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"Siamo ad un punto morto!" Andy lasciò cadere il fascicolo sulla scrivania con un sospiro. Era stanco ed era vicino a rassegnarsi al fatto che non avrebbero mai preso quel figlio di puttana a cui davano la caccia da oramai dieci giorni. Cinque stupri in poco più di una settimana e ogni pista aveva portato a nulla.

Un uomo sembrava essere il colpevole, loro erano quasi sicuri che lo fosse, ma non erano riusciti a trovare abbastanza prove per dare valore ai loro sospetti. Era difficile ed era frustrante.

Andy aveva sempre pensato a Lidya come la migliore del team, e in fondo era per questo che suo zio l'aveva scelta per farsi sostituire, ma non si era mai reso conto – fino a quando la scrivania del capo non era toccata a lui – di quanto fosse complicato quello che la sua amica faceva.

Si occupava dell'intero dipartimento, non solo della squadra: compilava scartoffie, redigeva verbali, ascoltava chiunque andasse lì con un qualunque tipo di problema, aiutava in ogni singolo caso aperto, si accertava che venissero chiusi presto e, come se non bastasse, teneva i contatti con i giornalisti e tutti quei burocrati idioti che però avevano abbastanza potere da far valere le loro domande e le loro pretese.

Il Sindaco aveva telefonato dodici volte negli ultimi dieci giorni: la prima volta subito dopo il primo stupro. Poi a ripetizione più a volte al giorno e Andy non era mai riuscito a placare la sua ira e la sua preoccupazione. Gli era servita tutta la persuasione di cui era capace per tenersi il caso ed evitare che, persone più in alto di lui, lo passassero a qualche altra agenzia, come ad esempio l'FBI.

Voleva telefonare a Lidya, voleva farlo davvero, per implorarla di aiutarli, ma gli sembrava che facendolo l'avrebbe come delusa. Un po' per orgoglio, un po' per sincera e totale ammirazione.

"Andy" gli disse Sharon respirando a fondo. "Non voglio sminuire le tue capacità, sei un ottimo agente e non mi sognerei mai di dire il contrario, ma forse dovremmo telefonare a Lidya."

"Sì, dovremmo" aggiunse Dawson. "Non perché sia migliore di te, ma perché a mente fresca potrebbe effettivamente notare cose che noi non notiamo."

Andy abbozzò un sorriso. "Non prendiamoci in giro, non è per la mente fresca, è perché lei è più capace di me. Non avrei voluto disturbarla, volevo che si rilassasse, perché dopo tutto quello che ha passato..."

"Hey!" esclamò Marina facendo loro cenno con la mano da vicino all'ascensore, nell'altra di mano stringeva dei caffè. "Guardate chi ho trovato qui sotto."

Il chi era Lidya ed Andy si chiese se Marina l'avesse davvero incontrata per caso oppure se, quando era uscita dicendo che andava a prendere i caffè, non ne avesse approfittato per telefonarle e chiederle di venire in loro soccorso. Ebbe la sua risposta quando Lidya disse loro per quale motivo era lì.

"Sono venuta a dirvi che il mio matrimonio si svolgerà sabato alle diciotto al quartier generale degli Avengers, in giardino. Ci sarà buona musica, ottimo cibo, pochi amici intimi e tanto alcol" disse con un sorriso.

"Alcol" mormorò Andy. "Mi farei volentieri un goccetto ora."

"Ci saremo!" esclamò Marina. "Sarà bellissimo."

Lidya annuì. "Che facce scure. Che succede? È per lo stupratore?"

Sharon si strofinò gli occhi lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. "Proprio lui. Abbiamo un sospettato ma non abbiamo abbastanza prove."

"E quali sono le prove che avete?" la donna prese il fascicolo che Andy le stava porgendo e lo sfogliò lentamente.

"Su una delle scene del crimine abbiamo trovato un biglietto scritto a mano, pensiamo sia caduto dalla tasca dello stupratore" le spiegò lui dopo aver bevuto un sorso di caffè. "Abbiamo inserito il foglio nel database nazionale per cercare una qualunque corrispondenza sulla scrittura: patenti, documenti sanitari, qualunque cosa. Ed è saltato fuori il nome di un certo Noah Carlton."

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