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Lidya aveva trovato quella specie di cimice che le avevano messo sulla giacca. L'aveva trovata quando si era rifugiata in quella stanza di motel e aveva deciso che era il caso di farsi una doccia. Lungo la strada che l'avrebbe portata lì si era comprata dei vestiti nuovi, aveva noleggiato un'auto usando uno dei tanti nomi falsi di cui disponeva e si era procurata un cellulare usa e getta.

Quando aveva trovato quel piccolo dispositivo sulla giacca, proprio sopra il gomito, aveva maledetto la tecnologia di Tony per un istante, e poi si era data della stupida perché avrebbe dovuto immaginarlo. A dirla tutta, credeva che fosse stato Rogers a piazzarglielo a dosso, era l'unico che si era avvicinato a sufficienza per farlo senza destare sospetto.

In fondo era con lui che aveva scambiato un bacio e un contatto fisico ravvicinato. Era stato solo un istante ma comunque, a quanto sembrava, era bastato.

Respirò a fondo e si sfiorò le labbra con la punta delle dita; scacciò subito quel pensiero però. Non aveva tempo per le distrazioni e il Capitano di certo lo era. E poi, onestamente credeva che quell'uomo si meritasse molto di più. Lei era danneggiata a un livello così profondo che tornare indietro era praticamente impossibile. E non ne sarebbe valsa la pena nemmeno se farlo fosse stato possibile.

Il piccolo marchingegno di Tony probabilmente aveva permesso loro di rintracciarla, e questo significava che avrebbe dovuto accelerare un po' i tempi. Non era un problema ma non era neppure una buona cosa: potendo fare tutto con il tempo necessario forse sarebbe riuscita ad uscirne viva, così invece... poco male, non sarebbe mancata a molte persone e le poche che avrebbero pianto la sua perdita si sarebbero riprese presto.

Prese il cellulare e digitò un numero che non componeva da tanto e che nonostante questo le era rimasto impresso nella mente. Dall'altro lato risposero dopo due squilli ma non era la voce che si aspettava. "Sono l'Agente Lidya Abel. Di' a Morton che ho quello che vuole. Digli che sono già a Berlino e digli che ci vediamo fra due ore."

"Dove?"

"Lui lo sa." Riattaccò e compose un altro numero. Non avrebbe parlato molto, solo il tempo necessario a indossare armi e armatura. Il tempo necessario a dire addio.

***

Sul Queen Jet si respirava un'aria pesante. Non c'era posto per le battute e onestamente nessuno era in vena di scherzare. Tony stava sistemando alcune cose nella sua armatura quando il segnale dato dal dispositivo sulla giacca di Lidya aveva smesso di funzionare. Le ipotesi erano due, si disse mentre provava a rintracciarlo di nuovo, lei lo aveva trovato e distrutto oppure... la seconda non gli piaceva affatto, ma era una possibilità e tutti, su quel jet, lo sapevano. Il Capitano aveva un'espressione più seria del solito, fissava fuori dall'abitacolo e non aveva detto una parola da quando erano partiti. Con le braccia incrociate sul petto se ne stava perso nei suoi pensieri e a Tony dispiacque per lui. Non si lasciava mai coinvolgere con le donne, forse per una specie di forma di rispetto per il suo amore mai consumato con Peggy Carter, ma con Lidya si era aperto un po' e di colpo lei aveva fatto la sua mossa impulsiva lasciandolo con il timore di un'altra perdita.

"Hey Cap" gli disse Natasha avvicinandosi. "Come te la passi?"

"Sto bene. Questa è semplicemente una missione come le altre in fondo."

La Romanoff annuì. "Sappiamo entrambi che non lo è. Ma se pensarla così ti permette di rimanere concentrato..."

"Voglio solo" sospirò lui. "Solo che non si faccia male nessuno. Ho perso fin troppa gente, tutti noi ne abbiamo persa fin troppa."

Natasha scambiò una rapida occhiata con Tony, alla ricerca di un cenno positivo che però non arrivò. Infine si concentrò di nuovo su Steve. "Non essere troppo duro con lei quando la rivedremo" gli disse guadagnandosi uno sguardo perplesso. "La vita lo è già stata abbastanza."

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