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Lucia era sola nella bottega, non c'era nessun cliente.

Andò incontro alle amiche, sorpresa di vederle comparire lì senza preavviso. Ma stavano tutt'e tre a guardarsi in un silenzio imbarazzante. Alida ruppe il ghiaccio.

«Lucia, sei stata sospesa a tempo indeterminato, penso che tu lo sappia già. E, come Milly mi stava dicendo, nel prossimo Consiglio discuteranno della tua eventuale...»

Lucia la interruppe e Alida fu felice di non dover pronunciare quella parola.

«So tutto. Mi hanno mandato una lettera. Ho dovuto fare la caccia al postino, ma sono riuscita a intercettarla prima che mio padre la vedesse. Per favore, non ditegli nulla: ha già così tanti pensieri!»

«Per quanto pensi di poterglielo tenere nascosto?»

Lucia si strinse nelle spalle.

«Fino a mercoledì prossimo posso lasciargli credere di essere in vacanza. Poi...vedremo.»

Il suo primo giorno di sospensione, mercoledì 18 aprile, era stata l'ultima giornata di lezione prima delle vacanze di Pasqua. Lucia aveva finto di andare regolarmente a scuola, quella mattina, addolorata di dover ingannare così suo padre ma incapace di trovare un'altra soluzione.

«Le nostre compagne di classe cosa dicono, Milly?»

«Niente... siamo rimaste tutte... Bah, per fortuna, come dici tu, ora siamo tutte a casa e la faccenda passa quasi inosservata.»

«È una fortuna?» proruppe Alida, scandalizzata.

«Come lo hanno saputo? Glielo hai detto tu? O i professori?»

Milly scambiò un'occhiata triste con Alida e sospirò.

«È stata appesa una copia del provvedimento nella Bacheca Studenti.»

Lucia fissava le mattonelle rosse del pavimento. Si era tolta i grossi orecchini ad anello, con le clips, che portava abitualmente, e li rigirava tra le dita, pensosa.

Milly decise di essere franca.

«Siamo tutte pronte ad aiutarti, ma cosa ne diresti di raccontare la verità almeno a noi due? Andiamo, cosa puoi aver combinato?»

«Avevo promesso di non dirlo a nessuno, ma a questo punto...»

Sospirò e si appoggiò al bancone.

«Avete presente Susanna Santorelli, quella della I° D?»

Le altre due pensarono un momento, poi scossero entrambe la testa.

«Non frequentiamo alunne della prima» rispose Alida, confusa.

«Ma come no! Se era quasi sempre con voi, all'uscita! Piccolina, magra, coi capelli rossi sempre scompigliati, occhialini...»

Alida si illuminò.

«Ah, quella! Sì, è un'amica di Milly.»

Si volse verso l'altra, con un sorriso e un cenno della testa. Ma Milly la ricambiò con uno sguardo sbalordito.

«Nemmeno per sogno, è amica tua

«Scherzi? Neanche sapevo come si chiamava!»

«Allora la conosce Maria Stella.»

«Sono certa di no, visto che anche lei una volta mi ha domandato cosa ci faceva in mezzo a noi una allieva del primo anno, e io le ho detto che ce l'avevi portata tu!»

Si interruppero, perché Lucia era ormai semisdraiata sul bancone, a corto di fiato. La fissarono attonite. In quel momento, e in un simile frangente, vedere l'amica che si sbellicava in quel modo era grottesco, surreale.

«Non devo... più... preoccuparmi per lei» disse, non appena riuscì di nuovo a prendere un respiro. «È una ragazzina piena di risorse!»

***

«Tu hai fatto cosa?!» esclamarono insieme Alida e Milly.

«Sentite, voi non conoscete tutta la storia e non potete capire, né giudicare.»

Lucia tacque, impassibile, facendo chiaramente intendere alle amiche che il discorso era chiuso.

«Ti aiuteremo lo stesso» la rassicurò Alida dopo qualche istante di incertezza.

Sbuffò forte.

«Ma perché giocarti un tiro simile? Cosa ci guadagnano?»

«Alida, io credevo di non aver mai dato fastidio a nessuno. Non così tanto, almeno. Però...»

Perché stava mentendo alle sue amiche? si chiese, con una punta di rimorso. C'era una cosa che non aveva mai osato confidare neanche ad Alida, un incidente accaduto in quei giorni ormai lontani all'indomani del suo primo scontro con la futura rappresentante d'Istituto.

L'unica occasione in vita sua in cui aveva parlato a quattr'occhi con P. La Bella. Ne avrebbe fatto volentieri a meno.

***

Una mano aveva chiuso la porta.

Lucia era rimasta per ultima nell'aula, raccoglieva tranquilla le proprie cose pensando a cosa avrebbe fatto nel pomeriggio; aveva sentito un lieve rumore, si era voltata mentre era ancora mezza chinata per prendere un libro sotto il banco e da quella posizione aveva visto soltanto una mano chiudere la porta. Dall'interno.

Unghie laccate di rosa chiaro quasi fluorescente, uno smalto che sarebbe sembrato pacchiano su chiunque altro, ma che lei faceva apparire delicato, appropriato.

«Credi di aver vinto, vero?»

La Bella la fissava con un sorriso instabile, gli occhi lucidi, e Lucia aveva avuto paura.

«Ti senti grande e importante, oggi» continuava quella, appoggiando una di quelle mani affusolate sulla cattedra con un gesto aggraziato. La calma nella sua voce era assolutamente innaturale, e spaventosa.

«Sei soddisfatta di te stessa. Assapora questo momento, goditelo. Perché, vedi, finirà. Potresti addirittura rimpiangerlo come il più grosso errore che tu abbia commesso in vita tua...»

Ecco, il tono era via via mutato e La Bella non sorrideva più.

«Pensi che io sia finita? Ti sbagli. Io sono più forte di quello che pensi... e ho pazienza... e prima o poi... quando meno te lo aspetterai...»

La mano sulla cattedra si era stretta a pugno ed era calata sul ripiano con una violenza inaspettata.

«Io ti schiaccerò, così

Due penne erano volate in aria, il registro era finito per terra.

Senza aggiungere altro, La Bella se n'era andata con passo furibondo, lasciando Lucia lì, scossa e tremante nell'aula deserta, ancora incredula di non essere stata fisicamente aggredita tanto era l'odio -sproporzionato agli eventi, incomprensibile- che aveva visto negli occhi dell'altra.


Adagio ma non tanto [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora