12.
Tony e Steve erano arrivati insieme a due avvocati, perché se davvero Lidya si era convinta a lasciarsi aiutare allora non c'era tempo da perdere. I legali avevano pronti diversi piani di azione, persino un patteggiamento se fosse stato necessario, ma il loro primario obiettivo era di riportarla a casa. Sam aveva detto che l'occhio nero che le aveva visto non era per niente piacevole e che le sue braccia erano ricoperte di graffi, e per quanto sia Tony che Steve sapessero che sapeva badare a se stessa, era per entrambi chiaro che non lo avrebbe fatto. Quasi come se farsi pestare per difendere qualcun altro fosse la punizione che lei credeva di meritare per le duecento persone morte.
Che poi, Tony ci aveva riflettuto a lungo, quella storia gli sembrava incredibilmente sospetta. Sì, l'esplosione era stata abbastanza violenta, ma davvero l'onda d'urto aveva fatto danni così ingenti? Aveva messo qualcuno ad indagare e con qualcuno intendeva Natasha che si era detta entusiasta di poter scavare nella vita del segretario Ross. Aveva asserito che sarebbe stato un piacere trovare il lurido perché era certa che ce ne fosse parecchio. Poi gli aveva chiesto di riportare Lidya a casa e Tony aveva promesso che avrebbe fatto del suo meglio.
Senza farsi notare poggiò gli occhi sul Capitano; era teso, andava su e giù per la stanza respirando a fondo, e gli venne quasi da ridere. Era abituato a vedere un altro lato di Steve Rogers, quello militare e formale. Questo lato più umano ed emotivo invece era una novità. Era felice che fosse Lidya la donna a cui quel sentimentalismo era dedicato, perché era una persona per bene e lei e il Capitano formavano una coppia perfetta: entrambi di bell'aspetto, educati, generosi. Sì, a Tony piaceva quella situazione e anche a Pepper, così tanto che si era lasciata andare a commenti del tipo "immagina che bambini stupendi verrebbero fuori da una coppia come Lidya e il Capitano". Lui le aveva detto di non correre troppo, ma in fondo concordava su tutta la linea.
"Stai bene, Steve?" gli chiese guardando il suo orologio.
"Sì" lui si voltò a guardarlo. "Perché me lo chiedi?"
"Sembri un po' nervoso" gli fece notare Tony. "Rilassati, è solo Lidya."
Steve abbozzò una risata, scattò sull'attenti quando la porta si aprì e Lidya entrò nella stanza. Il sorriso svanì dal viso di tutti quando la videro bene. Era piena di graffi, entrambi gli occhi erano neri, sul collo tanti piccoli lividi. Sorrise loro ma i suoi occhi erano pieni di lacrime e per il Capitano fu istintivo stringerla in un abbraccio.
Lei rimase un attimo immobile, poi lo avvolse con le braccia, così forte... più forte che poteva.
"Chi l'ha ridotta così?" domandò Tony alla guardia che l'aveva accompagnata. Gli occhi sgranati, il viso paonazzo. Le mani gli tremavano così tanto che strinse i pugni per nascondere quel tremore.
"Non lo so" ripose la guardia con indifferenza. "A me hanno solo detto di accompagnarla qui."
"Ma che razza di posto è questo?" chiese ancora Stark per poi rivolgersi agli avvocati. "Non mi interessa cosa dovrete fare, o quanto dovrò pagare. Lei viene a casa oggi e nessuno di noi se ne andrà fin quando non la rilasceranno."
Entrambi i legali annuirono, uno di loro era già al telefono con qualcuno, e insieme lasciarono la stanza blaterando di istanze e udienze straordinarie e cauzioni.
Steve ruppe l'abbraccio e indietreggiò poco per cercare lo sguardo di Lidya. "Stai bene? Cos'è successo?"
"Sto bene" mormorò lei. "Davvero" guardò anche Tony ma lui era fuori di sé.
"Si può sapere perché, chiunque sia stato, glielo hai lasciato fare? Perché non ti sei difesa?" le chiese infatti urlando quasi.
"Tony, calmati!" gli suggerì Steve.
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Assemble
FanfictionGli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, do...