3.
Steve bussò due volte ma non ricevette alcuna risposta così si affacciò poco con la testa, per scoprire che dentro la camera non c'era nessuno. Con un grosso respiro scosse poco il capo, sperando che Lidya non se ne fosse andata, perché saperla da sola lì fuori, dopo la pessima serata che aveva avuto, gli metteva un po' di ansia. Non sapeva perché e forse era il caso che smettesse di chiederselo. Quella donna gli ispirava sentimenti positivi, non c'era altro da spiegare.
"Stai cercando me?" sentì la sua voce alle spalle e si voltò ritrovandosela davanti. "Avevo sete" gli spiegò sollevando il bicchiere di acqua che aveva in mano.
"Pensavo che te ne fossi andata via" ammise lui sincero.
Lei respirò a fondo. "In un'altra situazione forse lo avrei fatto, ma stasera non mi andava di stare da sola. L'invito di Tony a rimanere qui per qualche giorno è stato provvidenziale."
"Tiene a te, anche se a modo suo."
Lidya sorrise indicando la camera. "Se non ti dispiace, ora vorrei riposare un po'."
"Certo" il Capitano annuì. "Io sarò proprio qui fuori, nel caso avessi bisogno" si sedette per terra e la donna lo fissò perplessa.
"Hai intenzione di rimanere seduto per terra tutta la notte?"
"Non è la fine del mondo" replicò Steve con un mezzo sorriso.
"Posso cavarmela da sola, Steve. Sul serio. Vai nella tua stanza, fatti una bella dormita."
"Negativo!" esclamò lui. "Sarò proprio qui fuori nel caso dovessi avere bisogno."
"Perché?" domandò lei, quasi esasperata. Tutte quelle attenzioni, quella preoccupazione, la mettevano a disagio. Lei se la cavava da sola, l'aveva sempre fatto. "Non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno."
"Forse" rispose tranquillo l'uomo. "Ma comunque non mi muoverò da qui. So cosa si prova a perdere il proprio migliore amico. Quando il mio è morto, per settimane ho avuto degli incubi la notte, mi svegliavo con le immagini del suo corpo che precipitava nel vuoto, in preda al panico ed ero da solo. E sarebbe stato bello vedere una faccia amica in quei momenti."
"E tu vorresti essere quella faccia amica per me?"
"Sissignora!" esclamò lui. "E comunque siamo in un paese libero, e questa non è casa tua: dunque, se voglio stare seduto qui per terra tutta la notte, sono libero di farlo."
Lidya bevve un sorso di acqua senza staccare gli occhi da lui. Era testardo ma era anche molto dolce. "Vieni dentro" gli disse aprendo la porta. "Se proprio vuoi rimanere con me, quantomeno usa una poltrona."
Steve sembrò titubare, ma alla fine entrò e, dopo aver richiuso la porta, si mise a sedere su una poltrona mentre lei prendeva posto a letto. "Mi dispiace per la tua perdita, comunque. Non te lo avevo ancora detto, credo."
Lei annuì poco. "Grazie" gli disse guardandolo seduto su quella poltrona bella ma dall'aria scomoda. "Senti, perché non vieni a sdraiarti? Il letto è grande abbastanza, prometto che non invaderò la tua parte. Ti prego."
Il Capitano abbassò lo sguardo per un attimo; gli sembrava terribilmente irrispettoso anche solo pensare di andare a sdraiarsi accanto a lei, eppure allo stesso tempo, il pensiero lo attraeva. Era combattuto ma finì per accettare e si sdraiò supino fissando il soffitto. Lidya fece lo stesso.
"Thierry si è preso una pallottola per me" raccontò di improvviso, in un sussurro. "Io non sono stata una buona amica per lui, però."
"Che vuoi dire?"
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Assemble
FanfictionGli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, do...