Awakening I

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Capitolo XXX

"Ho amato fino al punto di follia; Ciò che si chiama follia, quello che per me, è l'unico modo sensato di amare.

-Françoise Sagan-

C'era stato un periodo lontano nella mia vita, in cui mi ero sentito ultimo

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C'era stato un periodo lontano nella mia vita, in cui mi ero sentito ultimo. L'ultimo tra gli ultimi. Dove mi era sempre parso di arrivare in ritardo, dopo che gli altri erano già arrivati. Dopo che l'ultimo treno era già partito. Ho sempre pensato di essere negato, di essere sbagliato. E che molte cose non erano per me e io non ero per loro.
Ed era strano come fino a un certo punto vivevo secondo un tipo di pensiero. Un pensiero che veniva distrutto da un altro pensiero pensato da un altra persona.
Eppure...
- Bentornato dal paese dei morti Sherlock!-
Dischiusi lentamente gli occhi, interrompendo il mio monologo interiore, incontrando i raggi del sole e la voce profonda di Hansel. In contrapposizione al silenzio, e la quiete del mattino. Tra i cinguettii degli uccelli che cantavano l'inizio di un altro giorno. Un canto di cui avrei tanto voluto conoscere le parole.
- credevo fosse una città...- commentai sottovoce.
- oh! Vedo che sei in buona forma detective!-
Addossai lo sguardo stanco sulla figura alta di Hansel, in piedi a torso nudo davanti al letto. Un letto matrimoniale dalle decorazioni lussuose e minuziose.
Chissà stavolta dove mi avevano portato...

-Su Chér! C'è bisogno di un bel bagno e una buona colazione!-

Socchiusi nuovamente gli occhi al tono della sua voce, domandandomi da dove nascesse la sua grinta e che cosa volesse significare "Chér".

-Dov'è Ariana?-
Mi guardai attorno, analizzando la stanza aristocratica, ornata da grossi candelabri appesi sul soffitto.
-Dove siamo?-
Portai di nuovo lo sguardo sull'espressione di Hansel ora divertita e scaltra.
- Mi dai almeno tempo di risponderti?-
Il suo ghigno entusiasmato pareva allargarsi sempre di più.
-Siamo in campagna, nella villetta della signora Jolie Vincént-
Inarcai un sopracciglio guardandolo con aria torva.
- è il medico privato che ti ha assistito tutta la notte, hai dormito come un sasso-
I miei ricordi erano ancora confusi riguardo a ieri sera. Tutt'ora non ero ancora riuscito a rielaborare e riordinare la mente.
- Quando l'hai conosciuta?-
Hansel sembrava più misterioso del solito. Pertanto, vi era qualcosa che non filava liscio. Qualcosa che Hansel e Ariana non mi stavano dicendo.
Insomma, come aveva fatto Ariana a conoscere la strada? E come aveva fatto Hansel a trovare il nostro nascondiglio?
- Non credo che tu voglia saperlo...-
Spostai la mia attenzione su di lui, in tempo per vederlo ammiccare. Un sorriso perverso ed eccitato stampato sulla sua bocca.
-Sì hai ragione, non voglio saperlo- ribattei, voltando lo sguardo da un'altra parte.
- Comunque Ariana sta dormendo, vado a svegliarla, tu nel frattempo puoi usare il bagno-
Hansel si voltò per uscire dalla stanza. E fu in quel momento che vidi le cicatrici sulla sua schiena. Cicatrici del suo passato burrascoso. Una schiena attraversata da una serie di lunghi tagli rimarginati, da vari segni di frusta intrecciati uno sull'altro.
-oh cielo, Hansel...-
Le parole mi scapparono dalla bocca ancor prima che potessi fermarle, o soltanto ingoiarle.
-Dovresti sapere che è da maleducati osservare le disgrazie altrui, piuttosto non dire niente-
Sapevo benissimo che era da maleducati commentare orrori del genere ma, non capivo perché con Hansel fosse diverso. Ovvero, una parte di me era profondamente dispiaciuta. E voleva sapere tutta la verità.
-Cosa ti é successo...?-
Hansel strinse la maniglia della porta nel suo pugno, girando il capo verso di me. La luce nei suoi occhi, indecifrabile. Impossibile da codificare. Uno sguardo sprezzante e allo stesso tempo sfregiato.
-Che cosa vorresti che ti dica Castiel?-
E con questo uscì dalla stanza sbattendo la porta violentemente.
-Hansel aspetta!-
Feci per scendere dal letto, solo per rientrarci velocemente.
L'aria era gelida fuori dalle coperte e per giunta indossavo solo un paio di boxer neri.
-Cazzo!-
Avrei dovuto chiudere la bocca. Evitare di parlare. Astenermi dal mostrare dispiacere e compassione, sapendo che persone come loro non l'avrebbero tollerata.
Restai in quelle condizioni per un po', osservando gli spazi infiniti e gli orizzonti fuori dall'ampia finestra, non sapendo dove poggiare lo sguardo. Non avendo nemmeno un pacchetto di sigarette per sciogliere la tensione.

✴ THE SICK GIRL  ✴[Prima Parte]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora