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"Lei dov'è?" Steve avanzò con aria nervosa nella stanza, appena sceso da un jet che lo aveva allontanato da New York praticamente per nulla. Il contatto di Tony non aveva saputo fornire loro alcuna notizia, non aveva idea di chi fosse Long, se fosse qualcuno di diverso da chi sosteneva di essere. E mentre perplessi risalivano sul loro mezzo di trasporto, per tornare a casa, era arrivata la telefonata di Natasha. La donna aveva mormorato qualcosa riguardo a Lidya che era sparita, a Long che aveva buttato giù la maschera, ma poi la linea si era interrotta e nonostante Stark avesse provato non era stato possibile ripristinarla, e fino al loro arrivo alla Avengers Tower, Steve era rimasto con il fiato sospeso, Tony anche.

"Non lo sappiamo Cap" Sam si strinse nelle spalle, ogni monitor nella stanza era nero, un fruscio come di segnale disturbato arrivava da quel "buio".

"Friday, ripristina i monitor e le connessioni, adesso!" ordinò Tony.

"Ci sto provando, signore. Ma ogni mio tentativo è vano."

Stark armeggiò con alcuni attrezzi, un tablet, un pc... a Steve non importava assolutamente nulla. Era nel panico più totale e ammetterlo gli faceva paura.

"Cosa sappiamo?" domandò guardando Sam, Natasha, Wanda, Visione...

"L'agente Abel è stata rapita" argomentò proprio quest'ultimo. "E il suo rapitore vuole farci partecipi di alcune cose."

"Che significa?"

"Ogni ora circa parte un collegamento, ogni monitor si accende e vediamo in diretta quello che succede. L'agente Carter ha detto che al quartier generale della CIA accade lo stesso. Anche loro stanno provando a rintracciare il luogo da cui arriva il segnale."

"Hai detto qualcosa riguardo a Long che ha gettato la maschera" Steve si rivolse a Natasha.

"Long in realtà si chiama Adrian Pierce, è il figlio di Alexander Pierce."

Tony si voltò di scatto a guardarla, vide il Capitano indietreggiare piano e si chiese se si stesse rendendo conto di farlo. Quel soldato grande e grosso, coraggioso e sempre pronto a rischiare la vita per gli altri, ora aveva l'espressione più spaventata che gli avesse mai visto. Sembrava tanto piccolo mentre quasi cadeva a sedere su una sedia.

"Tutto questo allora è una vendetta contro di me" mormorò Steve. "Sono stato io a distruggere lo S.H.I.E.L.D., ha preso Lidya per farmela pagare."

Natasha voleva dirgli che no, non era colpa sua e che Lidya se la sarebbe cavata, che avrebbero trovato un modo per salvarla. Ma non ne era sicura e l'ultimo collegamento aveva mostrato una Lidya ferita e debole oltre che spaventata. Questo però pensò che era meglio non dirglielo. Fece un passo per avvicinarsi a lui e i monitor si accesero di nuovo, pronti a trasmettere un'altra diretta. Il viso di Pierce comparve sullo schermo in primo piano, per poi rimpicciolirsi mentre lui indietreggiava.

"Mio Dio" esclamò il Capitano quando Lidya si inserì nella ripresa, insanguinata e sudata, con gli occhi pieni di lacrime.

"Salve. Di nuovo" esordì Pierce. "Scusate se abbiamo tardato di qualche minuto, ma la mia bellissima partner qui, ha perso i sensi per un po'" indicò la donna con una mano. "Ora però è sveglia e più testarda che mai. Le chiedo da almeno un'ora di dire due semplici parole ma lei proprio non ne vuole sapere. Vero?"

"Vai all'inferno!" esclamò Lidya senza guardarlo.

"Così testarda" Pierce rise. "Andiamo Abel, devi solo dire Aiuto, Steve e io dirò a tutti dove siamo."

"Così verranno e cadranno vittime di una trappola? O forse più di una... Non vorrai mica farmi credere che vuoi portare Steve qui per affrontarlo di persona, vero? Sei troppo codardo per farlo e dureresti più o meno trenta secondi, meno di quanto ha resistito tuo padre."

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