You Make me Sick

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Capitolo VII

"Sto male quando sorridi
e sorrido quando vacilli ".
-Fool (Refs)-

Nonostante l'aria fosse abbastanza fredda, la città di Seattle quel giorno era molto gremita

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Nonostante l'aria fosse abbastanza fredda, la città di Seattle quel giorno era molto gremita.
Tanto che dovetti portare Ariana all'interno di un bar caldo e poco affollato.
Prendemmo posto su un tavolo a due, situato vicino alle finestre che davano spettacolo sulla strada in movimento.
Distante dagli altri tavoli e possibili occhi scrutatori.
Nel bar aleggiava un buon profumo di brioche e ciambelle, da far cadere in tentazione chiunque.
- Vuoi qualcosa?-
Immobilizzai gli occhi su di lei, aspettando con pazienza che finisse di scrutare l'ambiente circostante e le persone chiassose.
Era come rapita.
Affascinata dalla banale quotidianità di tutti i giorni, o almeno per me, dato che venivo spesso con Dave in questo bar.
Tese l'orecchio per ascoltare la canzone proveniente dagli altoparlanti.
Simile a una bambina intenta a scoprire il mondo esterno.
Mi venne da sorridere a tale visione, ma nello stesso tempo mi venne da pensare. Chissà da quanto tempo Ariana stava rinchiusa in quel manicomio...
Mi ero completamente perso tra i miei pensieri, tanto da non notare che Ariana aveva riportato la sua l'attenzione su di me.
Fu soltanto quando alzai lo sguardo che incontrai i suoi occhi scuri.
Era perfettamente immobile quando ti fissava, a momenti una statua di marmo.
Sembrava guardare qualcos'altro oltre all'apparenza fisica.
Pareva vedere di più.
- A cosa stai pensando
così fortemente? -
La domanda di Ariana mi lasciò di stucco.
- Fortemente? Cosa ti fa pensare che stia pensando fortemente? -
Aggrottai la fronte curioso.
- Accentui lo sguardo, porti la mano sotto il mento, corrughi la fronte saldamente, dischiudi gli occhi come se volessi difenderti dalla luce del sole e spesso tendi a morderti il labbro inferiore con assidua insistenza-
Fece rotolare tali parole con naturalezza, comportandosi come se fosse una cosa alquanto normale da dire.
- Quanto spesso osservi la gente cosi accuratamente?-
Ariana si lasciò andare contro lo schienale della sedia.
- Solo con chi mi interessa- ammise spostando lo sguardo da un'altra parte.
Feci cenno ad un cameriere di avvicinarsi.
- Salve signori cosa volete ordinare?-
- Un caffè macchiato per me e un tè caldo alla pesca per lei-
Ariana rimase con gli occhi fermi su di lui e non staccò lo sguardo dal cameriere nemmeno quando si scostò, anzi prese a fissarlo con estrema cura.
- Torno subito con il vostro ordine-
I suoi occhi non si spostarono finché non fui costretto a richiamare la sua attenzione.
- Perché lo stavi guardando?-
Lei sbatté le lunghe ciglia diverse volte, riprendendosi dal suo breve trance.
- E' nervoso per la sua prima settimana di lavoro...- sussurrò tra sé.
Mi sporsi leggermente sul tavolo.
- Chi?-
Mi fissò per qualche secondo.
- Il cameriere è nuovo, è da poco che lavora qui-
In effetti era vero.
Frequentando questo bar, io e Dave ormai, eravamo abituati a tutte le facce in questo locale, e sapevamo che quel giovane era stato assunto da poco.
Il dilemma era invece un altro però.
Come faceva Ariana a saperlo se non e' mai uscita dal manicomio ultimamente?
- E' facile, basta osservare con molta attenzione, tu che sei un detective dovresti sapere che il corpo parla più della bocca- disse, cogliendo la mia perplessità.
-Follies, cosa intendi con solo chi ti interessa?- domandai, focalizzando lo sguardo sui passanti fuori dal bar.
Abbozzò un sorriso sinistro.
-E' più forte di me...Quando mi sento attratta da qualcuno o qualcosa comincio a osservare ogni minimo dettaglio, ogni difetto e ogni pregio. Analizzo tutti i pro e tutti i contro-
La sua voce era diventata sommessa e distaccata.
- E a quale scopo...?-
Parlare con lei era diventata una cosa affascinante e strana allo stesso tempo.
Mi sentivo completamente immerso e sedotto da ogni parola che pendeva dalle sue labbra.
Era questo il suo tratto misterioso?
Il fatto di saperti manipolare e rendere quello che tu reputavi banale... interessante?
Oppure, ero io che mi stavo lasciando trascinare troppo.
-Se è una persona, individuo il punto forte e quello debole e poi la smonto, se invece è un oggetto, considero se mi serve o se devo sbarazzarmene-
Sensazionale.
Quale mente misteriosa.
- Quando dici " Smonto" cosa intendi davvero?-
Ariana appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo.
- Ecco a voi! -
Il cameriere ci interruppe, consegnandoci l'ordine e allontanandosi subito con il vassoio per soddisfare un altro cliente.
Ariana fissò il vapore caldo, che dal tè gli andò dritto in faccia per quanto fosse vicina alla tazza.
- Metti le mani così-
Allungai le dita afferrando le sue fredde e chiudendole attorno alla tazza.
- Così ti riscaldi -
Lei spostò gli occhi sulle mie mani attorno alle sue, sorprendendomi nell'intrecciare le sue dita con le mie.
- Ariana! Perché fai certe mosse, siamo sotto sorveglianza per tua informazione!- dissi, staccando le mie mani con riluttanza.
Non volevo, ma dovevo.
- Hai cominciato prima tu- ribatté maliziosa.
- Avevi le mani fredde, ti stavo solo consigliando come riscaldarle- Obiettai con lieve sfrontatezza.
La luce nei suoi occhi era di nuovo lì.
- Fai la piaga e poi ti lamenti se la fascio?-
Mi confondeva in modi inspiegabili.
- Non capisco...- risposi meditabondo.
- Non capire- concluse con fare antipatico.
- Follies!-
Rise con lieve disinvoltura.
- Mi stavi chiedendo cosa intendo con smontare, ebbene, mi piace fare male alle persone, ovvero, godo nel smontare tutta la loro armatura in senso metaforico-
Lo stava facendo anche a me?
- Vuoi smontare anche me?-
In teoria non era una domanda che avrei dovuto fare, considerando che era personale e non inerente al caso ma, ero dannatamente curioso.
Fin troppo curioso.
- Sì, pensavo di essere stata chiara quando ti ho detto di non avere buone intenzioni con te-
Ancora quel sorriso scaltro.
Rimasi in silenzio, sorseggiando il mio caffè; lasciando che il brusio delle persone riempisse l'incomunicabilità fra di noi.
Lei finì il suo tè e io il mio caffè.
Una volta fuori dal bar ci dirigemmo verso il Beer Sheva Park.
- Sei arrabbiato per quello che ho detto?-
Il suo tono giocoso e provocatorio.
Che sfacciata!
- No- risposi, mantenendo gli occhi sul marciapiede.
- Allora perché sembra che tu voglia lasciarmi indietro, cammini troppo veloce-
Sentivo il peso del suo sguardo sulla mia schiena.
- Non sono arrabbiato- insistetti,
pur sapendo di esserlo.
Se non aveva buone intenzioni con me, perché allora non voleva che la evitassi?
Ariana era decisamente un grosso buco di confusione.
- Tornando al caso, ho fatto varie ricerche e scoperto che Gavin Harper non era il solo che stuprava pazienti ma anche George Mattis. Un tipo losco che si era spacciato per un paziente solo per potersi fare le infermiere durante l'ora del cambio-
Ariana mi raggiunse con una breve corsa, prendendomi sotto braccio.
- Si, avevo sentito qualche diceria in giro- confessò lei, facendomi irritare ancor di più.
Sapeva le cose eppure non mi diceva nulla.
- C'è un modo per estorcerti informazioni dalla bocca?- chiesi, portando gli occhi su di lei.
Mi sorrise.
- Bacio francese?-
Sospirai alla sua battuta.
- Basta chiedere- commentò lei, corrugando la fronte con fare arcano.
Socchiusi gli occhi studiandola per l'ennesima volta.
- Ma se quando ti interrogo non rispondi mai...?-
Ariana scosse il capo, accennando un fioco sorriso.
- Questo perché non chiedi direttamente quello che vuoi sapere- tolse il braccio dal mio riponendo le mani in tasca.
Cosa avevo detto di male?


***

Si stava facendo tardi, ed era ora
di tornare indietro.
Camminammo per i lunghi spogli corridoi bianchi verso la sua stanza.
- Bentornati! Com'è stata la passeggiata?-
La dottoressa Carly ci venne incontro.
- Di nostro gradimento-
Ricambiai il suo sorriso con la stessa energia.
Ammiravo la dottoressa Carly, ovvero, ammiravo come riuscisse a svolgere il suo lavoro in un luogo così orribile. Raccapricciante come quel posto.
- Ne sono contenta! Follies ha fatto la brava? -
Spostai l'attenzione su Ariana.
La sua espressione indecifrabile.
- Si, è stata brava- risposi piano.
Nulla traspirava dallo sguardo di lei.
Sembrava una macchina senza emozioni in quel momento.
Successivamente, la dottoressa Carly afferrò Ariana per mano, conducendola dentro la sua stanza.
Le seguii all'interno rimanendo allibito quando Carly fece per legarla di nuovo al letto.
- Non c'è bisogno dottoressa, è stata davvero tranquilla- intervenni, cercando di persuaderla.
-Le credo Detective ma...-
-Legami-
Ariana ci interruppe, pronunciando tale affermazione con acidità.
Non capivo perché facesse così.
La dottoressa andò avanti, chiudendo la manetta attorno alla sua caviglia.
- Okay, allora vado a cercarle i
documenti che voleva avere - annunciò Carly, riferendosi alle informazioni che gli avevo chiesto, riguardanti il passato di Ariana.
Annuii con un cenno del capo, aspettando che uscisse dalla stanza.
- Ariana...C'è qualcosa che devo sapere?-
Alzai un sopracciglio, incrociando le braccia sul torace.
Aspettando che portasse gli occhi su di me, cosa che invece non fece.
Marciai verso di lei afferrandola per le spalle.
- Si può sapere perché cambi umore così velocemente?-
- Mi hai chiamato per nome, io rispondo soltanto a Follies e non faccio un'eccezione per te-
Gelida come il ghiaccio.
Velenosa come una serpe.
Occhi assetati di cattiveria.
- Va bene Follies, ora mi dici perché hai voluto farti legare?- domandai, stringendo le parole tra i denti.
Avvicinò la sua guancia alla mia, portando una mano tra i miei capelli.
- Castiel, fai male ad abbassare la guardia, fai male a pensare che di me non devi aver paura-
Mi morsi il labbro inferiore, trattenendo la rabbia.
- Come vuoi- mi ritrassi freddamente, afferrando una sedia con violenza.
Sedendomi a una certa calcolata distanza.
Tutto questo sotto gli occhi furiosi di Ariana.
- Prima hai detto di aver già sentito dicerie sul conto di George Mattis, per favore dimmi cosa hai sentito e da chi lo hai sentito-
Strinsi i braccioli della sedia con forza, con l'intenzione di scaricare la mia frustrazione su qualcosa che non fosse Ariana.
- Avevo sentito due infermiere che lavorano con Carly parlare di essere state abusate e aggredite quando erano entrate nella stanza di George con l'intenzione di consegnarli il cambio di vestiti-
Si portò una mano lentamente tra i lunghi capelli scuri, arricciando le punte attorno al suo dito.
- Conosci i nomi delle infermiere?-
- Sarah Chandler e Freya McCay-
Presi subito un pezzo di carta e una penna dalla tasca della lunga giacca di pelle, scarabocchiando i loro nomi velocemente.
- Okay, grazie mille Follies per la giornata di oggi, verrò domani verso pomeriggio, nel frattempo prenditi cura di te stessa-
Non volevo essere così stronzo ma non mi lasciava altra scelta.
Ignorai i suoi occhi intenti a bucarmi la schiena, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle mie spalle.

✴ THE SICK GIRL  ✴[Prima Parte]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora