Twisted Hope (1/2)

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Capitolo LVI

"Fino a che l'arcobaleno estinguerà le stelle nel cielo.
Fino a che l'oceano coprirà tutte le montagne più alte.
Fino a quando il delfino volerà e i pappagalli vivranno nel mare.
Fino a quando sogneremo della vita e la vita diverrà un sogno".

-George Michael, As-

-George Michael, As-

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🔸CASTIEL🔸

-Quando hai cominciato a provare sentimenti così forti...?-
Guardai il cumulo di nuvole fuori dal finestrino dell'aereo.
Stamattina io e Paris ci eravamo svegliati molto presto, per prendere il primo volo diretto a Seattle; lasciandoci alle spalle lo splendore della città di Parigi. Assieme a tutte le tragedie successe sino a quel momento. Era da ormai troppo tempo che non riposavo la mia mente. Quasi un'eternità nella quale il mio cuore non andava a ritirarsi.
Mi ero imbucato in un circolo vizioso senza tregua. E ora anche mia sorella ne faceva parte.
-Non capisco... un momento sono soltanto attratta da lui, e invece ora ne sono perdutamente persa... E' possibile Castiel? -
Storsi la bocca, valutando la sua affermazione.
-Ci deve pur essere un inganno Castiel, insomma non è possibile che una persona che a malapena conosco, possegga i miei pensieri in questo modo...-
Infatti, non era possibile. Non poteva accadere tutto così velocemente.
-Forse è solo attrazione fisica?-intervenni, tentando di smorzare la confusione di mia sorella. Paris teneva ancora un pacchetto di fazzoletti nella borsa, e ogni tanto si asciugava qualche lacrima fuggente.
-Ho pensato alla stessa cosa anch'io ma... Non è così. Il mio cuore dice tutt'altro-

Chi volevo prendere in giro?

Capivo perfettamente di cosa stava parlando Paris, dal momento che soffrivo dello stesso sintomo, ovvero, della stessa malattia del cuore. Una malattia senza cura.

-Io invece, penso di star cominciando a detestarla...-

La mia risposta sorprese me per prima e Paris di conseguenza, la quale assunse un'espressione sbigottita.
Quasi come se non potesse credere che una simile frase fosse uscita dalla mia bocca.
Mi morsi il labbro inferiore, spostando l'attenzione verso il vuoto.
E per qualche minuto, non tentai di spiegare né interpretare il significato delle mie parole.

-Pensavo ti interessasse... Da come la difendevi davanti ai nostri parenti...-

E mi interessava eccome, tuttavia, vi erano momenti in cui desideravo non averla mai incontrata. E questo non perché non fosse di per sé una persona affascinante, ma per come guastava il mio spirito.
Persino Dio mi era testimone: come un angelo mi riempiva di piaceri e come un demone gli tramutava in dispiaceri.
Con Ariana Clark, avevo imparato che potevo essere l'uomo più felice del mondo e allo stesso tempo il più afflitto. Poiché lei sapeva edificarmi con la medesima potenza in cui mi annullava.

-Lei mi fa sperare Paris... E io ho paura di sperare-

 E io ho paura di sperare-

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🔸FOLLIES 🔸

Mi sono diretta verso quello che doveva essere il covo di coloro che avevano perso la ragione. Pronta a vendicarmi, pronta a mettere le mie mani su qualsiasi complice nascosto. Pronta a spargere del sangue se dovevo, sviscerare senza alcun pentimento. Priva di alcuna compassione. Tuttavia, venni fermata alle porte del bordello da un tizio che diceva di conoscere Diana Clark. Mi aveva informato che mia madre aveva portato Hansel al sicuro e che dovevo raggiungerla lì.

A tale notizia, mi si era illuminato il volto, e questo perché una parte di me, non vedeva e né udiva di Diana da diverso tempo ormai. Una parte sepolta nell'intimo che voleva rivederla.
In contrasto all'altra, la quale invece, mi incitava a fuggire via, a non avvicinarmi. Gridava di allontanarmi dal fuoco rovente in favore del gelo incandescente. L'intero intelletto che trasportavo sul cranio, mi pregava di cambiare rotta e sparire nell'ombra. Eppure, il desiderio si faceva sempre più forte. E senza volerlo mi ritrovai a scarpinare verso la dimora temporanea di mia madre.
Per un secondo, dimenticandomi di essere lì per Hansel e non per lei.
Avevo asceso le scale con una confidenza tale, da spodestare un intero esercito di cavalieri.
Un'incontestabile sicurezza da far invidia a tutti i re del passato.
Convinta, di sapere quello che stavo facendo.
Ciò nonostante, non ci fu la mia dimestichezza ad attendermi. E nemmeno la certezza che pensavo di trovare. Tutto quel che trovai fu Diana, seduta di fianco a un letto spoglio.
Un giaciglio che cullava il corpo dormiente di Hansel.
Mi avvicinai con passo felpato, a momenti inesistente; fermandomi ai bordi del letto.
Diana alzò il capo proprio in quel momento, inchiodando le sue orbe nelle mie.

-Ti aspettavo bambina mia-

Gli occhi grigi, come la nebbia che usavo guardare dalle finestre del collegio. Un cielo nuvoloso e turbolento. Instabile e irrequieto, ma pur sempre piacevole d'ammirare.

Il mio occhio cadde sull'uomo dagli occhi turchesi. Un uomo prigioniero del dio Morfeo, Un cadavere pronto per essere seppellito.
D'istinto passai una mano sul suo viso e poi sul torso; tastando con le dita le profondità dei suoi mali.
Socchiusi gli occhi, continuando a ispezionare il suo corpo: gambe, mani e braccia. L'addome, i fianchi e la schiena.
Ogni angolo della sua pelle era ricoperta di lividi, tagli e ferite.
Non avevano risparmiato neppure il suo bel viso, ora pieno di rigonfiamenti.
Un labbro spaccato, le guance rigate e del sangue essiccato sulle tempie.

L'ira mi divise in due, sfrecciando a una velocità tale da farmi tremare.

In preda a una furia irrequieta, spostai le lenzuola dal suo corpo, rivelando altre lesioni. Altri segni di colpi e percosse.
-Ariana... Per favore, sii delicata-
Diana mi guardò dispiaciuta, allontanando le mie mani dalla sua figura.
-Ha perso molto sangue ed è svenuto parecchie volte. Gli ho dato alcuni antidolorifici per placcare i dolori. Lascialo riposare, almeno fino a domani-
Scossi il capo, distanziandomi dalla loro posizione. Adirata come non mai. Frustrata al massimo delle mie capacità umane.

Uriel aveva decisamente oltrepassato i limiti.

✴ THE SICK GIRL  ✴[Prima Parte]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora