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Le bugie che aveva sentito dire a Brian erano state come chiodi piantati nel legno tenero. Lo stavano uccidendo. Non disse nulla a Brian, limitandosi a osservarlo di sottecchi quando era a casa: in precedenza non se n'era accorto, ma era più distaccato, assente rispetto al passato. Sembrava un essere umano che tendeva l'orecchio, in ascolto di qualche cosa che lui non avrebbe mai compreso. Alla preoccupazione iniziale che il suo ragazzo fosse malato, si sostituì la curiosità: doveva a tutti i costi sapere che cosa passava per la testa di Brian, che cosa gli stava nascondendo.

Nei giorni che seguirono Corrado iniziò a stilare un progetto. Aveva deciso che avrebbe scoperto che cosa gli nascondeva Brian. Ad ogni costo.

Cercando di comportarsi con naturalezza, una mattina salutò e gli preparò la colazione. Brian ringraziò, quindi Corrado gli disse che sarebbe stato impegnato tutto il giorno in un assestment center. Brian l'aveva guardato di sbieco, non comprendendo il significato di quelle due parole.

- E' un colloquio di gruppo – spiegò Corrado - Dura otto ore, quanto una giornata lavorativa. Fanno test attitudinali, prove pratiche... non sarò a casa prima di stasera. –

- Capisco – aveva risposto Brian.

Così, si erano salutati e lui era uscito. In tasca si era portato un binocolo.

Appostatosi a distanza di sicurezza dal cortile del suo condominio, si era messo a spiare l'ingresso. Fino a quel momento aveva visto alcuni dei suoi vicini e la signora Visentin, la portinaia che spazzava l'ingresso come ogni mattina. Verso le nove e mezza aveva visto Brian uscire. Benedì se stesso e l'idea di comprare un binocolo, perché il ragazzo sembrava irriconoscibile: Indossava un vecchio giubbotto, probabilmente comprato in un mercato dell'usato; un paio di occhiali da sole e un berretto, unico elemento che lo fece riconoscere ai suoi occhi, perché gliel'aveva regalato lui.

Lo vide allontanarsi sul viale, quindi incominciò a seguirlo con discrezione.

Si stava dirigendo verso l'imbocco del metrò. Accorgendosi di essere troppo vicino, si fermò per dargli un po' di vantaggio, quindi ripartì quando si rese conto che se non avesse individuato quale treno voleva prendere, l'avrebbe perso.

Fortunatamente ciò non successe, perché quando giunse alla stazione sotterranea, Brian era oltre il tornello, che si dirigeva verso una delle due linee della metropolitana.

Naturalmente il treno sarebbe stato il punto più difficile: si stava già riempiendo di gente, ma lui si era già opportunamente camuffato con occhiali da sole e un cappello comprato per l'occasione (così non potrà riconoscermi, aveva pensato).

Durante il tragitto poté tenerlo d'occhio meglio, perché il ragazzo era concentrato sullo smartphone. L'osservò che si eccitava mentre leggeva forse messaggi su Whatsapp, gongolando come una ragazzina. Provò l'istinto di andare lì e sbirciare con chi stesse parlando, ma lo represse perché doveva prima capire dove voleva andare.

Per un pelo non lo perse, perché la folla di gente che voleva entrare stava quasi per farlo rimanere sul treno, ma lui forzò la marea di gente e uscì, continuando a seguire il suo ragazzo.

Camminava sciolto e sicuro, come se sapesse dove andare. E la fermata dov'era sceso non era certo quella del supermercato. Uscito in superficie, si ritrovò in un quartiere di periferia che non conosceva, pieno di nuove palazzine e contestualmente con poca gente.

Qui ebbe un attimo di panico: ad un certo punto Corrado vide Brian che si fermava, come se qualcuno l'avesse chiamato alle spalle. Intuendo che avrebbe potuto girarsi da un momento all'altro, Corrado si nascose dietro una delle automobili in sosta accanto al marciapiede, sperando con tutto il cuore che il suo ragazzo non l'avesse visto. Difatti si era voltato, ma per fortuna non l'aveva notato.

Pancakes a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora