15.
Rimanere a New York, avere tre agenti diversi da quelli scelti per lei dalla CIA e non chiederle di coinvolgere gli Avengers in nessuno dei suoi casi, erano le tre cose che Lidya aveva chiesto e ottenuto quando aveva incontrato il capo a Berlino. A tre settimane di distanza, lei sapeva esattamente da chi era composto il suo team, aveva incontrato il suo partner; erano andati a cena e avevano parlato a lungo. Lidya era giunta alla conclusione che sarebbero andati d'accordo.
A Steve, Liam Long, era questo il suo nome, invece non andava proprio a genio, ma quando lei aveva chiesto perché lui non aveva saputo rispondere. Aveva detto che era una sensazione ed era tutto ciò che aveva voluto dire. Del team che Lidya aveva messo insieme facevano parte anche Marina Clinton, prima in accademia e vera esperta di esplosivi, John Dawson, un uomo latino con molti contatti e il giusto sangue freddo. Aveva fatto qualche cazzata di troppo da giovane e ora provava a rimediare lavorando per la legge. E Sharon Carter, pronipote della defunta Peggy Carter, primo amore di Steve Rogers.
Li aveva scelti personalmente, dopo aver letto i loro file e dopo averli osservati per un po'. Era certa che tutti e tre avrebbero dato il giusto contributo alla squadra. L'indomani si sarebbe presentata ufficialmente e sperava che un caso sarebbe arrivato presto così da poterli vedere all'opera.
Steve era stato entusiasta di sapere che Sharon faceva parte del team, aveva detto che era molto in gamba e molto leale. Lidya sperava che fosse così. Con un respiro scrisse qualcosa sul foglio che aveva davanti e poi girò il capo per guardare al suo fianco; Steve dormiva, dopo una passionale notte d'amore che si erano decisamente guadagnati dopo il tempo trascorso lontani nell'ultimo periodo.
Allungò la mano per accarezzargli piano i capelli e sorrise tornando a scrivere. Lui si svegliò pochi secondi dopo, si mosse nel letto e infine si girò verso di lei. "Cosa stai facendo?" le chiese.
"Redigo un file. La luce ti ha svegliato?"
"No. La luce non è un problema" l'uomo si sollevò fino ad essere seduto, la guardò incuriosito. "Di che si tratta?" domandò indicando la cartelletta che lei teneva in mano. "Un altro agente per il tuo team?"
"No, è un file su di me."
"Su di te? Non capisco."
Lei chiuse la cartelletta, poggiò la penna sul comodino lì a fianco e sorrise. "Domani inizierà il mio lavoro ufficiale per la CIA e probabilmente ci vedremo ancora meno di quanto non facciamo adesso."
"Non sembra piacevole. Stai cercando di mettermi di cattivo umore?"
"No" Lidya rise. "Voglio solo dire che molte dinamiche cambieranno, stanno già cambiando. Nuove tessere del puzzle si uniscono a quelle già esistenti; pensa a Wanda e a Visione" disse facendo riferimento agli ultimi arrivati nella squadra degli Avengers. Sapeva poco di loro: Visione era una specie di versione 2.0 di Jarvis, Wanda era una sopravvissuta che aveva perso tutto per due volte e che stava provando a ricominciare. "Tu e Natasha li state allenando e dunque siete molto impegnati, io lavorerò parecchio e per molte altre cose mancherà il tempo. Quindi ho pensato di accelerare il tutto."
"Continuo a non capire" ammise Steve. "Ma mi piace la luce nei tuoi occhi."
Lydia gli consegnò la cartelletta che aveva in mano. "In questo dossier, se così possiamo definirlo, troverai tutto quello che c'è da sapere su di me. Proprio tutto: dalle piccole cose come il mio colore preferito, alle cose importanti come Samara 1999" piegò poco il capo quando Steve la guardò. "Lo so che vuoi saperne di più da quando l'agente Ross l'ha tirata in ballo e ti ringrazio per non aver fatto domande. Voglio davvero che questa cosa tra di noi funzioni e affinché accada serve sincerità assoluta."

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Assemble
FanfictionGli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, do...