22.
L'edificio in cui Pierce teneva Lidya, era una vecchia fabbrica di vernici abbandonata oramai da anni. A nord della città, in una zona tranquilla in cui vivevano poche persone, per lo più i vecchi dipendenti della fabbrica stessa. Steve e Tony erano scesi dall'auto da soli, perché, come avevano spiegato agli altri della squadra e alla CIA, troppa gente avrebbe attirato l'attenzione, si sarebbe sparso il panico e tutto sarebbe andato a rotoli.
A dirla tutta, Steve avrebbe voluto intervenire da solo, ma testardo com'era Tony non aveva accettato un no come risposta, mentre gli altri erano stati più comprensivi e accondiscendenti. Una volta davanti all'entrata, nonostante il suo istinto lo spingesse ad entrare senza aspettare ancora, le parole di Lidya gli risuonarono nella testa: il suo sospetto sulla presenza di trappole, la perversione che Adrian Pierce aveva dimostrato... meglio essere prudenti sopprimere l'istinto e usare la ragione. Anche se era terribilmente dura starsene fermo lì mentre Friday analizzava la struttura, sapendo che Lidya era all'interno, con le sue belle labbra soffici ora blu per il freddo, in una vasca piena di acqua gelata che poteva tranquillamente ucciderla. "Ci vuole ancora molto?" domandò a Tony stringendo forte il suo scudo.
L'altro gli fece cenno con una mano, poi sospirò. "Ci sono decisamente delle persone lì dentro, due in fondo, una mezza dozzina sparsi per l'edificio."
"Saranno sicuramente armati."
"Sì, ma a parte loro non sembrano esserci ordigni di alcun tipo."
"Entriamo allora."
"Senza un piano?"
"Il piano è entrare lì dentro, liberarsi di qualunque intralcio e recuperare Lidya prima che sia troppo tardi."
Tony scosse il capo. "Il tuo piano fa schifo. Senti, sono un grande fan della teoria secondo la quale l'attacco è la miglior difesa, ma dobbiamo essere prudenti oppure Pierce potrebbe uccidere Lidya, qualunque cosa potrebbe andare storta. È incredibile che debba essere io la voce della ragione."
"Se Pepper fosse lì dentro che cosa faresti?"
"Entrerei e ucciderei chiunque mi intralciasse. E sarebbe un errore. Mi è già successo, ero solo e senza un piano, e per poco non è morta."
Steve deglutì a vuoto: non lo sapeva e gli dispiaceva che fosse stato da solo in quel momento. "Allora cosa facciamo?"
"Chiediamo alla cavalleria di darci una mano" Stark fece un cenno verso l'auto, a Visione precisamente. "Puoi liberarti di quegli uomini senza fare rumore?"
"Lo consideri già fatto, signore" l'altro annuì.
"Noi" Tony si rivolse a Steve. "Andiamo a prendere Lidya."
Il Capitano respirò a fondo. "Se nella peggiore delle ipotesi si dovrà scegliere tra salvare lei e salvare me" disse al suo amico. "Lasciami morire."
Stark fece un cenno con il capo, indossò l'armatura e sperò di non dover fare quella scelta.
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"I tuoi amici sono qui" Lidya sentì la voce di Adrian arrivarle ovattata, in lontananza, quasi come in un sogno appena iniziato o pronto a finire. I tuoi amici sono qui, le aveva detto, e a lei servì un attimo per capire di cosa stesse parlando, per ricordare quello che stava succedendo. Doveva essere il freddo sì, era quello che la stava facendo addormentare, che le toglieva lucidità, che la induceva verso un sonno pericoloso dal quale avrebbe potuto non risvegliarsi più.
Resisti! disse a se stessa, mentre ogni parte del suo corpo gridava abbandono. Sentì la presa di Pierce afferrarla e tirarla fuori dalla vasca, era certa che fosse lui perché il suo odore... sapeva di liquirizia e qualcos'altro che non sapeva identificare.
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Assemble
FanfictionGli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, do...