Capitolo sedici

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-Sta tramontando- osservò il principe Gerard, sostenendo Victoria fra le braccia.

Avevano camminato a lungo nel bosco, però la ragazza ogni tanto aveva la necessità di voltarsi e stringerlo di nuovo per assicurarsi che fosse lì, che fosse reale e non un sogno.

Gerard rimase a osservarla, era così bella alla luce del tramonto: i suoi capelli pallidi acquisivano tonalità mistiche al contatto con il crepuscolo, i suoi occhi azzurri erano come fari e possedeva un sorriso così tranquillo che gli infuse pace all'istante.

Avrebbe voluto fermare il tempo e non andare a cercare John.

-Perché vuoi andare da lui?- la voce cristallina di Rori fu sufficiente per farlo risvegliare dai suoi pensieri.

-Lo devo ai cittadini di Belleville, loro mi hanno aiutato a ritrovarti. Non posso permettere che costui continui a fare del male alla popolazione di quel villaggio, non sei stata la prima a essere portata via da lui.

Le spiegò a grandi linee tutto ciò che quell'uomo malvagio aveva fatto, come era un miracolo che lei fosse ancora viva e vegeta.

Le raccontò della donna che era rimasta incinta del figlio del Mostro, di come le era stato estratto un occhio solo perché John non poteva sopportare che ne avesse due.

Un pensiero venne alla mente del principe, osservò il ventre dell'amata:

-Lui... tu potresti... hai fatto qualcosa con lui?

Se gli avesse detto di sì, non sarebbe stato capace di arrabbiarsi con lei: non aveva memoria della loro relazione, però sicuramente non avrebbe lasciato morire facilmente John, lo avrebbe visto soffrire come un cane.

Rori negò con il capo, lo tranquillizzò.

Allo scorgere una casa in messo agli alberi, la principessa di Wari e Castiglia si pose alle spalle di Gerard, gli legò i polsi.

-Cosa fai?

-Devi fidarti di me adesso.

Gerard notava qualcosa di strano in lei.

-Non voglio che tu lo uccida. Gerard, mi hai raccontato che ha fatto un sacco di cose orribili, ma lui... lui mi ha trattato bene, ha dimostrato di essere cambiato o di poter farlo in un futuro. Se tu adesso metti fine alla sua vita, non avrà mai la possibilità di redimersi.

Se Gerard avesse avuto le mani libere, in quel momento l'avrebbe afferrata e scossa un paio di volte per assicurarsi che fosse la vera principessa.

Era un nemico pericoloso e lei non se ne rendeva conto!

-Lui non cambierà, Rori!

Quell'affermazione fece tingere un espressione di puro dolore nel viso della fidanzata:

-Tu hai avuto la possibilità di cambiare. Sei stato salvato quando ne avevi più bisogno, ed ti è stato perdonato ognuno dei tuoi errori. Ora ti chiedo di fare la stessa cosa, voglio che tu mi lasci aiutare qualcuno che ha toccato il fondo.

Aveva una benda, doveva rallentare il principe; lo fece appoggiare contro un albero e cercò le sue labbra.

Lui non aveva nessuna intenzione di ricambiare un bacio dopo che lo aveva fatto prigioniero per andare a "salvare" il suo rapitore.

-Ti prego.... Ti prego, Gerard.

Era geloso.

L'unica ragione per la quale non voleva che lei andasse era perché sentiva gelosia!

Non gli preoccupava la salute di Victoria, siccome sapeva che armata con una spada poteva andare contro un centinaio di uomini armati e uscire illesa, ciò che lo spaventava era l'ignoranza di ciò che era successo fra loro.

Avrebbe voluto sapere se i ruoli fossero stati invertiti, se lui fosse stato il rapitore, il Mostro, cosa avrebbe fatto.

Victoria sbuffò, avrebbe voluto dire qualcosa, ma non lo fece.

Quando entrò nella casa che si adibiva a rifugio di John, trattenne il fiato.

-So che sei lì con lui- la porta si chiuse di colpo alle sue spalle.

Nonostante l'ansia che sentiva in petto, non si sarebbe mai permessa di dimostrare la sua paura estraendo la luccicante spada.

-So che non l'hai ucciso.

-No, non ho intenzione di fargli del male- si interruppe per recuperare il respiro -.E nemmeno a te.

La casa era oscura, non sembrava più così accogliente come la ricordava, vi era un odore acre nell'aria e i suoi passi echeggiavano. John poteva essere ovunque e in nessun luogo.

-Cosa vuoi fare? Vuoi massacrarmi?- le domandò il Mostro.

Ora comprendeva anche lei perché era stato denominato così: se le altre donne che erano state sue prigioniere si erano viste in quella situazione aveva senso, lui si nutriva della sua paura, delle emozioni negative che avrebbe dovuto sentire.

-Se avessi voluto farlo saresti già morto.

-Amo la tua falsa dimostrazione di coraggio.

-Non è falsa, è che non posso più essere spaventata ormai. Voglio che tu ti mostri innanzi a me e mi permetta aiutarti. Nessuno di noi deve morire oggi.

Rori sentì la sua presenza al suo fianco, istintivamente alzò la mano fino a trovare la sua guancia: il fatto di averla avuta così vicina e di non averla uccisa parlava molto meglio di lui, continuava a far credere alla principessa che vi fosse una possibilità di cambiarlo.

-Puoi essere felice, John.

Vi fu una pausa, la mano di John fu sulla sua e la strinse, la baciò e con voce spezzata sussurrò il Mostro:

-Come?

-Devi pagare per ciò che hai fatto. Mi assicurerò io stessa di farti avere un giudizio, di evitare che ti condannino a morte. Puoi redimerti.

John annuì:

-Voglio essere libero, Rori.

Ed estrasse una spada affilata, la principessa non ebbe nemmeno il tempo di muoversi e rimase imprigionata dalla stretta dell'uomo che aveva provato a salvare.

Gerard era riuscito a liberarsi, stava correndo a perdifiato verso la dimora del Mostro.

Rori non voleva ucciderlo, lui lo voleva morto, avrebbe cercato una via di mezzo fra le due correnti di pensiero; pose una mano sulla porta prima di sentire l'odore al quale si era abituato di più nell'esercito: l'odore di sangue e morte.

Aprì e rimase scioccato dalla visione innanzi a sé: Rori era piena di sangue sui vestiti, piangeva innanzi al cadavere di John.

Lui la strinse, la lasciò piangere contro il suo petto, dimenticandosi di tutte le emozioni d'odio che sentiva.

-Volevo salvarlo, Gerard, volevo che fosse come te. Non l'ho potuto aiutare.... Vederlo morire così....

Lei voleva salvarlo proprio perché le ricordava Gerard.

La caricò di peso e la poggiò contro il proprio corpo, era troppo provata per camminare da sola.

Gerard di UgarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora