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Benché avesse messo in chiaro che il loro sarebbe stato un semplice incontro tra amici, in cuor suo Brian già sapeva che non sarebbe stato così: le mani gli tremavano mentre chiudeva la porta di casa col paletto; saltellava eccitato senza nemmeno accorgersene mentre si dirigeva verso l'imboccatura della stazione del metrò e durante il tragitto fu preda di movimenti inconsulti (un passeggero che era lì vicino si domandò se non avesse la sindrome di Tourette).

Lo stato di massima eccitazione perdurò anche mentre aspettava di veder arrivare la Smart di Riccardo, nel punto dove gli aveva detto di aspettare.

Mentre aspettava, sentì una voce che gli disse Sei ancora in tempo per tornare indietro, che lui non ascoltò o ascoltò solo in parte. L'attesa di Riccardo stava diventando sempre più lunga, e Brian si stava quasi stancando di camminare su e giù per il marciapiede mentre lo aspettava. Per ingannare il tempo, incominciò a guardare Facebook dal suo smartphone, ma anche quello non servì a calmarlo, dal momento che due minuti dopo era già in piedi, a torturarsi le mani ed a respirare a fatica.

Forse sto avendo un attacco di panico. Oh cazzo. Mi sento come mi sentivo quella volta in cui Corrado mi chiese di uscire insieme. E...

...Si sentì toccare la spalla. A quel contatto saltò in aria come una molla, poi si rese conto che era solo una ragazza vestita in stile dark.

- Ce l'hai una sigaretta? – gli chiese.

- Non fumo, mi dispiace. –

In realtà avrebbe voluto dire che non fumava più perché aveva smesso da qualche anno, ma in ogni caso il risultato fu lo stesso.

- Ah... ciao. – disse la ragazza dark, andandosene per la sua strada, con la gonna di pizzo nero svolazzante e le calze a rete rigorosamente nere.

- Calmati – si disse, mettendosi una mano sulla fronte – Devi stare calmo. Non stai facendo niente di male, stai solo aspettando un amico. Un amico come Carlo. Sì. Fai finta che stai... -

Poi si voltò e vide in lontananza Riccardo che si avvicinava.

Ebbe un tuffo al cuore.

Il ragazzo era vestito con un bel cappotto lungo di tessuto marrone chiaro, pantaloni neri e mocassini scamosciati. Sembrava molto più formale rispetto a quando l'aveva incontrato in discoteca, però era doppiamente più affascinante. Aveva molti meno capelli rispetto a Corrado (il quale alla veneranda età di trentadue anni aveva ancora una zazzera che doveva regolarmente sfoltire), però li portava talmente bene che facevano pendant con i favoriti ai lati del viso, che terminavano in un favoloso pizzetto nero.

Vedendolo in lontananza, così elegante e dannatamente bello, il suo cervello si bloccò, ma non il suo corpo: difatti s'incamminò a lunghi passi per raggiungerlo più in fretta.

- Ciao – lo salutò Riccardo. Standogli vicino si poteva sentire il suo dopobarba: una fragranza dolce ma decisa che inchiodò i sensi di Brian, mentre gli sorrideva dolcemente.

- Ciao – rispose Brian, facendo un cenno con la mano destra.

- Scusa il ritardo, ma ho dovuto sistemare una cosa... è molto che aspettavi? –

- Oh, no...! Tranquillo, sono arrivato poco fa – mentì Brian. In verità era quasi un'ora che aspettava.

Riccardo gli sorrise, quindi lo invitò a seguirlo e Brian lo fece.

*****

Seduto al tavolo, Brian ammirò il locale dove Riccardo l'aveva condotto: insegne al neon appese alle pareti, lampade di lava di tutti i colori inserite in nicchie nei muri e una generale atmosfera di color blu notte mista ad azzurrino. Un concept-bar moderno pieno di hipster: uomini vestiti in giacca e cravatta, alcuni con magliette (in inverno!) bretelle e farfallini; alcuni altri addirittura con borsalino calato sulla testa; Ad uno dei tavoli c'era un ragazzo che doveva avere avuto circa vent'anni, con un basco "alla Fantozzi", però di colore rosso anziché nero, ed una camicia blu di seta. Il ragazzo era accompagnato da un altro ragazzo e da due ragazze. Da quello che poteva sentire Brian, intuì che stavano parlando di filosofia.

Pancakes a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora