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«E così gliene ha dette quattro!»

Alida sembrava divertita. Milly continuava a non capire bene chi fosse questa Michela né cosa volesse, ma era ugualmente contenta che la sua amica le avesse detto ciò che si meritava.

«Che faccia tosta, presentarsi in negozio! Ma almeno Lucia si è sfogata. Spero che ora si senta più sollevata. Be', mi spiace lasciarti, ma sarebbe meglio che finissi di studiare in questi cinque minuti di intervallo che rimangono. Tra poco ho il compitino di scienze.»

«Io voglio sgranchirmi le gambe: faccio un giretto.»

«Ci vediamo.»

Le due si separarono. Ma Milly aveva bisogno di riflettere, più che di camminare. Dopo un brevissimo giro, tornò al punto di partenza, a leggere le circolari appese alla porta della Sala Riunioni (non aveva cuore di guardare la Bacheca Studenti da quando vi compariva quell'odioso documento), senza vero interesse. Mentre era lì con le mani in tasca sentì una risatina alle sue spalle.

Era P. La Bella, appoggiata al parapetto delle scale, in compagnia di tutte le sue damigelle, tra cui Cecilia Tiraboschi, com'era ovvio, Laura Graziani, sua collega rappresentante d'Istituto, e molte altre. Solo perché erano tutte femmine risultava difficile cogliere a prima vista la somiglianza con un gruppo di bulletti, ma era proprio ciò che erano, pensava Milly.

«Ma come ti sei vestita oggi, cara collega? Il cane ti ha masticato il maglione?»

«Già. Hai finito di ridere?»

«Non sto ridendo. Non mi sognerei mai di divertirmi per disgrazie altrui.»

«Tu sei la mia disgrazia. Ma cosa vuoi da me? Perché non lasci che la gente viva in pace?»

Milly stava facendo sforzi sovrumani per dominarsi. La Bella se ne accorse.

«Lo sapevo» disse, in tono pieno di commiserazione. «Con te non si può parlare. Sei davvero permalosa. Dovresti cercare di controllarti, sai, o l'essere così irascibile un giorno potrebbe procurarti dei problemi con persone meno pazienti di me.»

Milly si sentì afferrare per un braccio: Alida aveva udito la voce di La Bella fuori della sua aula e aveva subito interrotto lo studio delle scienze.

Non era l'unica ad essere accorsa. Una discreta folla di curiosi si era radunata in un batter d'occhio. Nessuno voleva perdersi una sillaba della discussione fra le due rivali più famose dell'istituto. C'era sempre la possibilità di assistere a una lite in piena regola, se non proprio a una rissa.

Nel guardare le loro facce avide, Milly fu improvvisamente colpita da un pensiero. Il S. Nicoletta era un posto deprimente e soffocante dove non si poteva fare quasi niente di ciò che poteva venir spontaneo a un adolescente, e che era tollerato in altre scuole. Non si doveva correre, nei corridoi occorreva sussurrare (persino durante l'intervallo!) e mantenere il linguaggio a un certo livello di decoro, non erano consentite festicciole di alcun genere, anche ridere troppo poteva essere inopportuno... Gli stessi muri trasudavano frustrazione, noia e istinti repressi da più di un secolo...

«Su, vieni via» disse Alida, riscuotendola dalle sue riflessioni. «Lasciala perdere, cosa le rispondi? Lo sai che vuole solo provocarti!»

«Non sprecare il fiato, Sangiolo. Dovresti saper riconoscere una causa persa» riprese infatti quella voce irridente.

Milly non rispose, ma si rivoltò contro Alida. Cercò di liberare il braccio dalla sua tenace presa, e infine vi riuscì con uno strattone.

«E lasciami! Non voglio mica pestarla!» ringhiò, con una faccia che diceva tutto il contrario.

Adagio ma non tanto [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora