Capitolo 12

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"Zia Teodora dorme, sta' tranquilla." mi sussurra Danny all'orecchio. 

Alan non è con noi, ha preferito rimanere con una certa Madison, una ragazza tutta culo e niente tette. Sinceramente mi ha dato un po' fastidio, visto i suoi trascorsi con Cassidy, ma non posso rischiare di far capire qualcosa a Danny. Inizierebbe col farmi domande, e non è quello che voglio. Nonostante la litigata di qualche ora fa, tengo a Lawrence, e non potrei mai spifferare tutto al mio vicino di casa. 

"Grazie del passaggio, buonanotte." sussurro, prima di salire le scale che portano a casa mia.

Danny non risponde, si limita ad un cenno del capo. Con la coda dell'occhio lo osservo dirigersi in camera sua. Salgo le scale lentamente, con la consapevolezza di dover fare qualcosa per salvare l'amicizia tra me e Lawrence. Mi è dispiaciuto discutere con lui, e vorrei dirglielo. 

Quando raggiungo camera mia, la prima cosa che faccio è estrarre il telefono dalla tasca posteriore dei jeans. Faccio partire la chiamata e aspetto. Un avviso acustico mi informa della mancata riuscita del mio intento. Invece di riattaccare, però, decido comunque di lasciargli un messaggio. 

"Ciao Lawrence, sono io. Savannah la disagiata. Volevo dirti che mi dispiace per come è andata a finire la serata, non era mia intenzione metterti a disagio. Ecco, spero vorrai perdonare una povera ragazza come me. Adesso, non vorrei svegliare zia girasole. Buonanotte." chiudo la chiamata e butto il telefono sulla scrivania. 

Sono sudata, e puzzo di fumo. Quei cretini attorno a me non la smettevano di fumare. Entro in doccia, dopo essermi levati i vestiti, e lascio che il getto d'acqua colpisca il mio corpo. Mentre mi insapono, ripenso alla serata appena trascorsa, alla voglia matta che avevo di salire su una delle auto in gara. Fin da piccola la passione per le macchine mi ha portato ad essere diversa dalle altre bambine. Mi piaceva giocare con i modellini telecomandati invece che con le bambole, ed è per questo che venivo sempre esclusa dalle bambine. 

Leah e Ryan sono stati la mia salvezza, a loro devo tutto. Mi hanno salvata da uno stato di solitudine profonda, grazie a loro il mio carattere ha subito un mutamento. Sono diventata più forte, più estroversa, e a volte menefreghista. Col tempo ho imparato a fregarmene del giudizio della gente, a vivere giorno dopo giorno con degli ideali ben radicati. Nessuno, e dico nessuno, potrà mai abbattermi. Nemmeno Danny Owen e la sua cagnetta mora. 

Esco dalla doccia con la testa libera da pensieri malsani. I miei capelli grondano d'acqua, goccioline bagnano il pavimento in marmo. Li tampono con un asciugamano mentre percorro il tragitto che mi separa dalla cucina. Attorno al corpo ho avvolto un asciugamano, ma non è abbastanza lungo da coprirmi le cosce. 

La luce della cucina è accesa e il petto nudo di Danny è in bella mostra. Sta riempiendo un bicchiere con del succo d'arancia, il mio preferito tra l'altro. 

Mi schiarisco la voce, per attirare la sua attenzione. "Danny, cosa ci fai qui?" 

Il ragazzo alza gli occhi verso di me, e le sue labbra si incurvano in un sorriso malizioso. "Ciao Savannah, avevo sete." 

"Sei in casa mia, Danny. La tua cucina sta al piano di sotto." gli faccio notare l'ovvio. 

"E tu sei coperta soltanto da un asciugamano. Le due case non sono divise da nessuna porta, Savannah."

Arrossisco di fronte alla sua affermazione, mentre il signorino continua a bere tranquillamente il suo succo. Devo ammettere che con le parole ci sa fare. Sarebbe in grado di mandare in tilt anche la più geniale delle menti. 

"Giusto ragionamento, però non ti da il diritto di sgattaiolare qui quando ti pare e piace." 

"Vero, però si dia il caso che io abbia l'autorizzazione di tuo padre." mi fa l'occhiolino, dopodiché rimette il succo nel frigorifero. 

Il mio adorabile vicino di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora