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Era stato di Sam il brillante piano che stavano per mettere in atto e anche se il Capitano di brillante ci aveva visto ben poco, Sam era convinto che avrebbe funzionato. Più o meno. In ogni caso credeva che valesse la pena provarci e non avrebbe mollato per nessun motivo al mondo. Steve era suo amico e da quando quella Lidya che lui non aveva ancora conosciuto, era finita in prigione, Rogers si era isolato dagli altri sempre di più. Si era rituffato nell'ossessione di ritrovare Bucky e sembrava che niente avesse più importanza. A Sam quella cosa non piaceva, non credeva che fosse salutare ed era consapevole che parte del problema era che quella donna fosse finita in galera.

Steve aveva solo accennato a lei, una volta durante una telefonata di quasi un mese e mezzo prima. Gli aveva chiesto cosa era meglio indossare per un appuntamento informale tra amici, promettendo che presto gliel'avrebbe presentata. E se la tristezza in quegli occhi azzurri era anche solo indicativa di quanto tenesse a Lidya, allora Sam era sicuro che fossero più che amici. Aveva provato a chiedergli qualcosa, nei giorni precedenti all'attuazione del suo piano, ma il Capitano aveva detto che non voleva parlarne e il fatto che lei si rifiutasse di vedere chiunque volesse farle visita, non aiutava di certo.

Così dopo averne discusso con Tony e Natasha aveva deciso di mettere in moto la sua idea e si era recato al penitenziario chiedendo di incontrare Lidya Abel, sostenendo di essere un amico e insistendo fino a quando la guardia non aveva detto che avrebbe provato a convincere la donna a incontrarlo. Sam aveva aspettato paziente per quasi mezz'ora e alla fine quando lei era comparsa in quella piccola stanza in cui avrebbero potuto parlare, si era sfiorato l'orecchio e poi aveva spalancato le braccia.

"Lidya!" esclamò. "Amica mia."

La donna lo fissò da capo a piedi, si concentrò sulla maglietta per un lungo istante e poi lo guardò in faccia. "Bella maglietta" disse indicando la t-shirt blu con sopra lo stemma dello scudo di Capitan America. "Sam" continuò senza tradire alcuna emozione. "Che piacere vederti."

L'uomo notò che aveva un occhio nero, qualche graffio sul braccio destro. Notò anche che aveva l'aria triste, esattamente come Steve, forse anche di più. Non doveva cavarsela molto bene lì dentro: era pallida e smagrita e aveva gli occhi spenti. Nessuna di quelle cose era un buon segno. "Bell'occhio nero che hai lì" disse avvicinandosi e abbracciandola. Le mani le si poggiarono poi sul viso, un dito premette sull'orecchio sinistro. "Stai bene?"

Lei sembrò capire cosa stesse succedendo, sistemò ben bene i capelli e respirò a fondo. "Sto bene" mormorò. "Ho solo fatto a botte con un'altra detenuta perché importunava una nuova arrivata."

"Figuriamoci se potevi semplicemente avvertire le guardie e farti gli affari tuoi" Lidya sentì una voce dentro il suo orecchio: era quella di Tony, e deglutì a vuoto.

"Ho provato a dirlo alle guardie" fece cenno a Sam di sedersi e gli si mise di fronte fingendo di raccontare a lui. "Ma non mi hanno ascoltata e così ho fatto da me."

Sam le sorrise appena. "Sì, beh, comunque è un occhio nero notevole e quei graffi sul braccio..."

"Sto bene" tagliò corto lei. "Allora Sam, qual buon vento ti porta qui?"

"Volevo solo vedere una vecchia amica. Oh il nostro amico Steven, ti ricordi di lui vero? Ti manda i suoi saluti."

Lidya abbassò gli occhi per un istante, si mordicchiò l'interno della guancia e annuì. "Non lo vedo da un po', sta bene?"

"Non proprio" Sam incrociò le mani sul tavolo. "Sai c'era questa donna, capace di fargli scordare i suoi demoni e lui teneva molto a lei. Ma poi di colpo lei lo ha mollato, non ha voluto più saperne nulla e lui ha perso quella gioia che sembrava di aver trovato. Ora è in viaggio, da solo, alla ricerca di un senso..."

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