Drop

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Capitolo XXXVIII

"Il dolore non è altro

che la sorpresa di non conoscerci."

-(Alda Merini)

Il viaggio nel cofano fu scomodo e per nulla piacevole, sembrava quasi che avessero centrato ogni tombino o possibile rialzo della strada per farmi un dispetto

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Il viaggio nel cofano fu scomodo e per nulla piacevole, sembrava quasi che avessero centrato ogni tombino o possibile rialzo della strada per farmi un dispetto.
La schiena mi doleva e così tutto il resto del corpo.
Diedi uno strattone alle manette inutilmente. Una benda attorno agli occhi; i polsi legati dietro alla schiena come un criminale.
Guidavano come forsennati, e il forte rumore del motore non faceva altro se non stordirmi.
Le ruote della macchina sobbalzavano sui dossi della strada, sballottandomi su quel che penso fosse il soffitto del bagagliaio.
Rilasciai un sospiro indignato e sofferente; per aver solamente pensato di gestire il caso di Ariana Clark con leggerezza. Troppo avvinto dall'idea che avrei risolto tutto con le mie stesse mani. Sicuro di avere tutto sotto controllo.
Eppure persino mio padre mi aveva sempre ripetuto di non agire per conto mio.


🔹🔹

-Il problema non sta nell'imprudenza figliuolo, perché alla fine chi non lo è qualche volta? -
Castiel si accigliò, osservando il padre con aria confusa.
- Il problema maggiore è ciò che gravita attorno a te-
Il signor Smith spense la pipa, incrociando le braccia sulla divisa di agente FBI.
- Non solo sei imprudente Castiel, ma pare che i guai siano attratti come una calamita verso di te. Sembra quasi che al pericolo piaccia la tua compagnia-

🔹🔹

Avevo creduto che mio padre fosse un pazzo quando mi diceva quelle cose, e persino mia madre era intervenuta in mia difesa. Aveva spiegato che lui era troppo duro con me, e doveva lasciarmi nella libertà di sperimentare la vita e le sue conseguenze.
Contrariamente a ciò, solo ora cominciavo a capire le sue parole.
L'idea d'intraprendere questo caso era stata mia.
Ariana Clark era stata una mia scelta.
I pericoli che si erano creati con il suo arrivo erano state tutte mie scelte.
Hansel, Uriel e tutto il resto.
Avevo scelto io di restare.

Non so per quante ore restai immerso in quello spazio chiuso, ma quando decisero di aprire il baule e togliermi la benda dagli occhi, era ormai notte fonda.
-Da questa parte!-
La voce dell'uomo con la maschera da lupo mannaro, era piuttosto giovane. Doveva avere all'incirca la mia età. A differenza dell'altro, che invece pareva più vecchio.
-Cammina! -
Mi diedero uno spintone verso l'entrata di quello che penso fosse un tunnel sotterraneo.
Diverse rampe di scale scendevano in una galleria oscurata, in mezzo alla vasta campagna.
In giro non vi era un'anima viva ma solo alberi e desolati sentieri.
Scendemmo le rampe di scale, accolti dall'odore nauseante di urina, unito al tanfo delle fogne.
Mi venne quasi da vomitare ma mi costrinsi a proseguire.
I muri erano squallidi e l'umidità era ovunque poggiasi lo sguardo.
Non aveva senso urlare e nemmeno ribellarsi.
Le mie mani erano legate dietro la schiena e i due uomini portavano due pistole all'interno della cintura.
Chi lo avrebbe mai detto che io, Castiel Jake Smith, un giorno, sarei stato sequestrato....?
Io, un organo della società e della polizia. Una persona per bene con le mani pulite.
Eppure, eccomi schiavo di me stesso e prigioniero dei miei nemici.

✴ THE SICK GIRL  ✴[Prima Parte]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora