Capitolo 36

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La verità viene sempre a galla...

La verità viene sempre a galla...

Le bugie hanno le gambe corte.

Sono distesa su un prato, tutto intorno a me profuma di rose. Accanto a me, Danny sta dormendo tranquillamente. Vorrei poter restare ad osservarlo per il resto della mia vita. I suoi lineamenti sono perfetti, mi ricordano quelli di un angelo. Ricordo il nostro primo incontro, la sua sfacciataggine mi ha incuriosito fin dall'inizio. Danny è indubbiamente il ragazzo che non ho fatto altro che cercare, mi ero illusa di poterlo dimenticare usando Jacob, ma i sentimenti non si possono comandare.

Allungo una mano per sfiorare il bel faccino del mio ragazzo ma una risata interrompe i miei movimenti. Mi volto, ma non vedo nessuno. La risata si ripete, si espande nello spazio circostante, costringendomi a chiudere gli occhi e a tapparmi le orecchie.

"Basta." sussurro.

"Non puoi sfuggire al tuo destino, Savannah Fisher." Sento una voce pronunciare una frase, non riesco a distinguerne il timbro.
Si tratta di una donna o di un uomo?

Un brusio di sottofondo non mi permette di riconoscere la persona con la quale sto avendo una conversazione. "Chi sei? Cosa vuoi da me?" La mia voce è forte e chiara, ma dentro sto morendo di paura.

"Scoprirai presto la mia identità, e quel giorno sarà la fine della tua relazione con Danny. Lui ti vedrà per quello che sei realmente, una poco di buono, e ti lascerà da sola, a combattere." continua la voce.

Cosa ho fatto di male per meritarmi una simile tortura? Contro chi mi toccherà combattere, e perché.

"Basta, non sia niente di me. Cosa vuoi?"

Lo sconosciuto non risponde, tutt'intorno cala un silenzio assordante. Faccio per muovere una mano ma non riesco. Abbasso lo sguardo e mi rendo conto di essere imprigionata. Danny non è più al mio fianco, sono da sola in mezzo al nulla. Sto male, mi manca l'aria. Vorrei gridare, ma le corde vocali non vogliono saperne di rispondere ai miei ordini. Sono bloccata qui, in un luogo sconosciuto, con la paura che mi attanaglia le viscere.

"Non hai scampo, Savannah. Sono li, accanto a te, ad osservare ogni tuo dannato movimento senza che tu riesca ad accorgertene."

No, basta. Sto sognando, tutto questo non può essere reale. Non posso...

"Savannah." una voce si insinua nella mia mente. "Sav, svegliati per favore."

Lentamente apro gli occhi, ritrovandomi davanti lo sguardo impaurito di Danny. "Cosa...dove sono?" farfuglio mentre mi alzo a sedere sul letto.

Danny mi appoggia una mano sulla guancia, con l'altra sposta una ciocca dei miei capelli e la rimette a posto. "Ehi, va tutto bene? Sei a casa, si è trattato soltanto di un incubo."

Cerca di consolarmi, ma la paura continua a scorrermi nelle vene. Se è stato solo un incubo, perché a me è sembrato così reale?
Era come se... l'anonimo mi avesse catturata, e stessi aspettando il verdetto finale.

Annuisco, ma Danny non demorde. "Sicura di stare bene?" riprova.

Guardo l'orologio che segna mezzanotte, ieri sera dopo aver parlato a lungo siamo crollati. I suoi genitori non sono venuti a cercarlo e Alan se n'è rimasto buono nella sua stanza.

"Savannah?" mi richiama.

"Sto bene, Danny. Davvero, è stato soltanto un incubo. Può capitare." Mi sdraio nuovamente, Danny imita i miei movimenti. Presto mi ritrovo stretta tra le sue braccia, il battito del suo cuore riesce a calmarmi e a farmi sprofondare in un sonno senza sogni.

Il mio adorabile vicino di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora