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Alida si sedette, avendo cura di non far prendere pieghe strane all'ampio vestito di seta ad arabeschi, e prese in braccio la viola da gamba. Maria Stella le diede le note per accordarsi, Alida sfiorò le corde con l'archetto: tutto a posto. Lucia era ancora in piedi, il flauto in mano.

«Stavolta il nostro concerto sarà davvero molto breve» annunciò. «Con Milly avremmo potuto offrirvi dei duetti, un programma più vario e interessante. Ma lei non c'è, e il flauto dolce solista può essere piuttosto noioso per chi non è appassionato. Perciò ci limiteremo a eseguire un'unica sonata, quella che Milly stava studiando.»

Sorrise, ma fu un sorriso teso, senza vera allegria.

«Di J. S. Bach, la Sonata per flauto traverso e Basso Continuo BWV 1034. Vorrei dedicarla a tutte le persone a cui vogliamo bene, e che non possono essere qui con noi adesso.»

Si rimise a sedere. Alida sfiorava brevemente i piroli in un suo tipico gesto scaramantico prima di iniziare, poi scambiava uno sguardo con Maria Stella e insieme partivano. Lucia le seguì prontamente, puntuale dopo l'iniziale pausa di un ottavo.

***

«Susanna! Dove ti eri cacciata? Pensavamo non ti avessero lasciato venire!»

«Non me lo dire! Ero già in ritardo e, non appena arrivata qui, sono entrata di corsa, ho detto alla tua governante che conoscevo la casa... invece ho sbagliato strada e sono finita in soffitta. Mi ci è voluto un quarto d'ora per capire dove mi trovavo e per riuscire a scendere. Roba da impazzire: sentivo i rumori della festa ma non riuscivo a raggiungerla! Come in un incubo... È un castello, la tua casa, Alida! Poi ho incontrato di nuovo Verbena, che mi ha accompagnata, per fortuna in tempo per sentirvi suonare! Ho sentito che mugugnava: Accidenti alle ragazzine imbranate!»

«Non farci caso, si comporta così con tutti i miei ospiti. Mi fa fare delle figure...»

«Quasi quasi non vorrebbe neppure me» disse Lucia. «E frequento questa casa da dodici anni!»

«È ben altra la gente che non dovrebbe entrare in casa mia...»

Alida indicò con lo sguardo il suo fedele corteggiatore, che ora sedeva sconsolato su uno dei divanetti, aveva preso in braccio una ciotola di patatine e le divorava distrattamente, guardando a terra. Se faceva così ogni volta che si sentiva giù, non c'era da meravigliarsi della sua mole. Senza quel sorriso ebete che sfoggiava in presenza di Alida, il suo viso rotondo sembrava infantile, decisamente più giovane dei suoi quindici anni.

«Oh, è quello lì?» esclamò Susanna, incredula.

«Purtroppo!»

«Ma... ma non è vero che non è carino!»

«Guarda che imbecille a riempirsi di cibo... Cosa hai detto?»

«Cos'ha che non va? Vabbè, è grassottello e piccoletto di statura, tutto qui? L'avevi descritto come un mostro, uno scherzo della natura!»

«Ti piace

Susanna non scherzava affatto.

«Sembra un ragazzo molto dolce!»

«Sembra la versione gigante di Cicciobello!»

«Appunto! Ha un'aria tenera e indifesa...»

«Parla con la lisca e porta l'apparecchio ai denti!»

«Forse parla con la lisca proprio perché porta l'apparecchio ai denti! Prima o poi se lo toglierà, no? Non ha mica una gamba di legno! E poi cosa c'entra? Io porto gli occhiali: sono handicappata secondo te?»

Alida fece marcia indietro davanti a tanta determinazione.

«Va bene, scusa...»

Lucia sentì di dover dare un consiglio a Susanna.

«Se vuoi cercare di fare amicizia con lui, ti consiglio di sbrigarti. Vedi quello che gli si è seduto vicino adesso? È Roberto Minoli, un tizio deprimente che si lamenta sempre. Sembra innocuo, ma noi sospettiamo che irretisca quelli che restano soli alle feste per attirarli in rituali suicidi di massa.»

«Ah! Devo andare a salvarlo!»

«Brava, fai in fretta!»

Susanna non se lo fece ripetere; afferrò uno dei vassoi di stuzzichini e marciò decisa verso il divanetto dove Alberto sedeva in preda alla tristezza ad ascoltare uno mai visto né conosciuto che gli raccontava uno strano incidente di sci.

«Ma cosa la incoraggi?» sbottò Alida, seccata. «Ti sembra una bella cosa da fare a un'amica, presentarle uno così?»

«È più adatto a lei che a te, no?»

Alberto accoglieva con sollievo i nuovi salatini e invitava Susanna a rimanere, soprattutto se era disposta a sedersi tra lui e quell'altro.

«Lucia, riguardo alla sonata di prima...»

«Sì?»

Le due amiche si fissarono per un lungo momento.

«Si dice milletrentaquattro

Adagio ma non tanto [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora