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Steve aprì gli occhi lentamente; sentiva dolore su tutto il viso, su tutto il corpo ad essere onesto. Non riconobbe immediatamente il posto in cui si trovava, poi pian piano riacquistò lucidità e si rese conto di essere in un ospedale. Richiuse gli occhi, solo per un secondo, e ripercorse mentalmente gli ultimi avvenimenti.

Berlino, Lidya, l'esplosione... Dio! L'esplosione. Era per quel motivo che era finito in ospedale? E che ne era degli altri?

"Ciao Cap" sentì sussurrare e si voltò alla sua sinistra. Quella voce... "Lidya?" mormorò.

"No, sono io. Natasha."

Steve mise a fuoco il viso che gli stava davanti e deglutì a vuoto. "Nat" mormorò. "Stai bene?"

"Sì" la donna annuì. "Ho solo qualche graffio ma niente di grave. Tu invece..." delicatamente lei si mise a sedere sul letto. "Sei conciato malino, eri troppo vicino all'edificio quando è saltato in aria. Lo scudo non è bastato a proteggerti. Ti riprenderai però."

"Gli altri?" l'uomo si sollevò poco, sentendo dolore quando lo fece.

"Stanno bene. Thor non ha neppure un segno, Tony indossava l'armatura quindi non si è fatto nulla, Clint ha solo una costola incrinata. Banner non era neppure sceso dal jet quindi..."

"L'Agente Abel?"

Natasha respirò a fondo, abbassò gli occhi pensando a cosa dire. La prima cosa che Steve aveva fatto svegliandosi era stato pronunciare il nome di Lidya, come poteva lei dirgli che...

"È morta?" le chiese lui senza girarci intorno.

"Non lo sappiamo" la Romanoff scosse il capo. "Dopo l'esplosione abbiamo trovato alcuni resti ma era il caos e non è stato possibile identificarli."

Il Capitano chiuse gli occhi, girò il capo dall'altra parte e Natasha avrebbe potuto giurare che aveva visto una lacrima scendergli lungo la guancia. "Credi che ci sia la possibilità che possa, in qualche modo, essere ancora viva?"

La donna voleva dire di no, ma non se la sentì di togliergli quella speranza. Non in quel momento. "Credo che con Lidya tutto sia possibile. Le ho visto fare parecchie cose che non credevo realizzabili. Ma non ho una risposta sicura."

Steve rimase in silenzio per alcuni minuti, minuti durante i quali il suo sguardo restò fisso su un punto indefinito della stanza. Natasha gli lasciò il suo tempo. Anche lei aveva bisogno di metabolizzare la cosa, Lidya era sua amica, ma sentiva che toccava a lei prendere il controllo perché Clint stava affrontando la perdita a modo suo e Tony non la stava affrontando affatto. Continuava a fare dell'ironia, ciecamente convinto che in qualche modo Lidya fosse ancora viva e che l'avrebbe trovata. Era nella fase della negazione ed era strano vederlo così smarrito.

Natasha aveva dovuto telefonare a Pepper, e la donna era stata l'unica capace di calmarlo un po', solo un po' però.

"È strano vero?" domandò Steve voltandosi a guardarla, i suoi occhi chiari erano pieni di lacrime e Natasha dovette usare tutta la sua forza di volontà per non crollare. "Che ci si affezioni così tanto a una persona pur conoscendo così poco di lei."

La Romanoff scosse il capo. "No. Non è strano. È semplicemente umano... non puoi controllare i tuoi sentimenti, qualunque essi siano. Anche se a volte ci piace credere di potere."

"Credo che mi sarebbe piaciuto perdere il controllo per lei" confessò Steve con un sorriso amaro. "Ha senso secondo te?"

"Sì, ne ha" Natasha gli sorrise prendendogli una mano.

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