16.
Sharon poggiò sul bagagliaio dell'auto un fascicolo e lo aprì. "Ecco quello che ho scoperto sul nostro rapinatore: si chiama Michael Miller e ha diciotto anni. Sua madre è morta quando aveva otto anni e da allora suo padre ha fatto qualunque lavoro gli capitasse. Ha fatto l'operaio, il cameriere, il camionista e il buttafuori ma i soldi sembravano non bastare mai e così a un certo punto si è messo in uno strano giro."
"Che tipo di giro?" domandò Marina. "Droga?"
"Esatto!" Sharon annuì. "Durante un interrogatorio ha dichiarato che si limitava semplicemente a fare le consegne e che aveva accettato di farlo perché voleva mettere da parte i soldi per mandare suo figlio al college. Pare che il ragazzo sia un asso nelle materie scientifiche ma chissà perché non è riuscito ad ottenere una borsa di studio."
"Chissà perché" mormorò Dawson. "Le borse di studio sono solo per i ricconi e gli sportivi. Questo paese fa schifo."
Long diede uno sguardo al fascicolo, respirò a fondo spostando lo sguardo sulla banca e poi guardò Lidya. Era concentrata, fissava un punto indefinito, persa nei suoi pensieri. "Abel, a che pensi?"
"È un ragazzino, e conosce il senso del sacrificio. Se è davvero così intelligente saprà anche che le probabilità di uscire vivo da quel posto o di farla franca in qualche modo, sono veramente scarse, quindi qual è il vero motivo che lo ha spinto a fare questa cosa?"
"È disperato" constatò Sharon. "E quando si è disperati non si pensa lucidamente."
"Probabilmente voleva semplicemente rubare dei soldi" aggiunse la Clinton "e la cosa gli è sfuggita di mano."
"Se avesse semplicemente voluto rubare dei soldi avrebbe optato per qualcosa di più semplice di una rapina ad una delle maggiori banche di New York. Avrebbe scelto un supermarket, non di certo questo." Lidya scosse poco il capo; c'era qualcosa che non la convinceva fino in fondo, forse era una sensazione e tale sarebbe rimasta, o forse si sarebbe tramutata in un sospetto e poi in un dato di fatto. Voleva vederci chiaro e voleva farlo in fretta. Aveva già lavorato in situazioni simili in passato, sapeva che nella maggior parte dei casi quella folle corsa non finiva bene per il colpevole e per quanto avesse senso dare la priorità alle vittime, in questo specifico caso lei sperava di poter salvare tutti ed evitare che un ragazzo di diciotto anni finisse pieno di proiettili.
Si guardò intorno; c'era gran fermento. Le forze speciali, la SWAT... forse sarebbe arrivato anche l'esercito. I giornalisti si accalcavano alla ricerca di una buona ripresa, di una diretta indimenticabile e quel circo mediatico era a causa del segretario Ross, tra gli ostaggi dentro la banca. Non era una buona cosa tutta quella confusione, si commettevano errori quando non si poteva rimanere concentrati.
"Niente male come primo giorno!"
Lidya si voltò in direzione della voce, accennò un sorriso a Sam e diede una rapida occhiata agli altri. Erano tutti vestiti come normalissimi civili e lei sapeva che significava che non avrebbero interferito con il suo lavoro, che sarebbero intervenuti solo se strettamente necessario.
Vide uno dei poliziotti addetti alla sicurezza dei civili allontanarsi dalle transenne per scattare una foto agli Avengers, si alzò un brusio che non fece altro che aumentare, disturbando i suoi pensieri. Doveva aspettarselo, poteva capirlo. Ma non le piaceva.
"Capitano!" Sharon si avvicinò e fece un cenno col capo a Steve che ricambiò. "Lidya, Long dice che vogliono provare a mettersi in contatto con Miller all'interno."
Lei annuì alzando gli occhi sul palazzo di fronte alla banca. "Arrivo" disse a Sharon e attese che lei si fosse allontanata prima di rivolgersi ai suoi amici. "Credo ci sia un cecchino al decimo piano dell'edificio alle vostre spalle. Mi è sembrato di vedere qualcosa luccicare."
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Assemble
FanfictionGli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, do...