33.

1K 50 2
                                    

33.

Su consiglio di Steve, Lidya decise che era il caso di parlare di nuovo con la madre. Avevano stilato una lista di pro e contro e alla fine i pro avevano vinto: saperne di più sulle sue origini, anche su di lei, su quella madre che l'aveva abbandonata e, da quel che aveva detto, per delle buone ragioni.

Lidya aveva deciso che sì, voleva saperne di più di tutto, ma il punto era che non sapeva come trovarla. Non aveva un numero di telefono – e dubitava che ne avesse uno – e non sapeva dove vivesse. Anzi, era piuttosto sicura che non vivesse a New York, e nemmeno sulla Terra forse.

"Non so come rintracciarla" disse entrando nella cucina alla base degli Avengers. Gli occhi di tutti si puntarono su di lei. Quelli di Tony si ridussero a una fessura.

"Non sai come rintracciare chi?" le chiese.

"Mia madre" Lidya si versò una tazza di caffè. "Stavo pensando alle domande che vorrei farle, ho fatto una lista" la passò a Stark tirandola fuori dalla tasca della giacca. Steve si avvicinò per leggere. "E poi mi sono resa conto che non so come rintracciarla."

"Perché il cielo è azzurro?" lesse Tony dalla lista, scuotendo il capo.

"C'è il caffè in paradiso?" aggiunse Steve leggendo un'altra domanda. "Lidya, dovrebbero essere domande serie, per saperne di più sul tuo passato."

Lei bevve un sorso dalla tazza. "Ci sono anche quelle" precisò muovendo la mano in un gesto che sembrava dire loro di continuare a leggere. "Ma se posso sapere delle cose allora voglio sapere anche queste."

Wanda rise: "Ha senso" le disse avvicinandosi a lei per versarsi un bicchiere di acqua. "E stavo pensando che, se tua madre è un angelo, forse potresti rintracciarla nel modo in cui si rintracciano gli esseri... divini."

"C'è un modo per rintracciare gli esseri divini?"

"La preghiera."

Lidya fissò la giovane donna e le passò un braccio intorno alle spalle per abbracciarla. "Sei un genio, Wanda. Vediamo se funziona."

****

Funzionò e Charlotte comparve nella grande sala con uno scroscio di ali. Steve la indicò con un dito non appena la vide. La conosceva, sì. L'aveva già vista.

"Tu sei la donna dell'ospedale" le disse confuso. "Quella che ho incontrato davanti alla stanza di Lidya."

"Sono io" confermò la donna. "E tu sei più bello di quanto ricordassi."

"Ah! Tale figlia, tale madre" commentò Stark con un sorriso. "Sua angelicità" la etichettò scuotendo il capo confuso. "Com'è che si chiama?"

"Charlotte" gli fece sapere la donna. "Mi chiamo Charlotte. Tu sei Anthony Edward Stark, giusto?"

"In persona. Allora, vuole qualcosa da bere?"

"Un Martini sarebbe perfetto, la ringrazio."

Tony annuì. "E Martini sia."

Charlotte si mise a sedere, incrociò le braccia e sul suo viso si stampò un'espressione che era tale e quale ad alcune delle espressioni di Lidya. Steve ne fu impressionato. Guardò la sua fidanzata mettersi a sedere sul divano di fronte a sua madre e si sedette sul bracciolo poggiandole una mano sulla schiena, per sostenerla.

"Vi lascerò soli" commentò Tony passando il bicchiere a Charlotte.

"Puoi rimanere" gli disse Lidya. "Vorrei che rimanessi."

Stark le sorrise appena, prese posto su una sedia e rimase zitto. Non avrebbe detto una parola se non interpellato, ma sarebbe stato pronto a intervenire in difesa di Lidya se fosse stato necessario.

AssembleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora