Capitolo LI
"Non posso controllare la loro paura, solo la mia."
– Strega Scarlatta (Capitan America: Guerra Civile, 2016)
Mio padre mi aveva sempre detto di essere prudente. E lo aveva detto così tante volte che era diventato un mantra nella mia testa. Un campanello che risuonava nella mia mente.E puntualmente, suonava ogni volta che agivo troppo precipitosamente.
Sii prudente Castiel.
Sii prudente Castiel.
Sii prudente Castiel.
Ma in situazioni come queste, come potevo essere prudente? Come potevo dire al mio istinto di restare tranquillo? Di non agire?
E come se anche lei potesse percepire i miei pensieri; la confusione infernale nel mio intelletto, Ariana si voltò. Gli occhi penetranti, come una spada a doppio taglio. Fermi su di me.
Essi mi trapassarono da una parte all'altra.
Nello stesso modo in cui il diavolo vagliava i cristiani come il grano.- Castiel No...- Scosse la testa nella mia direzione.
Il tono della voce diretto e nitido, accompagnato dall'agitazione nei suoi occhi.
Tuttavia, era troppo tardi per tirarsi indietro. Ero troppo adirato per farlo.
E d'impulso mi buttai su di lui.
Il braccio alzato in un pugno serrato.
Minaccioso.
Indirizzato sulla sua faccia.
Su quel ghigno onnipresente, compiaciuto.
Quel sorriso schernitore, in grado di farti provare una vasta vergogna, grande come un campo di girasoli.
E ancora una volta mi ero rifiutato di ascoltare i consigli di mio padre, stavolta anche di Ariana.
Poiché fu proprio nell'atto in cui lo stavo per attaccare, che Uriel decise di estrarre un coltellino dalla tasca.
E lo fece inaspettatamente, rovinando i miei piani e adoperando i suoi.
Era troppo tardi per tirarsi indietro.
Mi avrebbe inevitabilmente colpito.
- Uriel Fermati!-
Nairobi si spaventò alla vista della lama luccicante. Del ferro brillante, contro la luce dei candelabri. Cercò in vano di attirare la sua attenzione, ma senza alcun tipo di successo.
Chiusi gli occhi aspettando il colpo fatale nello stomaco. Sicuro di ritrovarmi con il sangue tra le dita. Pronto a ricevere qualunque colpo di grazia.Perché Infondo... Era colpa mia.
🔹🔹
-Hai una vaga idea di quante volte mi sono sacrificato per te! Di quante cicatrici porto sul mio corpo a causa della tua stupida e testarda imprudenza! Castiel hai... merda! Una vaga idea di quante volte ho pensato di lasciarti ai tuoi pasticci!-
🔹🔹
Le parole di Dave sembrarono riaffiorare, accoltellandomi un pezzo alla volta. Accusando la mia coscienza e risvegliando il mio senso di colpa.
Tuttavia, quel colpo tanto atteso non arrivò.
Qualcuno fu più veloce di me, di Uriel e di tutti noi messi assieme.E con mia disdicevole sorpresa trovai Ariana davanti a me. La schiena contro il mio torace.
Come scudo tra me e l'arma del delitto. Il coltello infilzato nel suo fianco.
-Ariana!!-
Boccheggiai appena, scivolando sul pavimento insieme a lei.
La mia mano sopra la sua sporca di sangue.
Eppure, in tutto questo il suo volto parve sereno. Privo di angoscia e paura. Senza la minima increspatura di sbigottimento. In contrasto ai nostri volti dipinti di inquietudine.E fu come se lei avesse da sempre saputo che avrebbe preso il colpo al mio posto.
-Perché l'hai fatto?!-
Uriel si avventò esterrefatto su di lei.
Gli occhi impauriti. Scossi alla vista di quello che aveva appena combinato.-Geyser! Portatela subito da un medico! Chiamate l'ambulanza!- pareva impazzito. E questo perché non avrebbe mai voluto colpire lei. Il bersaglio ero io. Soltanto io.
Cercai Hansel con lo sguardo non trovandolo da nessuna parte.Era già andato a chiamare l'ambulanza? Ma quando?
Mi ero aspettato di trovarlo al nostro fianco. Eppure non c'era nessuna traccia di lui.
Gli invitati avevano già preso a scappare in ogni direzione, creando una confusione e un frastuono per le nostre orecchie.
-Ariana rimani con me!- la supplicai, guardando il suo viso pallido.
La macchia di sangue si espandeva di continuo e così anche le nostre mani intrise di sangue.
-Non voglio essere soccorsa...-
Io e Uriel la fissammo con parecchio disappunto. Stupiti dalla sua affermazione.
-Non dire idiozie Ariana!- sentenziai arrabbiato. Le braccia attorno al suo corpo.
Come poteva dire una cosa del genere?-Che cosa stai dicendo?- insistette lui. Le parole strette tra i denti.
Uriel socchiuse gli occhi guardando la sua forma accasciata contro la mia.
Anche lui irritato all'idea che lei si potesse rifiutare.-Fai chiamare un medico anche per Castiel. Se lui non entra nell'ambulanza. Io non mi farò soccorrere...-
Uriel sgranò gli occhi scioccato. Sembrava quasi come se qualcuno gli avesse appena mollato un ceffone, con un'intensità tale da fargli male.
Strinse le labbra e i pugni di conseguenza.
-Come vuoi tu...-rispose infine.
Spostò gli occhi per un fratto di secondi su di me, sottolineando l'odio eccelso che fermentava nei miei confronti. E poi con un solo gesto della mano ordinò a due uomini di avvicinarsi.
-Chiamate un'ambulanza anche per questo individuo-
Mi indicò con un dito. Il disgusto nella voce. Ribrezzo negli occhi spenti.
Riportai gli occhi sul volto di Ariana, trovandola inespressiva. Lo sguardo fissò su di me.
Sulla mia espressione afflitta, all'interno dei miei occhi offuscati che minacciavano di versare lacrime di dolore.
Per qualche attimo, esistevamo solo noi. Nessun frastuono. Nessun rumore. Non vi erano distrazioni e le sirene parevano lontane. Persino Uriel si era allontanato.
Solo i suoi occhi turbolenti, e Il suo incantesimo sparso per il resto della stanza.
-Resta con me capito? Tu devi restare con me!-
Un ringhio sommesso nel fondo della mia gola. Un nodo nell'abisso del mio corpo.
-Ariana Clark non azzardarti a chiudere gli occhi!- ripetei disperato.
La voce spezzata, incrinata dal cruccio che oltraggiava la mia sanità.
Incrinò le labbra in un mezzo sorriso, premendo la mano contro la ferita.-E tu credi veramente che io possa essere sconfitta così?-
Con mia vivida sorpresa, allungò una mano alla base del mio collo, avvicinando la mia fronte alla sua.
-Ci vuole più di un'arma per annientarmi. E questo tu dovresti saperlo-
Portò le sue labbra sulle mie. E lo fece con forza, a fondo, con un bisogno fervente da togliermi il fiato.
Un'urgenza che non avevo mai conosciuto prima.
Tremori selvaggi lungo i nervi, brividi primitivi sulla pelle.
Le mie vene pulsavano e il mio cuore esplodeva di nuovo. Tutto più accentuato, tanto che riuscivo persino a sentire il mio cuore battere all'impazzata. Ricambiai con la stessa energia, afferrando i lati del suo viso.E lo feci come se dovessi perderla per sempre. Come se il sole dovesse decidere di morire.
Mi chiedevo se anche lei fosse in grado di sentire il mio cuore sfrecciare a una velocità innaturale.
Lei si staccò, guardandomi negli occhi. Lo sguardo feroce e serio.
-Castiel... Non pensarlo mai. Non pensare che sia così facile liberarti di me...-
L'ambulanza arrivò in un baleno e prima che potessi soltanto accorgermi di cosa stesse accadendo attorno a noi, fummo divisi. Alcuni paramedici spostarono Ariana sulla barella, trascinandola via. In quanto a me, fui portato in un'altra croce rossa.
Lontano da lei, da tutto ciò che avevo conosciuto e che pensavo di conoscere.Sant'iddio... Quand'era successo? In che giorno della mia vita avevo scoperto di amare Ariana?
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✴ THE SICK GIRL ✴[Prima Parte]
Romance3°posto in Nuovi Talenti 2019 4°posto in Rose Award Contest 2019 ~COMPLETA~ [ATTENZIONE: TEMATICHE DELICATE; CONTENUTI FORTI] Ariana Clark è una ragazza folle. Rinchiusa in un manicomio alquanto sinistro; sinistro come quelle ultime case in fondo al...