Terza fase: Inferno o Eruzione
Capitolo XIX
"In verità, più vivo, più sono tentato di pensare che le uniche persone moderatamente meritevoli del mondo siamo tu ed io".
― Pierre Choderlos de Laclos, Les Liaisons dangereuses
La notte era scesa, e nello stesso modo era calata la mia ragione.
Il buon senso. Il baratro che mi separava dalla follia onnipresente.
Intrappolata sul fondo degli abissi marini, soggiogata dalla persistente sensazione di vuoto.
Dall'inevitabile senso di nulla.
Perché non controllavo più il corpo e il mio corpo non controllava più me.
Il senno mi stava lasciando e la pazzia invece predominando.
Oh e faceva ridere, faceva molto ridire.
Avevo voglia di ridere istericamente.
Di gridare come una pazza squinternata.
E tutto questo per il fatto che stavo avanzando con la morte verso la vita.
Dritto verso la mia vittima.
Stringendo la mia amata ascia dalla lama aguzza e il ferro rovente.
Stavo arrivando come una dea, galoppando freneticamente sul mio destriero immaginario.
Le strade completamente deserte, eccetto per le auto assordanti contro l'asfalto.
Mi avvicinai alle porte del l'hotel, sfiorando con le dita i muri gialli, percorrendo i ricami sulla porta principale, per poi abbassare la maniglia.
Un forte puzzo di carne e pelle mi sfiorò le narici; e presto mi ritrovai circondata da due uomini in divisa nera.
-Signorina dove pensa di andare? Per sua informazione l'hotel sta per chiudere- Non riuscivo a vedere chiaramente i loro volti a causa della luce debole. L'atrio pareva ottenebrato, illuminato solo dalle luci di emergenza. Situate a qualche metro da noi.
-Oh scusate, avevo pensato fosse ancora aperto-mentii allargando un falso sorriso innocente.
-Cerco il detective Smith -
Mostrai una busta di carta, l'ascia avvolta nella plastica trasparente al suo interno.
-Devo consegnarli questa busta, sarò veloce- dissi, assumendo una posa accattivante e seduttrice.
Scostando appena lo spacco vertiginoso sulla gonna, rivelando una parte candida della mia pelle diafana. Inizialmente, furono riluttanti, ma poi cedettero.
-Okay... Vada pure-
Mi sciolsi in un sorriso trionfante, ammiccando nella loro direzione per un'ultima volta. Osservando come scioccamente ricambiarono il mio sorriso, increspando le labbra con attitudine lusinghiera.
-Oh! E un'altra cosa... Potreste dirmi per favore qual'è la sua stanza? Insomma, è la prima volta che mi chiede di raggiungerlo in Hotel e non saprei davvero come orientarmi- incrinai la voce, fingendo di essere in difficoltà. Esercitando alla perfezione le mie doti d'attrice, ovvero, da damigella in pericolo.
-Stanza numero dodici, al piano terra signorina-.
Ringraziai quegli stupidi, scuotendo la testa divertita.
Non solo mi avevano facilitato le cose, ma non si erano nemmeno accorti di quanto fosse strano, di quanto fosse sospetto vedere una donna entrare nel cuore della notte con una busta in mano.
Troppo presi a scansionare il mio corpo piuttosto che fare il loro dovere.
Alzai l'ascia strappando la carta, la plastica avviluppata, deponendo il manico di legno sulla mia spalla e sfilando l'abito elegante per i corridoi lussuosi dell'hotel Kimpton.🔹Castiel🔹
Avevo un brutto presentimento. Un forte presagio che si era destato nella mia mente al ricordo delle ultime vicende nell'auto.
Non ci avevo messo molto a connettere le cose. Non era stato difficile processarlo.
Non dopo che Hansel mi aveva allegramente mandato un impertinente messaggio sul cellulare;
dicendomi che Ariana sapeva dove mi nascondevo.
Per non parlare della sua audace confessione nel rivelarmi che lui ne era il responsabile.
Quel demente, aveva pensato bene di riferirgli l'indirizzo della mia posizione senza il mio consenso.
Ora, più che temere Ariana Clark, stavo invece pensando come ridurre Hansel in una poltiglia senza ritorno.
Strinsi i denti, vestendomi in fretta e furia; pronto per un'altra assurda maratona nel cuore della notte. Adirato a causa della macabra routine alla quale ero stato costretto a sottopormi, e non solo in quel momento ma anche nei giorni a venire.
Allacciai le stringhe delle mie scarpe lucide, per poi issare nella cintura interna un taser, in caso di legittima difesa.
Successivamente, aprii le grandi finestre della stanza, lasciandole spalancate.
Indossando un blazer in pelle nera, in attesa della mia ospite funesta.
Avanzai di qualche passo fino a raggiungere la finestra, mettendomi con le spalle al muro.
Trascinando gli occhi dal pavimento verso l'ingresso della porta.
Non potevo permetterle di distruggere l'hotel, e l'unico modo per evitarlo era portare la sua attenzione completamente su di me. Fare in modo che la sua sete di sangue non comprendesse distruggere l'ambiente circostante.
E cosa c'era di meglio di una sigaretta nella angosciante attesa...?[ 5 minutes later]
C'era un'altra cosa che bisognava sapere sul conto di Ariana Clark. Un altro tratto che necessitava di essere aggiunto al suo profilo inquietante.
Non mancava mai all'appuntamento.
Ovvero, oltre a essere imprevedibile, la vipera possedeva un alto concetto di puntualità impeccabile.
Struggente.
Lei non si presentava né troppo presto e né troppo tardi, ma spaccava l'orologio insieme alla mezzanotte. Quasi in sincronia. A momenti, parte dello stesso ingranaggio.
-Bonjour Mon cheri-
Non riuscii a far molto, se non dischiudere leggermente le labbra in segno di stupore.
Alla vista dei suoi occhi affamati e del suo sorriso diabolico.
Vestita nel suo abito raffinato, mi guardava euforica ed eccitata.
Come una bestia pronta a divorarmi.
Non feci a meno di scorrere lo sguardo sull'ascia nella mano destra.
La lama brillante nella notte, schiava della luce lunare.Da quando l'atto di uccidere era accompagnato dall'abito da sera?
E perché compiere un omicidio pareva una festa di gala?
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✴ THE SICK GIRL ✴[Prima Parte]
Romance3°posto in Nuovi Talenti 2019 4°posto in Rose Award Contest 2019 ~COMPLETA~ [ATTENZIONE: TEMATICHE DELICATE; CONTENUTI FORTI] Ariana Clark è una ragazza folle. Rinchiusa in un manicomio alquanto sinistro; sinistro come quelle ultime case in fondo al...