8.

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D'accordo che il gioco valeva la candela, ma dopo che aveva corso il rischio di venire beccato dalla sorella di Corrado, Brian aveva incominciato a vedere ombre maligne dappertutto: quando si vedeva con Riccardo, camminava quasi rasentando i muri o con la testa incassata nelle spalle, senza menzionare che non usciva mai senza un cappellino o degli occhiali da sole. Qualche volta Riccardo gli chiedeva se desiderasse andare al cinema o a cena fuori, ma Brian il più delle volte declinava, preferendo invece andare direttamente a casa sua e magari cucinare lui stesso, pur di non doversi esporre fuori, in pubblico. Una volta Riccardo gli aveva detto che si preoccupava un po' troppo.

Perché, tu non ti preoccupi? Aveva pensato Brian sul momento, senza però riuscire a replicargli. Effettivamente Riccardo, nonostante gli avesse dichiarato di essere fidanzato, non sembrava più preoccupato di lui. Anzi, sembrava sempre molto tranquillo e rilassato, tanto che Brian si fermò un attimo a rifletterci sopra.

Dapprima aveva pensato che non si preoccupasse perché tanto il suo ragazzo era all'estero. Ma possibile che non si preoccupasse del fatto che poteva vederlo qualcuno che conosceva...?

Ovviamente, non c'era soltanto quello. C'era anche il suo cellulare.

Quando erano insieme, non suonava quasi mai, né Brian aveva mai visto ricevergli un messaggio su Whatsapp mentre erano insieme. Com'era possibile che il suo fidanzato non gli scrivesse mai, né gli telefonasse? Inizialmente Brian aveva accantonato l'idea, ma poi una sera, dopo aver fatto l'amore, aveva provato a chiederglielo.

- Ma il tuo ragazzo – attaccò – Non ti telefona mai? Non è mai preoccupato per te? –

Riccardo diede un'alzatina di spalle, come se non sapesse cosa dire – Che io sappia, è sempre molto indaffarato. –

- Ma non ti contatta proprio mai? –

- Lo contatto sempre io – tagliò corto Riccardo, guardandolo come a dirgli che il discorso era chiuso e non intendeva più parlarne.

- Sì, ma... possibile che tu non ti senta preoccupato o in qualche modo minacciato...? –

Per tutta risposta, Riccardo gli rigirò la domanda. - Tu ti senti così, forse? –

- Beh... io... sì. –

- Ed il tuo ragazzo ti chiama, ti cerca...? –

- Sì, lui sì. Ed io sono sempre preoccupato quando non mi trova in casa, sai... -

- Di cosa sei preoccupato? Tanto la vostra storia non funziona, no? – Riccardo piegò le labbra in un sorriso all'apparenza dolce, ma che a Brian, inspiegabilmente, fece un po' paura. Avrebbe voluto replicargli che non era proprio esatto dire che la loro relazione non funzionasse, però...

Riccardo rimase lì a fissarlo, con quegli occhi che riuscivano a penetrargli l'anima. Brian era come ipnotizzato da tale sguardo, tanto che non riuscì più a proferire parola. Intuendo di averlo finalmente zittito, poi, Riccardo allungò le mani e gli accarezzò le guance, prendendolo a sé e baciandolo.

- Non dovrai avere paura, finché sarò al tuo fianco. –

- Giusto. Sono uno sciocco, perdonami. –

- Perdonato. – gli rispose, facendogli l'occhiolino. Brian si sentì stupido, ma al tempo stesso rinfrancato da quel gesto affettuoso del suo dolce Riccardo.

Approfittando di un'altra trasferta breve di Corrado (è una specie di corso, starò via solo un venerdì sera e tornerò sabato nel pomeriggio), Brian aveva colto la palla al balzo con Riccardo, che gli aveva proposto di passare il weekend insieme. Quando Riccardo gli aveva aperto la porta, lo aveva trovato con una busta della spesa in una mano. Senza capire, Riccardo lo aveva guardato, mentre lui sfoggiava un bel sorriso.

Pancakes a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora