversasse apposta? La preside la conosceva benissimo, cos'era la storia della scheda? Ma forse stava esagerando. Dopo la faccenda di Susanna, non riusciva più a sentirsi a posto. Le sembrava che tutti lo sapessero.
«E c'è qui anche il registro della sua classe. Era assente ieri, eh? Ha prolungato il fine settimana?»
«No, ho avuto... un problema in casa, tutto qui. Niente di preoccupante.»
«Certo, certo. Posso conoscere la natura di questo "piccolo problema"?»
A Lucia non piacque affatto quell'inflessione. Ma non era possibile che la preside sapesse, si ripeté, sempre più nervosa sotto quello sguardo ostile.
«Ecco, mio padre aveva bisogno che gli dessi una mano per il negozio...»
«E quindi lei ha pensato di fare un giretto alla stazione.»
«Come?»
Il tono della preside, prima mellifluo, era ora totalmente mutato.
«Lei è stata vista alla stazione ferroviaria in compagnia di una certa ragazzina che risulta scomparsa da ieri, senza che i suoi genitori ne sappiano più nulla... una certa Susanna Santorelli, non so se se la ricorda.»
«Sì, la conosco. Ma io non so dove sia andata...»
«È un caso che i Santorelli, a cui ho appena telefonato, affermino di averla lasciata davanti a casa sua, signorina Coletti, convinti che la figlia sarebbe venuta a scuola insieme a lei? Pare che lei invece l'abbia accompagnata a prendere un treno. Nessuno sa dove sia finita, lei è l'ultima persona che l'abbia vista... Avrà la compiacenza di dirci dov'era diretta?»
«No, io... non so niente.»
Il Liceo Scientifico Parificato di S. Nicoletta era una scuola sui generis. Fondato all'inizio dell'ottocento come istituto religioso per alfabetizzare le giovinette povere, diventato in seguito collegio per signorine di buona famiglia, attraverso i decenni aveva mutato forma e statuto molte volte.
Adesso era di fatto paragonabile a una struttura pubblica in quanto non si pagavano elevate rette d'iscrizione né erano richiesti particolari requisiti per l'ammissione, gli insegnanti erano regolarmente abilitati e scelti dalle liste del Provveditorato agli Studi, i programmi seguivano le indicazioni ministeriali. D'altro canto, essendo in parte finanziato da un lascito creato per favorire l'accesso agli studi delle donne, l'istituto era rimasto una scuola esclusivamente femminile, oltretutto contraddistinto -retaggio questo dei tempi in cui era un collegio- da una ferrea disciplina, di cui l'obbligo dell'uniforme era solo la dimostrazione più lampante.
La massima serietà di condotta era richiesta alle allieve e alle loro famiglie anche fuori da quelle mura, finanche nella vita privata.
Lucia ebbe l'impressione che i muri le si stringessero intorno. Non era stata una sua illusione dovuta al senso di colpa, qualcuno sapeva sul serio! Ma perché andare a dirlo alla preside... e chi...?
Una orribile sensazione di gelo le strinse le viscere, e le salì in gola, fin quasi a soffocarla. Sapeva benissimo chi e perché.
***
La porta che dalla presidenza dava in una saletta attigua, spesso usata per le riunioni degli insegnanti, era socchiusa. Attraverso lo spiraglio, si poteva osservare molto bene sia la preside sia Lucia senza essere direttamente nella linea visuale di nessuna delle due, peraltro troppo impegnate per guardarsi in giro.
Vediamo quanto ti piace questo, Coletti. Vediamo quanti avranno il coraggio di battersi per te, che ti credi così amata e rispettata da tutti.
***
«Non pensi che non siano affari nostri. Lei ha saltato le lezioni, ha marinato la scuola per compiere un atto del genere. In quel momento avrebbe dovuto essere qui, al S. Nicoletta. Quindi noi ci sentiamo responsabili di ciò che ha combinato, e perfettamente in diritto di interrogarla, signorina Coletti. Le ripeto la domanda: dov'è la Santorelli?»
La preside rimase in silenzio per qualche momento, cercando di dominarsi. Attendeva la risposta di Lucia, che non veniva, e intanto continuava a far scattare la molla della penna che teneva in mano. Alla fine sbottò.
«È inconcepibile! Il suo comportamento non ha scusanti! Salta le lezioni, aiuta una ragazzina incosciente a scappare di casa... le si offre la possibilità di riparare e lei se ne infischia! Avevano ragione: lei è indegna di frequentare questa scuola e stare a contatto con persone per bene, e io non posso permetterle di fare i suoi comodi in barba al regolamento! Prenderò dei provvedimenti immediatamente! Domani, signorina, può pure evitarsi la fatica di venire sin qui!»
***
Appena fuori dal portone Lucia trovò le altre ad attenderla. Le amiche notarono subito la sua aria sconvolta.
«Cosa ti ha detto?» chiese Milly, ora preoccupata.
«Ha detto che...»
Lucia tormentava la sua collanina, un gesto degno della timida Maria Stella. Quest'ultima, che prima era un po' in disparte, si avvicinò per sentire meglio.
«...che vuole espellermi!» buttò fuori Lucia, sul punto di piangere.
Si guardarono tutte, sbalordite. Poi Alida, vinto lo stupore, parlò.
«Ma perché?»
Lucia scosse la testa, per far capire che non voleva, non poteva parlarne. Scappò via, giù di corsa per la scalinata.
Le tre, rimaste lì senza parole, udirono dei passi dietro di loro, ticchettanti, come di scarpe coi tacchi a spillo.
«Buongiorno, Sangiolo» disse La Bella, rivolta alla sola Alida. «Un vestito nuovo? Molto bello, sgargiante, adatto alla bella stagione in arrivo. Goditi questa magnifica giornata, cara.»
P. La Bella sfoggiò un gran sorriso, poi, accompagnata dal suo corteggio di compagne, passò accanto a Maria Stella senza degnarla di uno sguardo, e si allontanò, mentre Milly, che non aveva voluto cedere il passo, veniva spinta violentemente da parte da Cecilia.
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Adagio ma non tanto [completa]
Ficção GeralLucia Coletti, diciotto anni, è una studentessa modello, una talentuosa musicista dilettante, una responsabile donna di casa che accudisce suo padre e lo aiuta anche in negozio. Così, con un'estenuante ricerca di perfezione, la ragazza ha rimesso or...