Capitolo LXIII
" Vivo in una città fondata sui sogni: Una dimensione a parte e dimenticata; dove la gente non è razionale e non vive nella realtà, ma persiste e continua a sognare."
-J.Kai-
[3 settimane dopo/ Reggia di Uriel- "Hyacinth Ville", Canada]
Ero andata a cercarlo un'ultima volta, prima di dirigermi verso la dimora di Uriel. Intenzionata a dargli un addio meritevole, o qualunque cosa, il mio intelletto, stesse cercando di donargli.
Tuttavia, non l'avevo trovato in casa sua, bensì, avevo trovato sua sorella Paris.
E lei mi aveva riferito che Castiel era andato da suo padre.
Impaziente, ero andata a cercarlo anche lì, soltanto per trovare la casa vuota e le luci spente. E alla fine, ero tornata da Paris per lasciarle le chiavi della stanza di Hansel.-Sono per me?-
Era rimasta sorpresa, a momenti commossa per un gesto vano come quello.
-Vedi qualcun altro in questa stanza?-
Paris le aveva afferrate con gioia, travolta dal significato di quell'azione.
-Vuoi che vada da Hansel?-
Avevo ruotato gli occhi al cielo per quanto fosse ingenua. Un'ingenuità e una semplicità che contraddistinguevano solamente i fratelli Smith.
-Sì, fa del tuo meglio...-
Mi ero bloccata sulle mie stesse parole. Per qualche strano motivo, frustrata e angosciata.
-Sii migliore di me- avevo sussurrato. E per il peso delle mie parole, mi ero aspettata una reazione umile e timida. Eppure la sua espressione determinata, mi aveva sorpreso di nuovo. E così anche la sua risposta.
-Certo che sarò migliore di te. Perché non dovrei?-
Avevo annuito alle sue parole.
Poiché era vero. Perché, per come avevo crocifisso Hansel, non c'era più redenzione per me. Meritavo di vagare in eterno nel fiume dell'Ade. Meritavo di essere punita in modo irreversibile.
-Bene, ora sai dove trovarlo...-
E poi, senza aggiungere altro, avevo lasciato Seattle quel giorno stesso.
Diretta verso il Canada. Nella tana del lupo.[...]
Una volta a destinazione, Uriel mi era venuto incontro con il volto illuminato, aveva cinto i miei fianchi nelle sue mani, e poi stretto al petto.
E l'aveva fatto come se non fossi mai scappata. Come se non ci fossimo mai separati.
Le sue mani si erano appropriate del mio corpo e di quel che rimaneva.
E io l'avevo lasciato fare. Avevo lasciato che mi portasse nelle sue stanze, che mi spogliasse di ciò che mi rivestiva. Volente o nolente, gli avevo dato il permesso di svuotarmi.
E di dilaniarmi dall'interno.
Il peso del suo corpo su di me, la pelle eterea contro la mia. La poca gentilezza che aveva nel divaricare le mie gambe per sistemarsi all'interno. I movimenti bruschi. I baci sanguinosi.
Un'unione di sangue e passione.
Un avido desiderio che non lasciava scampo.
Con Uriel non domavo i miei demoni, ma loro dominavano su di me. Lui mi aveva indotto a credere di essere vittoriosa, ma invece trionfavano nella mia mente.
Non mi lasciavano andare.
E mentre con Castiel, mi sembrava di sentirli svanire, con Uriel parevano fare rumore. Non capivo nemmeno se provavo piacere o dolore quando si imponeva dentro di me. Non capivo se il sentimento fosse carnale o immortale.
Tutto quello che sapevo, era che Follies ne traeva letizia. Gaiezza e Soddisfazione.
In quanto alle altre due, sembravano non avere voce in capitolo.
Le altre voci non mi parlavano e non sussurravano.🔹CASTIEL 🔹
Avevo seguito il protocollo della signora Clark, alla lettera. Mi ero schiarito i capelli fino a raggiungere un biondo naturale. Comperato un numeroso set di lenti a contatto azzurre, da portarmi dietro. E poi, mi ero fatto tatuare i numeri: "IX-XII" (9 e 12). Le quali date corrispondevano ai settori dove sarei stato inserito. E Infine, mi ero dedicato per tre settimane spedite a un allenamento intensivo, con solo diete salutari e proteiche.
I risultati erano stati da subito eccellenti, tanto che mio padre era rimasto stupito e la signora Clark soddisfatta.
-Partirai tra tre giorni, mi raccomando sii prudente Castiel-
Diana Clark era venuta a farci visita, nella casa di mio padre. Mia madre per fortuna era andata a visitare i nostri parenti.
Lei non sapeva niente e non doveva assolutamente scoprirlo. In quanto a mio padre, mi guardava sconcertato. L'espressione sempre più ansiosa del normale. Sempre più in agonia.
-Avanti papà non è la fine del mondo-
Socchiuse gli occhi, lo sguardo a dir poco fulminante.
-Castiel ti prego, non aggiungere altro!-
Rilasciò un lungo sospiro, mantenendo lo sguardo sulla mia figura.
-Non sei tu quello che dovrà seppellire un figlio-
Alzai gli occhi al cielo.
Doveva sempre essere tragico.
-Papà non mi accadrà nulla di grave-
Tentai in qualche modo di rassicurare i suoi nervi pronti a esplodere.
-Disse quello che fu rapito in pieno giorno!-
Mi schernì, sfidandomi a "Non provare" a contraddirlo. Un'occhiataccia che mi aveva sempre lanciato da bambino, quando voleva ordinarmi di smetterla.
Invertii la direzione del mio sguardo, verso il pacchetto di sigarette che stava sul tavolino.
-E che cosa vuoi che faccia?-
Diana guardava il nostro battibecco, stranamente divertita.
Mio padre accese la pipa, imbronciato come non mai.
-Puoi sempre dissentire e mandare un'altra persona- suggerì lui.
Mi inumidii le labbra, facendo finta di pensare, dal momento che era ovvio che non ci fosse nessuno.
-Non ho scelta- replicai schietto.
-Hai sempre una scelta figliuolo!-
Stava cominciando a innervosire anche me.
-Ebbene, ho scelto di farlo!-
Mio padre buttò il posacenere a terra con un colpo secco.
-Cristo santo! Non posso credere di aver aiutato tua madre a concepire un essere testardo come te!-
Diana Clark ci interruppe, sciogliendo la bocca in un sorriso.
-Suvvia! Non scaldatevi così. Castiel è sotto la mia protezione Edgar, non agitarti-
Mio padre la squadrò con parecchia irritazione.
-Lei è un'altra che non dovrebbe proprio parlare, eppure non sa fare altro-
Diana scosse il capo, sorridente.
-Avanti signor Smith! Non vorrà passare gli ultimi giorni con suo figlio in questo modo!-
Ci fu qualcosa nel modo in cui disse, "gli ultimi giorni", che mandò un'ondata di brividi su per la mia spina dorsale.
Le parole suonavano quasi come un'ultima cena prima della condanna. Un ultimo momento di libertà.
E come se anche mio padre mi avesse letto nella mente, se ne andò adirato, sbattendo la porta di conseguenza.
Fantastico...
Diana sussultò appena, trascinando lo sguardo su di me.
-Dovresti considerarti fortunato Castiel, non ho mai visto così tanto autocontrollo-
Annuì, consapevole che mio padre si stava mettendo da parte per rispettare le mie decisioni.
Una decisione che comprometteva il suo equilibrio. E da una parte, mi dispiacque moltissimo.Eppure, se non lo facevo io, chi altro poteva farlo?
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✴ THE SICK GIRL ✴[Prima Parte]
Romantik3°posto in Nuovi Talenti 2019 4°posto in Rose Award Contest 2019 ~COMPLETA~ [ATTENZIONE: TEMATICHE DELICATE; CONTENUTI FORTI] Ariana Clark è una ragazza folle. Rinchiusa in un manicomio alquanto sinistro; sinistro come quelle ultime case in fondo al...