Capitolo XLII
"Chi è dentro la caverna, non vuol vedere chi ha visto la luce".
- Mito Della Caverna-
Tutto ciò che vedevo era il bianco del soffitto, le crepe della parete, attraversata dalla muffa che stava là sopra. Il freddo della stanza senza calore, il dolore degli aghi conficcati nella carne.
In sintonia con la tetra poesia di Uriel, il quale cantava di un angelo del giudizio venuto a giudicare l'uomo. La mia famiglia era diventata la mia distrazione, e potevo pensare solo a quello per scampare alla realtà presente.
Cercavo in ogni modo possibile di esternarmi completamente da quel luogo sconcertante; di non sentire la sua voce maledetta. Eppure il mio corpo era attraversato da tremiti inarrestabili; fitte insopportabili, nel modo in cui Uriel spingeva gli aghi sino in fondo.
Il mio respiro pareva soffocato e ridotto, come se avessi l'asma. Come se respirare per me, fosse diventato un problema.
-Vuoi sapere cosa dice questa poesia?-
Interruppe la sua lirica, infilando l'ultimo ago nella gamba sinistra.
-No...- la mia voce lasciò le mie labbra in un sussurro debole e affievolito
-Che scortese- replicò lui.
Lo sguardo posato sulla mia espressione angustiata.
-Farò finta di non aver sentito- aggiunse, distillando alcuni chiodi sottili dalla scatola di latta.
-No per favore...- insistetti, sapendo che non avrei retto altro dolore.
Non dopo i 24 aghi che mi aveva inflitto sulla parte superiore della gamba.
Mi ero morso le labbra a sangue e la mia fronte oramai imperlata di sudore. Sembravo in procinto di svenire ma non riuscivo a lasciarmi andare.
-Perché no? Mancano solo i chiodi nella scatola, che gusto c'è se non gli finisco?-
Quale persona malata e insana...
Chi poteva trarre felicità dalla sofferenza di un'altra persona?
Uriel andò avanti, posizionando la punta del chiodo sopra la pelle, e poi senza esitazione pigiò sulla testa. Una serie di gemiti soffocati sfuggirono dal mio controllo, giungendo al suo orecchio.
E come se niente fosse, prese a sorridere, giocherellando con la vite. Inseriva il chiodo per poi sfilarlo di nuovo. Un gioco dilettoso e fin troppo piacevole per lui.
-Smettila...- implorai, stringendo gli occhi in due fessure. I denti contro il labbro inferiore.
Anche se non potevo vedere il sangue dal tessuto nero, lo percepivo colare sotto i miei pantaloni verso le caviglie.
-Facciamo un accordo, se tu rinnegherai Ariana quando verrà qui, perché sicuramente verrà, io smetterò subito-
Non riuscivo a scorgere quale inganno si celava nella sua voce, principalmente nei suoi occhi sinistri. Ma tutto il mio organismo mi allarmava di stare attento. Di rimanere in allerta.
-Non posso farlo, Ariana capirebbe comunque che sto mentendo... E questo lo sai anche tu-
Replicai rilasciando lunghi sospiri affaticati.
Uriel mi fissò stupito, a momenti sorpreso ma non per molto.
-Certo, perché lei sarebbe in grado di leggere la luce nel tuo sguardo, e tu Castiel possiedi degli occhi fin troppo espressivi-
Si arrestò per qualche secondo, l'attenzione ferma sul chiodo nelle sue mani.
-Persino io, quando sono entrato nella stanza, sono stato in grado di percepire il battito del tuo cuore, l'ansia nel tuo animo. I tuoi occhi parlano più delle tue parole. Per questo motivo ti benderò la vista. Voglio che tu sia freddo quando le parlerai-
Scossi il capo, consapevole d'irritarlo maggiormente.
-Non capisci, capirebbe che mento persino dai movimenti del mio corpo- obiettai, ignorando per un secondo l'ira nelle sue pupille.
-Allora fai in modo che lei non lo capisca!-
Il tono della sua voce si elevò pericolosamente, facendomi quasi sussultare. Strinsi gli occhi, serrando le labbra. Non aveva senso farlo ragionare. Non c'era alcun modo che potessi fingere di non volerla, perché era evidente. Così evidente da essere arrivato sino a questo punto.
-Io spezzerò Ariana nello stesso modo in cui lei ha spezzato me! E lo farò attraverso di te. Sarà il rumore delle tue ossa spezzate a farle del male. Il sangue che perderai a sporcarla di angoscia! Tutto il male che infliggerò su di te, sarà per lei!-
L'ira e l'amarezza uscivano dalla sua bocca, come missili spaziali verso lo spazio. A una velocità assurda da lasciarti atrofizzato.
-Sai... Ariana non piange mai, e sono sicuro che tu non hai mai visto quel lato di lei.-
Non volevo davvero ascoltarlo. Le sue parole erano velenose come le spine di una rosa letale.
-Ma io l'ho vista. So com'è quel lato di lei. E so cosa può farla cadere-
Tuttavia diceva di meritarla, ed era il primo a volerla vedere cadere.
Quale sentimento contorto provava costui per lei? Era amore o cieca ossessione?
-Allora cosa ti rende diverso dagli altri? Se non è il suo bene che vuoi?- domandai, la mia espressione confusa e costernata.
Uriel prese a giocherellare con gli anelli dorati sulle dita, un sorriso scaltro sulla bocca. Una luce indefinibile nelle iridi scure. Buio come una galassia senza astri.
-Tu non sai niente Castiel... Non sai proprio niente Tesoro-
Spostò lo sguardo su di me, inclinando la testa di lato per squadrarmi meglio.
E poi si chinò quel tanto per fissarmi bene negli occhi. Un arpione fissato sul muro.
-Quando i suoi famigliari hanno deciso di buttarla via, io sono stato il primo ad accoglierla. Io le ho dato un nome. Follies è nata con me, e deve tornare dal suo creatore-
Serrai la mascella, tentando di dissipare il fastidio, l'indignazione sulla mia faccia.
-Puoi anche averla aiutata! Ma non sei il padrone della sua vita, non puoi costringerla a stare con te!-
La rabbia prese il meglio di me, lasciandomi sorpreso. E nello stesso modo suscitando un'espressione meravigliata nel suo volto.
-Wow... Castiel, sei pieno di sorprese...-
Distolsi lo sguardo, voltando la faccia, realizzando solo in quel momento di aver fatto una mossa stupida.
Ora non mi restava che chiedere la misericordia di Dio. Sempre che non decidesse di uccidermi oggi stesso.
-No no, ora mi guarderai bene!-
La sua mano callosa mi cinse per la mandibola, con parecchia forza. E con un gesto brusco mi girò verso di lui.
-Io la merito più di ogni altra persona in questo mondo! E non sarà uno sciocco famigerato come te a dirmi cosa merito!-
Restai imbambolato, plagiato da quella oscura voragine nei suoi occhi. Il male nella sua voce.
-E tu non dovrai fare altro che fare quello che ti ordino...-
Mollò la presa, allontanandosi dalla mia figura.
-Wayne, Pete! Portatelo via, per oggi mi sono stufato. -
I due uomini di prima, entrarono nella stanza, liberandomi dalle manette ai polsi e alle caviglie.
Non riuscivo nemmeno a stare in piedi, a causa delle fitte sulle gambe.
Fu uno di loro a sorreggermi in piedi.
-Anzi, cambio d'idea! Portatelo da mia sorella Nairobi, e ditele che le mando qualcuno con cui divertirsi-
Ero troppo dolente per soltanto rispondere alla sua provocazione.
-Ci vediamo domani Castiel-
Uriel mi sorrise. Un sorriso disonesto e maligno.
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✴ THE SICK GIRL ✴[Prima Parte]
Romance3°posto in Nuovi Talenti 2019 4°posto in Rose Award Contest 2019 ~COMPLETA~ [ATTENZIONE: TEMATICHE DELICATE; CONTENUTI FORTI] Ariana Clark è una ragazza folle. Rinchiusa in un manicomio alquanto sinistro; sinistro come quelle ultime case in fondo al...