Fragments

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Capitolo XVIII

"Nel profondo della mia struttura
Penso di amarla ancora
Ma ho bisogno di dormire"

-( Jacob Lee, Demons)

Avevo prenotato una stanza al Kimpton Hotel, volendo rimanere il più lontano possibile dalla mia famiglia se in caso Ariana fosse arrivata

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Avevo prenotato una stanza al Kimpton Hotel, volendo rimanere il più lontano possibile dalla mia famiglia se in caso Ariana fosse arrivata.
Pertanto, sicuro che non sarebbe venuta, dato che era impossibile sapere dove mi trovavo.
Aprii la mia valigetta nera, infilando alcuni file importanti e scartandone altri, uscendo dall'hotel e avviandomi verso la mia auto. Dovevo anche dirigermi in caserma, per raccogliere altre informazioni necessarie e trovare Diana Clark.
Avevo un tremendo bisogno di capire con chi stessi lottando, l'esigenza di fermare qualsiasi piano lei stesse tramando.
Prima che fosse troppo tardi, prima che... lei potesse disfarsi di me.
Erano giusto le 5:00 di pomeriggio, e dovevo assolutamente sbrigare gli ultimi incarichi e poi andarmi a nascondere.

Nascondere...

Una parola così strana e contraria alla mia natura, per il fatto che odiavo nascondermi. Odiavo comportarmi come un imbelle e preferivo di gran lunga essere trafitto che mai scovato.
Ma per lei, per il caso, non potevo ferirla e quindi ero costretto a scappare.
Allacciai la cintura di sicurezza e accesi il motore, imboccando subito la strada.
Quel giorno il cielo era di un colore neutro. Non completamente luminoso, ma nemmeno troppo oscurato.
Simile alla mia disposizione, la quale non era totalmente ripugnata dalla sua persona, malgrado quello che avevo visto e processato.
Una volta a destinazione, scesi dall'auto afferrando la busta piena di fogli, avviandomi verso l'entrata.
Al mio arrivo fui accolto cordialmente dai miei colleghi, intenti a portare a termine le loro quotidiane mansioni.
Adocchiato invece da altre colleghe che non persero l'occasione per rifilarmi sorrisini lusinghieri.
Ignorai ogni tipo di avance, marciando verso la segreteria della nostra struttura. Salutando la signora Gilbert e consegnandole alcuni fogli da portare al mio capo; siccome non avevo molto tempo per farlo di prima persona.

***


Mi stavo giusto sistemando la cravatta e spostando le lunghe ciocche dalla fronte, con una mente distratta e un'aria assorta. Quando, a mio discapito, notai una figura slanciata dal fondo del corridoio venire dalla mia parte. Stupito di vedere non solo il mio odiato collega ma anche la mia voragine dalle sembianze umane.

Ariana era con lui.

Vestita elegantemente, con indosso un lungo abito di seta, abbastanza trasparente da far intravedere le gambe forti e snelle.
I capelli sciolti e curati dietro la schiena. Le labbra luccicanti e gli occhi colorati da qualche ombretto scuro. Mi scovai a indugiare con lo sguardo sulla sua forma per più di qualche secondo, presto a perdermi nel suo vortice lussuoso e letale.
Indossava un abito da sera nero, con sottili spalline e spacco vertiginoso. La generosa scollatura le esaltava le forme esili, dandole quell'aria delicata e sporca di sensualità.
Distolsi velocemente l'attenzione, infuriandomi alla poca mancanza di autocontrollo di cui disponevo.
Non potevo darle corda. Non potevo permettermi di cadere nelle sue ragnatele affilate.

✴ THE SICK GIRL  ✴[Prima Parte]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora