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Brian aveva imparato a disegnare da bambino, quando suo fratello Alex, per tenerlo buono mentre studiava, gli dava fogli e matite colorate su cui lui poi incominciava a disegnare; quando poi incominciava, bisognava dirgli di smettere, perché era talmente preso da quell'attività da riuscire a dimenticarsi tutto il resto.

All'inizio le sue creazioni erano solo normali scarabocchi di bimbo (adesso gelosamente custoditi da sua madre), ma col tempo Brian affinò la sua tecnica, incominciando a copiare dai fumetti (nell'archivio che teneva sua madre, se si guardavano i disegni in ordine cronologico, si potevano vedere gli scarabocchi che si trasformavano magicamente in Paperino, Qui Quo Qua e Topolino, insieme ovviamente ai Gambadilegno disegnati e colorati a matita), poi dalle foto, fino ad approdare al disegno libero, cioè quello che scaturiva dalla sola mente.

Anche se Corrado la pensava diversamente, Brian non era e non si sentiva un artista. Era semplicemente una persona qualunque che padroneggiava la teoria e la pratica del disegno e con esse dava un senso al foglio bianco. Le sue non erano opere d'arte come lo erano quelle di Riccardo o degli artisti antichi o contemporanei che aveva studiato in storia dell'arte; però le sue piacevano a tutti perché, anche se non erano perfette, erano comunque gradevoli da guardare.

Disegnava quando si sentiva particolarmente ispirato, e in questo stato poteva essere arrabbiato o felice o addirittura triste. Quando era agli inizi della storia con Corrado, lo disegnava sempre sul suo diario segreto in diversi soggetti (alcune volte era un marinaio; altre, un cavaliere in sella ad un cavallo bianco, ed altre ancora un astronauta) e atteggiamenti, e ovviamente si autoritraeva insieme a lui. Disegnare gli calmava i nervi, lo aiutava ad astrarsi dal mondo esterno quando c'era qualcosa che non andava, consolandolo dai suoi crucci quotidiani.

Crucci quotidiani come la difficile situazione in cui si era andato a cacciare.

Chino sul foglio con gli occhiali da vista (li usava sempre quando doveva disegnare), Brian stava facendo un disegno che avrebbe voluto fare da molto tempo: la copia di una fotografia scattata tempo prima in un parco a Milano. Ricordava chi l'aveva scattata: Carlo, che a quei tempi si vedeva con un certo Franco, un uomo di quarant'anni (mentre lui all'epoca ne aveva diciannove). La macchina fotografica era quella di Corrado, una vecchia Kodak che ora giaceva da qualche parte della loro casa a godersi la sua pensione di anzianità in santa pace, ma che fino a quando era stata in servizio aveva scattato foto bellissime, tra cui quella che aveva davanti Brian in quel momento. Già all'epoca la macchina analogica era datata, essendo a disposizione le macchine digitali, ma né lui, né Corrado erano particolarmente amanti di quel tipo di fotografia, per cui le loro foto continuavano ad essere sviluppate e stampate su carta dal fotografo, anziché visualizzate attraverso uno schermo.

La fotografia li ritraeva insieme, in estate. Brian vestiva una tutina di jeans e una maglietta gialla, ai piedi indossava delle consunte sneakers della Vans (già allora gli piaceva vestirsi anni '80); portava i capelli rossicci e lunghi che gli ricadevano in onde soffici sulle spalle, ad incorniciare un viso dal sorriso dolce e spensierato. Accanto a lui stava Corrado, vestito con una polo verde e un paio di pantaloni kaki e le Vans blu, leggermente più magro rispetto al presente ma con la zazzera di capelli castani perennemente spettinati (che, diceva lui, era l'unica cosa della sua vita che non era mai riuscita a mettere in ordine), che lo abbracciava teneramente da dietro guardandolo negli occhi, in un'immagine di tenerezza e complicità uniche nel loro genere.

Una foto che era sempre piaciuta a entrambi, ma soprattutto a Brian. In quella foto, pensava, c'era il perché di dieci anni insieme, la ragione per cui un bel giorno avevano deciso di unire le loro esperienze in un unico destino.

E quella ragione ora Brian stava cercando, mentre faceva correre la sua matita su quel foglio, dove stava prendendo forma un bellissimo ritratto di lui e di Corrado.

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