Capitolo 63

667 15 0
                                    

«Marquez. Per 2.»
«Prego, signori. Vi faccio strada verso il vostro tavolo.»

Cena di gala.
Mi sentivo le gambe leggermente tremanti sotto i pantapalazzo neri.

«Tutto ok, Court?»
«..sisi! Ho solo le mani leggermente sudate. Poi passa.»
«Ok! Se non te la senti, dimmelo..»
«Ok, campeon!»

Sul palco chiamarono delle testimonianze a favore del progetto, tra cui un bambino affetto da cancro.
Era così gracile, ma dai suoi occhi traspariva la voglia di vivere.
Mi si strinse il cuore quando vedendo Marc salire sul palco sorrise.
Dopo qualche parola lo vidi avvicinarsi con il bimbo in collo al nostro tavolo.

«¡Hola campeon! ¿Como te ilami?»
«¡Me ilamo Cristian!»

Dai suoi occhi traspariva l'ammirazione per quel giovane ragazzo spagnolo seduto di fianco a lui. Sua madre ci disse che lo adorava e si vedeva proprio.
Marc, dal canto suo, adorava i bambini e lui era veramente speciale. Lo aspettava l'ultimo ciclo di chemio prima di poter urlare al mondo che aveva sconfitto la bestia.
A fine serata li consegnò un VIP-PASS per la finale di campionato.
Fu la scena più bella di tutta la serata.
Io invece in quella serata avevo capito tanto su Marc e anche su di me.
Avevo capito che Marc era l'uomo perfetto per me, il perfetto marito e padre dei miei figli. L'uomo che avevo sempre cercato, quello dal carattere di merda ma che poi si scioglieva sempre.
Marc era così: orgoglioso, testardo, non incline a perdere e nemmeno ad avere torto, MISTER PERFEZIONE insomma. D'altro canto però era dolce, sensibile, attento sempre alle mie richieste, protettivo (anche troppo), coccolone quando sapeva che ne avevo bisogno.
Io, invece, avevo capito che forse dovevo iniziare a lasciarmi le mie paure alle spalle.
Che i bambini ti prendono per come sei in quel momento, e non per come eri o per come sarai.
Se li vuoi bene, loro ne vorranno a te, senza scuse.
Avevo capito che forse non mi serviva una madre per essere io stessa una buona mamma. Avevo solo bisogno di un compagno che mi aiutasse a diventarlo, ed io lo avevo accanto.

«Sai Marc...ho capito una cosa stasera.»
«Cosa?»
«Beh...che forse devo smetterla di avere paura di farmi una famiglia. Che non è scritto da nessuna parte che se sei disgraziatamente orfana non sarai mai in grado di essere una buona madre e una brava compagna..»
«L'ho sempre saputo..» sospirò quasi sollevato «Ma non dovevo essere io a dirtelo e tanto meno a dimostrartelo. Non mi avresti ascoltato. E invece? Stasera ti sei data la palese dimostrazione che sarai, per mia fortuna, una mamma esemplare.» sorrise «Il tuo bello sai qual è, Court? Il tuo bello è che non c'è bisogno di darti il libretto d'istruzioni. Ci arrivi da sola usando istinto e cervello. È questo quello che mi fa impazzire di te. E ringrazio il cielo tutti i giorni di averti incontrata e di averti pagato quella stupida colazione. Anche se dovrei ringraziare anche Alex che ci ha messo lo zampino!»
Scoppiammo a ridere mentre entravamo in garage.

Al mugello tutto può succedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora