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Poiché era arrivato a destinazione durante la notte, Brian pensò che non poteva piombare a casa di Corrado a quell'ora, per cui decise di fermarsi a dormire in un albergo poco lontano dalla stazione. Il mattino seguente uscì, provando a ricordare dove abitasse Corrado.

In passato era stato ospite insieme a Corrado a casa dei suoi. Ricordava anche che lavoro facevano: suo padre era un docente universitario, mentre la madre era una pediatra. A quanto ricordava però, erano entrambi in pensione, quindi sarebbe stato difficile trovarli su qualche elenco.

Come si chiama il padre di Corrado...? Pensò, mentre sedeva su una panchina del parco con lo zaino in mezzo alle gambe. Comincia per V... Vi... Viviano, Vincenzo, Vito...?

Si spremette le meningi, quando la memoria sembrò assisterlo: Corrado ricordava che suo padre si chiamava come quell'attore famoso morto tanti anni prima.

- Vittorio! – esclamò, - Sì, si chiama Vittorio! –

Brandì il cellulare e cercò l'indirizzo sulle Pagine Bianche. Ormai Corrado era sempre più vicino, poteva sentirlo con il suo corpo, nella sensazione di smarrimento e di freddo che lo pervase appena trovò l'indirizzo della casa del padre.

*****

Una cosa che imparò da quel viaggio, fu sicuramente che i taxisti di Perugia erano persone oneste: scelse uno dei taxi in sosta davanti alla stazione e salì. Quando comunicò l'indirizzo, l'autista sgranò gli occhi, sorpreso.

- Lo sa che Città della Pieve è in provincia, sì? È tariffa extraurbana. Le va bene? –

- Sì, va bene. Non c'è problema. –

Il viaggio in taxi fu un po' lungo, ma tutto sommato piacevole. Guardando la strada, Brian ricordò il percorso fatto insieme a Corrado con la sua Opel Corsa azzurrina, mentre l'autoradio suonava tutte le canzoni che piacevano a entrambi, da Rosso Relativo di Tiziano Ferro a Fotoromanza di Gianna Nannini, più alcune di Robbie Williams e Madonna. Bei ricordi, che preludevano ad altri ancora più belli.

Mentre il paesaggio di campagne e valli scorreva fuori dal finestrino del taxi, Brian pensò che forse era anche per quello che Corrado era tornato a casa: quel territorio così bucolico e aperto alle prime calure tardo-primaverili, doveva essere il luogo perfetto per fermarsi un momento e meditare. E forse così stava facendo Corrado. Si stava curando la ferita che lui gli aveva inferto andando con Riccardo. Adesso anche lui aveva una ferita, e il meglio che poteva fare era cercare di curare almeno quella di Corrado.

*****

Il taxi giunse nei pressi di una via leggermente in pendenza, dove la mente di Brian entrò in fibrillazione appena vide l'Opel Corsa azzurrina di Corrado parcheggiata accanto al marciapiede.

- Si fermi qui, per favore – disse Brian, tirando fuori una banconota da cento euro che porse al tassista – Tenga il resto – gli disse. Dopo averlo ringraziato, scese.

La casa dei genitori di Corrado era una bellissima villa ottocentesca a due piani, con le finestre delle scale in ferro battuto intarsiate da vetri colorati e un patio dove erano sistemati un tavolo da giardino e delle sedie intorno. Ai lati del cancello sorretto dalle colonne in mattoni, c'era una targhetta dorata di quelle professionali, che recitava Dott.ssa Paola Ottonelli sulla riga superiore, Psicologa – Psicoterapeuta nella riga inferiore. Immediatamente Brian si ricordò di Paola, la sorella maggiore di Corrado, quella che mentre i suoi genitori, suo fratello e sua sorella erano su al Nord, aveva deciso di rimanere a casa insieme ai nonni. L'ultima volta che era stato lì, stava per laurearsi in psicologia. Ora doveva aver percorso la sua strada e si era aperta lo studio direttamente a casa.

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