Capitolo 14

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Cammino di soppiatto, le mani strette attorno ad una bottiglia piena d'acqua. Quello stronzetto me la pagherà, stamattina sono stata costretta a passare due ore sotto la doccia.
Odio il peperoncino, non riesco a sopportarlo.

I nostri genitori non sono ancora tornati e zia Teodora è uscita per delle commissioni.
Alan, come al solito, non è in casa, quindi rimaniamo soltanto noi due.
E la mia vendetta.

Apro la porta della sua stanza, ritrovandolo disteso a pancia in giù, la faccia spiaccicata al cuscino.
È la seconda volta che lo becco a dormire, credo che sia la sua attività preferita. Se si esclude il sesso ovviamente.
Avanzo lentamente dentro la stanza, richiudendomi la porta alle spalle senza far rumore.

Quando sono ad un centimetro dal letto, apro la bottiglietta e ne svuoto il contenuto addosso al bel ragazzo addormentato.
Danny si sveglia di colpo, i vestiti zuppi d'acqua, così come la sua faccia.
Sì passa una mano tra i capelli prima di rivolgermi uno sguardo omicida.

"Sei finita."

Non faccio in tempo a scappare, perché mi ritrovo stretta tra le sue braccia. Il suo peso mi schiaccia contro il materasso, e i suoi capelli bagnati mi pizzicano il viso.
Adoro lo stato in cui si trova, la maglietta bianca aderente al corpo.
Per essere un ballerino, il signorino si mantiene in forma.

"Come hai osato bagnarmi? Sei una stronza." sibila a denti stretti.

"Tu come hai osato riportarmi a casa." lo addito. "Per colpa tua, sono stata costretta ad utilizzare la tua scorta di peperoncino."

Il ragazzo sopra di me, inizia a ridere.
Rotola su un fianco, continuando a sghignazzare.
Mi metto a sedere, infastidita dalla sua reazione.
"Smettila di ridere, cretino."

"Avrei voluto assistere alla tua performance." dice, senza smettere di ridere.

Schiaffeggio il suo petto, senza imbarazzo.
La sua reazione ha spazzato via tutta la rabbia che avevo in corpo. Credevo che mi avrebbe uccisa, o perlomeno rincorsa per tutta la casa. E invece no, si è limitato a ridere delle mie disgrazie.

"Potresti smetterla di ridere?" gli chiedo. "Odio il suono della tua risata."

No, non è vero. Questo, però, Danny non dovrà mai saperlo.

"Quindi..." inizio a dire, mentre il mio adorabile vicino di casa cammina allegramente per la stanza alla ricerca di un cambio. 

"Quindi?" mi incalza.

"Cosa hai fatto stamattina, dopo avermi lasciato a casa?" La curiosità mi sta mangiando viva, si vede?

Si, stronzetta, si vede. 

"Ho fatto una passeggiata, nulla di interessante." Sta mentendo, non vuole dirmi cosa ha fatto, e non ne comprendo il motivo. 

"Allora, piccolo ballerino, quando potrò partecipare alle prove?" mi sdraio sul suo letto, in attesa della sua reazione. Adoro punzecchiarlo, adoro vedere il suo viso contorcersi dallo stupore, come sta accadendo in questo momento. 

"Quali prove?" I suoi occhietti nocciola mi scrutano con attenzione. "Se ti stai riferendo alle prove della mia squadra, scordati di partecipare. Non sei una cheerleader e mai lo sarai." 

"Ma...ho gareggiato contro di te, te lo sei dimenticato?" continuo a punzecchiarlo, mi sto divertendo da matti. 

Non risponde, si sfila la maglietta bagnata sotto i miei occhi. Il mio primo istinto è quello di chiudere gli occhi, ma non lo faccio. Rimango ad osservare i suoi muscoli contrarsi mentre afferra una canotta e la indossa. 

Il mio adorabile vicino di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora