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Lucia guardò il barattolo delle caramelle mou posto sul ripiano più alto e si rassegnò: da solo non sarebbe mai sceso.

«Ho portato la scala fin qui» diceva papà, «ma sai che non mi conviene salire...»

Sicuramente. Dopo la frattura del femore di tanti anni fa, ogni tanto la gamba gli faceva male e cedeva improvvisamente. Aveva dovuto lasciare il suo lavoro precedente, in officina, proprio per questo problema. Sarebbe stato poco prudente da parte sua salire su una scaletta così precaria.

Nemmeno a lei piaceva arrampicarsi, ma papà stava sotto, pronto a intervenire se ce ne fosse stato bisogno. Con un piccolo sforzo, sporgendosi solo un poco, Lucia afferrò quel maledetto contenitore e lo portò giù; lui riprese la scala, la riportò nel retro.

Lucia controllò che tutto fosse in ordine sul bancone. La porta si aprì, il campanello tintinnava. Lucia era pronta a rivolgere il saluto al cliente, ma...

Trattenne a stento un'esclamazione di sorpresa, sorpresa che si trasformò immediatamente in rabbia feroce, quale non aveva mai provato.

Michela stava tranquilla davanti a lei, guardandola con la sua espressione indecifrabile.

«Ma come osi farti vedere qui?» proruppe Lucia, quasi gridando. «Come ti è venuta un'idea simile? Che diritto hai di disturbarmi ancora, e in casa mia? Quando la smetterai? Credevo di essere stata chiara!»

Ed ecco, accadde ciò che Lucia temeva di più. Suo padre tornò dal retro e rimase impietrito.

«Mi... Michela... sei tornata!»

«Smettila, papà! Questa ragazza non ha più niente a che fare con noi! Ha fatto la sua scelta cinque anni fa, ci ha detto a chiare lettere di star fuori della sua vita, perciò cosa ci importa adesso di quello che fa?»

Ma lui non pareva ascoltare. Fissava Michela a bocca aperta, incredulo e pateticamente speranzoso. Lucia avrebbe voluto scuoterlo, anzi, colpirlo.

Sono io tua figlia!

«Sei venuta a goderti i frutti del tuo tradimento? A vedere in che stato di disperazione mi hai ridotta con questa tua ultima prodezza? Bene, guardami! Forse non sono di tuo gradimento? Speravi di trovarmi ancor più sconvolta, magari in lacrime?»

Michela parve confusa. La guardava davvero, attenta, come in attesa di qualcosa.

«Mi hai spiata, mi hai seguita! E io che credevo volessi parlare con me! Invece stavi per fare la delatrice!»

«Delatrice?» ripeté Michela, sorpresa. Forse non conosceva il significato della parola.

«Sì, esatto! Non so come tu abbia potuto fare una cosa simile! Io non volevo crederlo, anzi non ci avevo neppure pensato, ma le mie amiche mi hanno aperto gli occhi!»

«Fanno sempre grandi cose per te, le amiche. Soprattutto Alida» fu l'asciutto commento.

E questo cosa avrebbe voluto significare? Lucia esitò, ma solo per un attimo. Riprese con furia.

«Non dirmi che non immaginavi come sarebbe andata a finire: hai conosciuto La Bella e sapevi di cosa è capace! E io... io mi sono attirata il suo odio per aiutare te

Michela si strinse nelle spalle.

«Non te lo avevo chiesto» disse, semplicemente.

Ma dov'era andato suo padre? Un attimo prima era lì, quasi sul punto di correre ad abbracciare la nuova arrivata, e adesso... sparito. Forse nel retro, forse addirittura salito in casa? Di certo non era uscito dalla porta del negozio, avrebbe dovuto passare in mezzo alle due litiganti.

Lucia non aveva tempo per lui.

«E quindi non mi devi nulla, giusto? Il fatto che qualcuno ti abbia fatto del bene non ti vincola se tu non lo avevi domandato, è così che la pensi?»

«Non ho detto questo.»

«Ah, ma questo spiega tutto! Ora capisco come sei riuscita a infischiartene così dei miei genitori, dopo che ti avevano accolto nella loro casa! Avrebbero dovuto lasciarti dove stavi, che invadenti!»

«Quello che intendevo è che tu hai sempre questo vizio di aiutare a tutti i costi, secondo la tua idea di cosa è meglio per gli altri» riprese Michela, ignorando le nuove accuse. «Se allora ne avessi parlato con me, invece di partire in quarta a fare la paladina degli oppressi, ti avrei spiegato che quello che dicevano di me a scuola non mi importava affatto e che non era necessario far scoppiare una guerra per difendermi. Era un problema mio

Era insopportabile quel suo modo di parlare così calmo, quel tono ragionevole. Se almeno Michela fosse entrata nel negozio deridendola, sghignazzando come la cattiva della storia... Nemmeno una bella sfuriata era concessa a Lucia per sfogarsi? Come si poteva litigare sul serio con una che non alzava neanche la voce?

«Scusa tanto se ho pensato che il problema di mia sorella fosse anche mio!» proruppe Lucia.

«È stato gentile da parte tua, ma non puoi presentarmi il conto per un servizio che non volevo.»

Quando Lucia le si avvicinò, Michela fece un passo indietro.

«Conto? Un briciolo di gratitudine, di educazione, di correttezza è dovuto a chiunque!»

Quella sospirò.

«Hai lo stesso carattere di tua madre» sussurrò, e parve davvero dispiaciuta.

Nel lungo silenzio che seguì, Lucia rifletté su molte cose mentre lanciava un'occhiata al ritratto appeso al muro.

«Se è così, ne sono fiera» riuscì a rispondere, minacciosamente calma. «Ora che hai espresso questa tua opinione, esci di qui e non farti più vedere, mai più!»

Era uno spasimo di dolore e di delusione quello che per un momento passò nello sguardo di Michela? Cosa aveva creduto, di essere accolta a braccia aperte?

«Allora è stato inutile!» protestò. «Non è servito a niente!»

«Di cosa stai parlando?»

Non aveva potuto fare a meno di chiederlo, per quanto si ripetesse di voler troncare la conversazione il più presto possibile.

«Non avevi tempo per me, con la scuola e le amiche... Ma anche adesso... Non hai tempo lo stesso...»

Michela uscì continuando a parlare, ormai con se stessa.

Lucia dovette attendere qualche minuto prima che il ritmo del suo respiro tornasse normale e le mani smettessero di tremare.

***

Michela, tornata in strada, camminava lentamente, guardandosi intorno e cercando di trovare qualcosa di familiare in quella che era stata la sua città per quindici anni. Ma perché era tornata? Non riusciva a trovare una sola spiegazione logica; tutto le sembrava ormai estraneo, lontano, ogni giorno di più.

Di certo aveva avuto una buona ragione. Tutto sembrava farsi sempre più indistinto nella sua memoria e a volte era difficile ritrovare il filo. Non era più sicura di niente. Tranne che del fatto che non voleva che i suoi ricordi e la sua vita andassero sprecati.

Adagio ma non tanto [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora