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I pacchetti di sigarette acquistati aumentarono con l'andare dei giorni. Riccardo sembrava non accorgersi di quello che stava succedendo al suo nuovo coinquilino (Brian non era sicuro che Riccardo lo considerasse suo fidanzato, per via di tanti segnali che recepiva), perciò tutto quello che faceva era limitarsi a un semplice Credo che tu stia fumando un po' troppo in questi giorni.

Dalla conversazione con Carlo passarono alcuni giorni, durante i quali il rapporto con Riccardo continuò a essere altalenante: c'erano giorni in cui lo ricopriva di attenzioni, facendolo partecipe di nuove mostre e altri incassi (in una seconda mostra era stato più prodigo di attenzioni nei suoi confronti) e facendogli anche dei regali. L'ultimo che gli aveva fatto era un vestito nuovo, molto elegante. Brian di solito non indossava abiti così formali, non essendovi mai stato abituato. Le poche volte in cui si era vestito "bene", erano circoscritte a delle occasioni speciali: qualche matrimonio, un battesimo, la laurea di suo fratello Alex. Tuttavia Riccardo si era fatto promettere che l'avrebbe indossato qualche volta, ma ovviamente Brian non l'aveva mai fatto. Oltre ai regali materiali, c'erano anche le occasioni in cui dopo aver fatto l'amore gli riservava le sue attenzioni riempiendolo di coccole e complimenti, così che Brian tornava a stare tranquillo ed a convincersi che non ci fosse nulla che non andasse.

Ma poi Riccardo riprendeva ad essere freddo e distaccato, a rispondergli tardi o a non rispondergli per niente quando era fuori casa (Brian si chiedeva che cosa facesse fuori così tanto tempo, ma non gli veniva in mente nient'altro che il suo lavoro). Tutte cose che, messe insieme, stavano incominciando a fargli male.

Una mattina uscì dalla doccia con l'accappatoio indosso, in preda ai prodromi di un'emicrania. Si asciugò i capelli in fretta, credendo si fossero un po' scoloriti, tornando al loro colore rossiccio naturale, seppur chiazzato da qualche filo bianco.

Nonostante tutto, erano ancora tutti al loro posto, ben saldi sul cuoio capelluto. Si rallegrò di ciò, ma al tempo stesso si fermò a guardarsi nel grande specchio del bagno.

Tra due mesi avrebbe compiuto ventotto anni. Era ancora bellissimo e desiderabile, e inoltre era stato così fortunato a cambiare vita dopo dieci anni d'immobilismo. Si complimentò con sé stesso, ma ciò non servì a far passare la sensazione di cui aveva parlato a Carlo: si sentiva disorientato, smarrito.

Disorientamento. Smarrimento.

Erano quelli gli unici nomi con cui chiamava quella sensazione di tensione che si accompagnava all'infelicità...

Ancora una volta si ritrovò a darsi dello scemo, perché questa era la vita che voleva e non quella di prima, fatta di noia.

Si toccò la testa, sentendo che il mal di testa cominciava a martellare. Era giunta l'ora di prendere una bella dose di analgesico.

Uscì dal bagno e andò a vestirsi.

*****

Tra le altre cose, l'unico consiglio che era riuscito a dargli Carlo era stato quello di provare a parlargli.

Un pomeriggio, approfittando del fatto che Riccardo fosse a casa, ci provò. Riccardo stava lavorando nel suo studiolo sottostante il soppalco, con la porta scorrevole aperta. Ciò suggerì a Brian che fosse disposto ad ascoltarlo, al che si fece avanti.

Gli si avvicinò con quella solita circospezione inconscia, come di chi si avvicina a una belva feroce pronta ad attaccare, e si fermò a guardarlo.

Lui non lo degnò di uno sguardo fino a che Brian non si schiarì la voce. In quel momento Riccardo si voltò e sorrise, come se fosse stato sorpreso di vederlo lì.

Pancakes a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora